MONTHLY DIGEST

UN SERVIZIO DI DAY ONE

La storia dei videogiochi di novembre in trentacinque anni di uscite, tra venerati maestri, apprezzati mestieranti e nomi ingoiati dalle nebbie dei tempi.

Per Paolo Sorrentino, il regista tra gli altri de La grande bellezza, “la malinconia è un vestito che ti ritrovi a indossare”. “Io sono malinconico da quando ho quattro anni”, ha poi concluso, presentando all’inviato di un telegiornale il suo nuovo Parthenope, nelle sale dalla fine di ottobre. Ricordare quello che è stato è un meccanismo che si innesca con maggiore frequenza tanto più sono gli anni che ci si è messi alle spalle. È un automatismo un po’ stucchevole, spesso oliato da una generosa dose di autoconvincimento, che dà ai ricordi la forma che vogliamo. Prendete i commenti sotto a un video musicale su YouTube, un qualsiasi video musicale di una canzone di un certo successo. Se è stata pubblicata almeno dieci anni fa, è matematico che ci troverete almeno una persona che dice in modo lapidario: “eravamo felici e non lo sapevamo” (ma sono valide anche altre formule equivalenti). Non si scappa, è così. 

Dice l’utente TheHowlingDawn: “a quei tempi non avevamo alcuna preoccupazione :(”, è il terzo commento al video in versione “rimasterizzata (?) in HD” di Fireflies di Owl City. Potrebbe non farvi suonare alcuna campanella in testa, ma cercate il video o la canzone, concedetegli 15 secondi e vi tornerà in mente. È un pezzo pop che rimastica un po’ dell’atteggiamento indie e molto dei suoni dei The Postal Service, scivolando velocemente verso un’interpretazione appena meno nauseante di un rockettino made in Maroon 5. Eppure anche quella, per qualcuno, è la colonna sonora di anni migliori o, come minimo, meno stressanti.

C’era Fireflies in cima alla classifica di Billboard alla fine di novembre del 2009, quando Just Dance debuttava nei negozi dei principali mercati per i videogiochi. Sono passati quindici anni dacché qualcuno in Ubisoft ha pensato che il telecomando Wii di Nintendo potesse prestarsi a coreografie improvvisate di fronte al televisore. Se ci pensate bene era una sorta di evoluzione del karaoke. Just Dance è rimasto con noi, ogni autunno torna a timbrare il cartellino e per il colosso franco-canadese è una delle poche certezze rimaste a disposizione, in anni fatti di svolte prese contromano.

Per qualcuno accorgersi che sono passati quindici anni da quel primo Just Dance sarà uno shock, per altri potrebbe essere una sorpresa. A molti, infine, non fregherà proprio nulla (ma ne abbiamo anche per loro). La prima volta che ho pensato a Just Dance stavo ammazzando il tempo in uno storico HMV di Oxford Street a Londra, nelle ore buche di un qualche press tour (o forse impegnato in un weekend di relax). Era due posti di lavoro fa, tre traslochi più indietro, anni prima di un matrimonio e di un figlio. Insomma, avrei detto che tra Just Dance e il 2024 fossero passati almeno trent’anni.

Ricordare quello che è successo nella storia dei videogiochi è un compito sovrumano, perché inizia a essere decisamente troppa l’acqua passata sotto ai ponti. Si rischia di finire per accendere le candeline sempre agli stessi cinque, dieci, venti nomi. Ma la storia dei videogiochi è passata anche attraverso Just Dance, che ha simboleggiato un pezzo dell’infatuazione planetaria per il Wii di Nintendo. Provare a fare il punto sui compleanni che si possono festeggiare a novembre è possibile, ed è il ragionamento e il lavoro alla base di questo articolo (e pure di altri che verranno, se l’idea piace), ma bisogna capire come affrontarne le conseguenze. Mettere in fila i nomi di grande successo inaridisce il tutto e lo svuota di contesto. Infarcire di decine di nomi tramuta il tutto in un foglio Excel sotto mentite spoglie. Proviamo a trovare un punto di equilibrio.

Intanto a novembre del 2024, oggi, dobbiamo per forza di cose onorare con un’alzata di cappello alcuni grandi matusalemme del settore. Qaurant’anni fa, nel 1984, Nintendo pubblicava Excitebike per Famicom e Capcom distribuiva in sala lo sparatutto 1942. La prima aveva appena cominciato la cavalcata che l’avrebbe trascinata a dominare il settore dei videogiochi da salotto, la seconda stava scaldando i motori per lanciarsi verso quindici anni di successi nelle sale e di conversioni “fatali” per i sistemi da casa. Era davvero l’inizio di qualcosa.

