ANTEPRIMA

METAL EDEN

Presentato durante uno dei peggiori State of Play di cui abbia memoria, Metal Eden ha avuto la grande sfortuna (ma non è colpa sua) di essere posizionato nella timeline dell’evento in quello che ci si aspettava fosse il posto riservato a Marathon. Il titolo di Reikon e quello di Bungie condividono, almeno superficialmente, un’estetica in qualche modo simile, e questo non ha giocato a favore di Metal Eden, che – poveraccio – mi è da subito sembrato derivativo. Ripeto che non è colpa di Reikon se Sony gli ha giocato questo mezzo tiro mancino (che poi si fa per dire, visto che gli ha garantito una visibilità più che notevole). Si tratta dopotutto del titolo che potrebbe valere la consacrazione per lo studio di Varsavia, che nel 2017 si presentò al pubblico con Ruiner, recepito abbastanza bene e successivamente diventato un piccolo cult moderno.  

Sono passati otto anni da Ruiner. Tanti, tantissimi per un team con un solo titolo all’attivo, eppure Metal Eden è chiaramente un videogioco estremamente più ambizioso del suo predecessore, e questo lo si è percepito sin da subito grazie alla scala suggerita del suo affascinante mondo distopico. Si tratta, dopotutto, di un FPS ultra-futuristico ambientato da qualche parte nell’universo, in una città chiamata Mobius e in un momento storico successivo alla scoperta da parte dell’umanità della possibilità di salvare la coscienza degli individui in specifici supporti e di poterla quindi replicare virtualmente all’infinito una volta inserita all’interno di corpi sintetici, quindi pur non discostandosi troppo da certe suggestioni estetiche di Ruiner è chiaro che Reikon stia puntando in alto.

Ammetto che non mi aspettavo di poterci mettere le mani sopra a così stretto giro dalla sua presentazione, ma questa anteprima mi ha offerto la possibilità di rimediare allo scetticismo che ho dimostrato inizialmente nei confronti di questa produzione del team polacco. Inutile girarci attorno: mi sbagliavo. Questo primo contatto con Metal Eden mi ha convinto quasi immediatamente della bontà dell’operazione, così tanto che ho rigiocato di due livelli presenti in questa build distribuita alla stampa per ben tre volte nel corso di un paio di giorni per sperimentare un pochettino con le sue meccaniche. 

Per raccontarvi Metal Eden voglio partire proprio dal suo gameplay, che al momento è la componente più intrigante dell’esperienza. Non voglio togliere nulla alla sua scrittura, sia chiaro, ma al momento è prestissimo per esporsi anche solo timidamente sulla sua qualità vista la dimensione piuttosto contenuta delle due missioni disponibili. Metal Eden è un videogioco molto intelligente, che non tenta di reinventarsi la ruota ma che al contrario guarda ad alcune delle idee più interessanti del panorama degli FPS single player degli ultimi anni e tenta di mescolarle declinandole in una veste molto personale. Ogni livello si compone dell’alternanza tra shooting e traversal, mescolando tra loro le intuizioni di Doom Eternal e di Ghostrunner. Da ID Software Reikon ha preso in prestito la struttura degli scontri, che vanno affrontati come se si stesse giocando ad un frenetico arena shooter, mentre dal feroce platformer in prima persona di One More Level e Slipgate Ironworks è stata ereditato il parkour adrenalinico e l’approccio “drittone” delle sezioni più esplorative. 

Ci si sposta agilmente tra salti impressionanti, wallride, strafe aerei e sezioni da scalare in punta di rampino, utili a movimentare le parti più narrative dell’esperienza, in cui le voci robotica delle IA che infestano il cervello bionico della protagonista ASKA raccontano la storia del mondo che ci troviamo ad esplorare. Non immaginatevi (almeno non per le prime missioni di gioco) una struttura da platformer hardcore simile a quella di Ghostrunner. Metal Eden ne prende in prestito alcuni elementi e la direzione generale ma non si spinge mai verso i lidi hardcore del gioco pubblicato da 505 Games. Il che, se chiedete a me, non è un male, perché gli permette di mantenere una propria identità senza mai sembrare una banale scopiazzatura. Sono comunque curiosissimo di vedere come si evolverà più in lá nell’avventura questo aspetto.  

