Se questo è il futuro del calcio allora preferisco scendere
L’annuncio di Rematch all’interno della cornice dei The Game Awards del 2024 è stato tra i più inaspettati che ci si potesse attendere in questo preciso periodo storico della storia del gaming. Parliamo, dopotutto, di un gioco di calcio che si è sempre raccontato come orgogliosamente arcade sviluppato da Sloclap, team responsabile della creazione di un istant cult come fu Sifu nel 2022, amatissimo soprattutto per la sua interpretazione molto precisa di un genere come quello dei brawler che sembrava non avere più nulla da dire almeno agli occhi del grande pubblico. Sono bastati solo pochissimi istanti prima che qualcuno, forse mosso anche dalla speranza che Rematch portasse con se almeno un pizzico della natura picchiapicchia dell’opera precedente di Sloclap, lo ribattezzasse Fifu garantendomi mesi di risatine idiote ogni volta che sentivo evocare questa chimera lovecraftiana fatta cucendo assieme i corpi di Fifa e Sifu.
La verità è che Rematch mi ha sempre dato l’impressione di essere un progetto fuori fuoco e potentemente innaturale per un team che fino ad oggi si è dilettato nello sviluppo di giochi di botte (l’esordio fu lo sfortunato Absolver), ma sotto sotto non ho mai del tutto abbandonato la speranza che si rivelasse una sorta di bizzarra trasposizione videoludica di Shaolin Soccer che ibridasse l’idea di un gioco di calcio arcade con le mazzate. Anche perché diciamocelo: i calcistici arcade sono morti e sepolti da anni, Mario Strikers Battle League Football è stato un sonoro buco nell’acqua (pur vendendo comunque 2.5 milioni di copie) e l’unica possibilità che mi è rimasta per divertirmi tirando quattro calci a un pallone virtuale è quella di riesumare periodicamente la salma di Virtua Striker 2 su Dreamcast. Che è sempre bellissimo, intendiamoci, ma è pur sempre un videogioco datato 1997. Insomma, io in Rematch un po’ ci ho sempre sperato, anche se i trailer diffusi fino ad ora mi hanno sempre restituito l’idea di trovarmi al cospetto di un videogioco dimesso e confuso, oltre che a un’operazione commerciale davvero incomprensibile.
È anche per questo che quando mi è stata data la possibilità di metterci su le mani in anteprima mi ci sono fiondato: avevo aspettative molto basse ma ero divorato dalla curiosità di avvicinarmi a questo strano oggetto in procinto di schiantarsi sul mercato. Dovevo sapere.
E sì, Rematch è effettivamente strano, stranissimo, ma anche estremamente differente rispetto a ciò che pensavo di trovarmi davanti una volta premuto play. L’idea alla base (e se ci pensate è abbastanza geniale) è quella di prendere Rocket League e di fargli fare il giro trasformandolo effettivamente in un gioco di calcio che sì, è squisitamente arcade nell’impostazione, ma che è anche terribilmente più tecnico di quanto non ci si potesse effettivamente aspettare. Ad oggi il calcio videoludico segue una singola strada ben precisa, ovvero quella plasmata in venticinque anni da ISS Pro, Pro Evolution Soccer e Fifa: da lì non si esce, al punto che più e più volte il pubblico si è lamentato di trovarsi di fronte a titoli stagionali che spesso e volentieri si rifiutano quasi categoricamente di evolvere realmente. A dire il vero ci sarebbe anche un’altra strada, ovvero quella manageriale incarnata da Football Manager, che però sembra navigare in cattive acque vista anche la cancellazione dell’edizione 2025. Nel mezzo c’è solo una terra desolata che nessuno, a parte il già citato Mario Strikers, ha mai voluto anche solo provare a conquistare in più di due decenni. Rematch si infila proprio in questo ampio spazio vuoto del mercato e si pone ambiziosamente come un’alternativa forte al modo di intendere il gioco del pallone virtuale, riuscendo a costruire un’esperienza che, nel bene e nel male, è davvero unica al mondo.
Sotto alla patina di gioco arcade senza pretese, infatti, si nasconde un sistema di gioco imprevedibilmente tecnico, profondo e… complesso. Tutto l’opposto di quello che credevo avrei trovato all’interno della confezione marchiata Sloclap. E, spiace dirlo, è proprio questo il vero problema di Rematch, perché da un lato si vuole raccontare come l’alternativa arcade al calcio videoludico, quasi la naturale prosecuzione del percorso spianato anni fa da Rocket League e mai più imboccato da nessuno per paura di farsi male, ma poi si dimostra un videogioco terribilmente inaccessibile a causa di una visione unica, sì, ma che rischia anche di diventare irricevibile. La differenza sostanziale tra Rematch e qualsiasi altro videogioco calcistico è che Rematch mutua tante dinamiche dai third person shooter, affidando all’orientamento della telecamera un ruolo cruciale nell’economia di gioco e ripensando radicalmente quelle che sono le meccaniche tipiche che regolano il mondo del calcio virtuale.
