ANTEPRIMA
PRINCE OF PERSIA:
THE LOST CROWN
SALTA COME UN PRINCIPE, COMBATTI COME UN EROE
Prince of Persia: the Lost Crown ha avuto il merito di colpirmi all'istante, sin dal primissimo attimo del suo annuncio (avvenuto la scorso giugno durante la Summer Game Fest, in particolare nella cornice dell'evento a marchio Ubisoft). Impossibile del resto resistere al fascino di un progetto piacevolmente a cavallo tra vecchio e nuovo, capace di distinguersi per il coraggio di un'estetica dirompente e molto meno banale del previsto – che non a caso ha finito per scontentare tanti fan di lunga data del Principe, ancorati a certe vecchie e radicate convenzioni... – oltre che per il gameplay da metroidvania tutto piattaforme e combattimenti super serrati. Se insomma le premesse sulla carta c'erano già grossomodo tutte, ammetto di aver tirato un ulteriore sospiro di sollievo una volta toccata con mano l'avventura dello studio di Montpellier, prevista per il prossimo 18 gennaio su PlayStation, Xbox, PC e soprattutto Nintendo Switch (ci arriviamo, non temete...).
Un primo contatto peraltro davvero sostanzioso, della durata di quasi quattro ore consecutive partendo rigorosamente dall'inizio, in compagnia di Sargon e del resto della nutrita truppa degli Immortali, ovvero un manipolo di guerrieri scelti per andare alla ricerca del personaggio che da sempre dà il nome alla saga – qui un po' provocatoriamente ridotto al ruolo di damsel in distress da salvare tipo Princessa Peach, in un capitolo che non è in realtà né un seguito diretto né un prequel, quanto piuttosto un possibile mezzo reboot. Cominciamo proprio dall'efficace reinterpretazione in salsa cartoon dell'Antica Persia e del suo folklore da Mille e Una Notte: al di là del gusto personale (io in tutta franchezza ho adorato il character design esotico e abbastanza underground del protagonista, ma mi rendo conto che sia piuttosto distante dagli stilemi tradizionali...) a sorprendere è l'oggettiva attenzione globale per la messa in scena, con una cura per la regia, per la teatralità di certe animazioni e per gli stacchi tra scene d'intermezzo e gioco effettivo ben oltre le mie più rosee aspettative.
Intendiamoci, la produzione non è certo ai vertici dei massimi sforzi AAA del colosso transalpino – e non a caso The Lost Crown viene venduto all'interessante prezzo di 49.99€, un'offerta che diventa ghiottissima se si conta una longevità fissata attorno alle venti/venticinque ore – eppure l'impatto è comunque sostanzioso: i biomi 2.5D del mitologico monte Qaf si distinguono fra loro con buona varietà, anche se a spiccare sono in primis certi personaggi principali e gli immancabili boss, sempre enfatizzati dal giusto movimento di camera o da un leggero cambio di prospettiva che denota la formale tridimensionalità di scenari da attraversare e riattraversare in lungo e in largo. A proposito dell'esplorazione: da notare la mirabile possibilità di scegliere, anche in corso d'opera, se ricorrere a un'esplorazione più o meno guidata a seconda delle esigenze e dell'esperienza che si vuole vivere. Un brillante escamotage per permettere di perdersi a chi non ama essere condotto per mano, ma anche di mantenere il pieno controllo agli utenti desiderosi di un'esperienza di fatto più concentrata.
Oltre alla presentazione, l'elemento che più stupisce sono senza dubbio le animazioni: Sargon e gli avversari (a prescindere dalla generosità delle loro dimensioni...) si muovono in maniera scattante e letale, riuscendo a veicolare sensazioni che vanno dalla fulminea agilità da cobra di certi attacchi corpo a corpo alla pesantezza dei colpi dei nemici più corazzati. Una componente ideale per dare carattere ai salti e ai duelli che di fatto contraddistinguono quasi integralmente l'esperienza di gioco di un Prince of Persia influenzato com'è logico che sia dalla lezione di quel capolavoro che risponde al nome di Ori and the Will of the Wisps, pur senza riuscire ad affrancarsi del tutto da un prodotto che ha evidentemente in Nintendo Switch la sua piattaforma di riferimento – e che come tale su PC, dove è avvenuto il mio hands-on, non fa certo gridare al miracolo per complessità poligonale, shader, effettistica e qualità del rendering. Note invece per fortuna ben più che liete lato framerate, con i 60 fps che danno fluidità e ricchezza a un'azione fatta di combattimenti paradossalmente più articolati di quanto il gioco stesso non lasci immaginare sulle prime.