Il cuore di Metal Eden, però, sono sicuramente le sue sparatorie. Non ho citato Doom Eternal a caso: Reikon sembra aver guardato con attenzione all’ultima produzione di ID Software, incorporando al proprio interno più che le stesse meccaniche proprio l’idea di flow del gioco. Ogni arena permette di utilizzare in maniera offensiva e “strategica” tutte le meccaniche utilizzate precedentemente nel patforming, permettendo quindi lo sfruttamento di trampolini, strafe aerei e rampini per far sì che gli scontri mantengano una dinamicità consistente. Su questo sistema si innesta poi la meccanica principale del gioco, ovvero la possibilità di estrarre i core di memoria dai nemici e di utilizzarli a proprio piacimento durante lo scontro. Quando si estrae un core da un nemico si aprono al giocatore due possibilità: lo si può utilizzare come arma da lancio, generando danni da impatto sui nemici colpiti e sparpagliando attorno al punto dell’impatto preziose munizioni per ricaricare le proprie armi, oppure si può decidere di assorbirlo per curarsi e caricare un singolo attacco corpo a corpo in grado di distruggere le corazze dei nemici più coriacei ed esporli così ai colpi delle armi da fuoco. Tutto questo permette di strategizzare gli scontri in base alle necessità del giocatore, che può quindi sfruttare l’estrazione dei core nel modo più utile per la situazione in cui si trova. Il ritmo non è mai frenetico come quello di Doom Eternal (l’ho trovato più adatto ad un videogioco pensato a chi lo approccerà con un controller anzichè con mouse e tastiera, per intenderci), ma non mi ha mai dato l’impressione di essere leno e compassato. Mi ha divertito parecchio e non vedo l’ora di poter mettere le mani sulla versione completa per poterne esplorare le diverse ramificazioni.

MAMMA GUARDA COME SONO WEEB

Bubblegum Crisis è un anime OAV di fantascienza pubblicato nel 1987 che racconta di quattro ragazze che si oppongono ad una megacorporation e ai suoi robot fuori controllo (fun fact: nella serie i robot si chiamano “Boomer”). È uno di quegli anime nati nel pieno della golden age dell’animazione giapponese, non particolarmente rilevante dal punto di vista della scrittura ma caratterizzato da un’estetica notevolissima e, soprattutto, da una delle colonne sonore originali migliori che ricordi tra tutte quelle prodotte in quel periodo storico. È una produzione poco conosciuta nonostante ci abbiano lavorato grandi autori dell’animazione giapponese come Kenichi Sonoda (Gunsmith Cats, Le Ali di Honneamise, Cannon God Exaxxion) e Shinji Aramaki (Appleseed, Megazone 23, Fullmetal Alchemist). Nel caso vogliate recuperare questo piccolo cult sappiate che esiste anche una versione doppiata in italiano.

Insomma: Metal Eden mi ha convinto molto più di quanto pensassi. Sono curioso di vederlo trasformarsi nel tempo e, soprattutto, di scoprire dove vuole andare a parare il suo racconto.  

Per ora mi limito a registrare che una delle cutscene presenti in questa prima oretta di prova mi ha ricordato moltissimo lo stile di alcune delle cinematiche di Control che mescolano CGI di altissimo livello a immagini reali. Le carte in regola per stupire le ha tutte, ora bisogna solamente aspettare la pubblicazione (prevista per il 6 maggio di quest’anno) per scoprire se sarà all’altezza delle promesse fatte fin qui. Mi farò trovare preparato.

Pubblicato il: 16/02/2025

Provato su: PC Windows

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6 commenti

Anteprima che ha alzato un po' l'asticella dell'hype. Aspetto con molto interesse aggiornamenti

Inaspettatamente, davvero interessante!

Nonostante l'equivoco iniziale, queste produzioni mi incuriosiscono sempre molto. Ghostrunner e Doom sono due titoli che adoro, e vederli combinati non può che farmi contento. Mi ha ricordato anche un Roguelite piuttosto adrenalinico e con un gunpla …Altro... Nonostante l'equivoco iniziale, queste produzioni mi incuriosiscono sempre molto. Ghostrunner e Doom sono due titoli che adoro, e vederli combinati non può che farmi contento. Mi ha ricordato anche un Roguelite piuttosto adrenalinico e con un gunplay veramente ben fatto: Deadlink

Devo essere onesto, continua a non convincermi pienamente dal punto di vista stilistico. Più che a Marathon (la cui somiglianza secondo me è da imputare più agli intermezzi mostrati tra le varie clip di gameplay, che ad altro), mi sembra molto sim …Altro... Devo essere onesto, continua a non convincermi pienamente dal punto di vista stilistico. Più che a Marathon (la cui somiglianza secondo me è da imputare più agli intermezzi mostrati tra le varie clip di gameplay, che ad altro), mi sembra molto simile ad alti titoli, anche FPS, usciti dal panorama indipendente/AA negli ultimi anni. Da quel punto di vista Ruiner per me ha maggior impatto, forse anche per la scelta di puntare molto su un singolo colore, il rosso. Per il resto sono super ottimista, il gioco sembra molto dinamico, loro hanno talento e sono sicuro che ci daranno uno shooter come si deve pur senza reinventare la ruota e direi che questa anteprima vada nella stessa direzione.

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