Tutti i tocchi di palla e i movimenti diventano intenzionali e rispondono agli input dati dal giocatore. Dimenticatevi, quindi, degli automatismi di FC o PES per cui basta premere il tasto del passaggio per far sì che la palla venga indirizzata verso un compagno di squadra: in Rematch la palla va esclusivamente verso il punto in cui è orientata la telecamera, e questo vale sia per i passaggi che per i tiri. Questo significa, in buona sostanza, che se un compagno si invola sulla fascia e riesce a piazzare un cross in mezzo all’area non basta premere il tasto del tiro per scagliare una cannonata in fondo alla rete, ma bisognerà prima orientare lo sguardo verso lo specchio della porta per indirizzare il tiro. Nel pratico, purtroppo, questo si traduce nel fatto che ad un certo punto bisogna necessariamente distogliere lo sguardo dal pallone per orientarsi correttamente nello spazio, venendo però costretti a giocare alla cieca senza veder partire il cross e senza riuscire a prevedere autonomamente dove posizionarsi per calciare. Certo, con un po’ di allenamento anche questo può diventare un automatismo, ma la verità è che Rematch applica questo grado di scomoda complessità a tutte le proprie meccaniche, rischiando di alienare i novizi così tanto da spingerli nel confortante abbraccio dei titoli più tradizionali. Parliamo, dopotutto, di un titolo in cui anche solo portar palla in corsa diventa complicato, dal momento che ogni tocco di palla va associato alla pressione di un tasto per far sì di non perdere il pallone a metà corsa. È un sistema tanto coraggioso quanto macchinoso e innaturale che mina pericolosamente l’immediatezza che dovrebbe caratterizzare una produzione arcade di questo tipo.
Perché alla fine la verità che mi sono portato a casa dopo la prova del gioco è che Rematch non è un videogioco arcade, ma al contrario un titolo da smanettoni in cui a venir semplificate sono solamente le regole del gioco calcio e non l’approccio allo sport. Certo, il fatto che manchino del tutto rimesse laterali, falli e rimesse dal fondo ricorda da vicino l’approccio quasi “hockeyistico” (non ho idea se sia effettivamente una parola di senso compiuto, perdonatemi) di Rocket League, ma il fatto che con il controller in mano ci si ritrovi ad arrancare faticosamente anche solo per passare il pallone ad un compagno di squadra è un muro che rischia di risultare invalicabile per tantissime persone, ed è un problema se si pensa al fatto che quello di Sloclap è un live service esclusivamente multiplayer che peraltro non sarà nemmeno free to play. A questo aggiungiamoci anche il fatto che per dare anche solo la parvenza di un ordine alla squadra in campo sarà necessario racimolare un gruppo di cinque amici in contatto diretto tra loro per scongiurare il delirio tipico di una lobby composta da Messi-wannabe che se ne infischieranno delle posizioni in campo e tenteranno inutili e pericolose falcate in mezzo al campo per tirare in porta ogni volta che ne avranno occasione. Sulla direzione artistica preferisco stendere un velo pietoso, mentre sulle animazioni due parole (anzi, tre) voglio spenderle: non ci siamo. Rematch, ad oggi, è macchinoso, affettato e impreciso, tutto ciò che non dovrebbe essere un videogioco arcade sportivo nel 2025.
Insomma, Rematch mi è sembrato una giostra impazzita da cui ho sentito più volte il bisogno di scendere. Lo dico a malincuore, perché le partite sanno anche essere divertenti nella loro estrema caoticità, ma ad oggi non riesco a trovare un singolo motivo per voler investire soldi e denaro su un titolo le cui meccaniche sembrano più respingenti che intriganti. Anzi, ad essere brutalmente onesto mi viene da dire che chiunque si sia trovato attratto dalle dinamiche di Rematch farebbe comunque meglio a dirottare la propria attenzione su Rocket League anziché pagare il biglietto per iscriversi a un campionato che rischia di rimanere deserto nonappena si sarà diradato il polverone tirato su dalla novità del momento.
Mi sono bastate un paio d’ore per decretare che Rematch non farà per me, e mentre mi interrogavo sul perché un team come Sloclap abbia avuto voglia di lanciarsi in un progetto tanto rischioso quanto ingombrante a livello di risorse (andrà mantenuto in piedi dopo il lancio, dopotutto) il mio sguardo ha incontrato la scocca ingiallita del mio Dreamcast. Toccherà rifugiarsi ancora una volta in Virtua Striker 2. Che è una figata incredibile eh, ma è pur sempre un videogioco del 1997.
Sigh.
Pubblicato il: 15/04/2025
Provato su: PC Windows
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