L'autentica (e non scontata...) profondità del sistema di combattimento di Prince of Persia: the Lost Crown emerge infatti scegliendo di impegnarsi volontariamente in un apposito tutorial dedicato alle combo, piuttosto che attraverso le fasi introduttive dell'epopea a base di distorsioni temporali degli Immortali. Prendendoci un po' la mano si intuiscono davvero le sfumature di una formula a base di colpi che vengono modificati soprattutto dalla pressione dello stick analogico sinistro combinata al pulsante di attacco (per capirci, in maniera non dissimile da quanto avviene in Super Smash Bros). Juggle aeree, violenti schianti a terra, calci con rincorsa, schivate in corso d'opera e contrattacchi legati alle parate da calcolare col tempismo perfetto diventano così le note con cui comporre con una certa perizia e una buona dose di libertà creativa una melodia intrigante fatta di sciabolate, piroette e ben presto anche di frecce con cui bersagliare gli avversari più agili dalla distanza. Il risultato è coinvolgente e gustosissimo, e specie optando per il livello di difficoltà più alto di quello iniziale le vibrazioni diventano quelle di un'esperienza impegnativa ma onesta, che spinge a dare il meglio di sé e a gestire con accortezza sia le cure che gli attacchi speciali – che si possono scatenare al riempimento di un'apposita barra e che si rivelano fondamentali durante le ottime boss fight.
Note ampiamente positive anche per quanto riguarda il level design: intricato, interconnesso e arzigogolato come da manuale del genere di riferimento, che si lega a doppio filo con l'anima platform del franchise. Abbandonando la via principale si viene puntualmente ricompensati con qualcosa di utile (magari solo per approfondire una lore presentata anche tramite diversi testi scritti), ma è nei momenti in cui si devono evitare spuntoni, trappole e altre crudeli amenità arcaiche che The Lost Crown si dimostra a tutti gli effetti un fiero Prince of Persia. Peccato soltanto per qualche occasionale sbavatura nei controlli, come se in qualche misura alla prossima fatica di Ubisoft Montpellier mancasse quella finezza chirurgica, quella micidiale responsività al pixel che si desidererebbe in contesti simili. A maggior ragione immaginando quello che potrebbe essere il prosieguo platformico dell'avventura, che di certo non si risparmierà salti al limite e acrobazie al millimetro nelle fasi più avanzate, da padroneggiare anche attraverso il brillante sistema di sviluppo del personaggio equipaggiando amuleti che conferiscono abilità speciali dando il la alla creazione di piccole ma efficaci build.
Al di là di tutto, credo che la mia sincera voglia di proseguire nell'Odissea mediorientale di Sargon rappresenti la più viva testimonianza dell'encomiabile lavoro svolto negli ultimi tre anni dallo studio francese che nel corso del tempo ci ha regalato gemme dal valore inestimabile della caratura di Rayman, From Dust e Valiant Hearts: le quattro ore in compagnia di un non-Principe riconoscibile eppure caparbiamente diverso dal solito sono volate in un batter d'occhio, e non vedo l'ora di tornare a esplorare gli anfratti perduti del monte Qaf. Datemi retta e non sottovalutate – come invece sta già colpevolmente accadendo – Prince of Persia: the Lost Crown: in un epoca di titoli banali, arroccati in maniera pavida nella loro zona di comfort, sarebbe ingiusto non supportare un action-adventure tutt'altro che privo di spunti e di trovate degne di nota. Specie se a pubblicarlo è un publisher spesso accusato di non rischiare abbastanza come in effetti è Ubisoft. Che la riscossa dalla crisi che ammanta il gigante transalpino possa magari passare attraverso progetti simili, più piccoli ma anche ricchi d'identità? Solo il tempo saprà darci la giusta risposta, ma come insegna proprio il Principe attenzione a manipolare gli elementi sbagliati.
Pubblicato il: 13/12/2023
Il tuo supporto serve per fare in modo che il sito resti senza pubblicità e garantisca un compenso etico ai collaboratori
FinalRound.it © 2022
RoundTwo S.r.l. Partita Iva: 03905980128