Non è un compleanno “rotondo” quello di un gioco di cui si sono scordati in tanti, senza alcuna colpa. R: Racing Evolution di Namco, lanciato di questi tempi nel 2003, rimarrà per sempre un diciannovenne, sulla carta d’identità e anche di fatto. Pensato per trasportare la serie di Ridge Racer in una nuova epoca, una in cui Gran Turismo e Forza MotorSport chiedevano approcci più profondi e rigorosi alla materia della guida virtuale, non riuscì a raggiungere l’obiettivo. Volenteroso ma immaturo, come un tardo adolescente che fa il passo più lungo della gamba, costringerà Namco a rinnegarlo e a compilare dei più prosaici Ridge Racer 6 (2005) e Ridge Racer 7 (2006). Ma R: Racing Evolution qualcosa se lo porterà sempre appresso, il ricordo e il merito di aver offerto al pubblico la rilettura multiplayer e multi-console di Pac-Man, ideata da Shigeru Miyamoto e inclusa nella versione per GameCube del gioco.

Giriamo la ruota e tiriamo fuori un altro numero a caso, tra gli oltre cinquanta giochi che ho selezionato e crocefissi dentro un file Excel (per davvero questa volta). Prima di farlo però smarchiamo altri baciamano a cui ci obbliga la buona etichetta: possiamo idealmente consegnare un bigliettino d’auguri identico, per i loro trent’anni, a Warcraft: Orcs and Humans, al Saturn e al 32X di Sega e a Donkey Kong Country, il gioco che riconsegnò al mondo il buon nome di Rare.

NE FANNO 40 A NOVEMBRE

  • 1942 (Capcom) 
  • Excitebike (Nintendo) 
  • Lazy Jones (Terminal Software)

Arriviamo all’estrazione del numero: scrivo questo articolo il giorno 23 e alla casella 23 del citato elenco dei cinquanta, il destino ha scelto che ci fosse The Movies. Anche di questo ci eravamo scordati tutti, ma è stato un progetto che ha fatto versare inchiostro e consumare i microswitch delle tastiere. Voluto da Peter Molyneux (Popolous, Fable), The Movies avrebbe dovuto mettere nelle mani del pubblico uno strumento sfaccettato e completo, destinato a simulare ogni fase della produzione e poi della realizzazione di un film. Arrivò a mettersi in testa di poter rappresentare una via sensata per dare ai cineasti in erba modo di esprimere le proprie potenzialità. Fu Activision a crederci, pubblicandolo nel novembre del 2005. In effetti ci fu chi fin da subito credette alle potenzialità di The Movies: il francese Alex Chan realizzò un cortometraggio con i tool del gioco e lo chiamò The French Democracy, dedicandolo agli scontri avvenuti in quel periodo a Parigi. Ne parlarono testate come il Washington Post e Business Week.

Di questi tempi, trent’anni fa

  • 32X (Sega) 
  • Donkey Kong Country (Nintendo) 
  • Saturn (Sega) 
  • Warcraft: Horcs and Humans (Blizzard Entertainment)

Un compleanno che nessuno onorerà è quello di NBA 2K, che in queste settimane può iniziare a dire in giro di aver raggiunto il quarto di secolo. Si è portati a passare oltre le ricorrenze legate ai videogiochi sportivi, che con il loro ultra-presenzialismo (scritto per forza di cose nel DNA), non lasciano spazio alla memoria di sedimentarsi. Però sì, sono passati 25 anni da quando Sega lanciava NBA 2K, nel tentativo di gettare benzina sul fuoco del Dreamcast, distribuito negli Stati Uniti a partire da un paio di mesi prima. Poi è andata come è andata e in overtime già chiusi è stata Take Two a tirarsi in casa la linea sportiva del marchio blu (pesto).

Sorvoliamo per decenza (e rispetto delle coronarie di chi ha molti più capelli bianchi di NBA 2K) la segnalazione che Super Mario Galaxy e Uncharted sono vicinissimi alla maggiore età e approdiamo a due splendidi trantacinquenni. Uno è Final Fight, il picchiaduro a scorrimento di Capcom del 1989: quello grande, grosso, rumoroso, impossibilmente spettacolare. Allora sembrava il punto di arrivo di qualcosa, invece era quello d’inizio. L’altro è Pang, solo pubblicato da Capcom (unicamente negli Stati Uniti), ma realizzato da Mitchell Corporation. È, anzi era, un letale gioco d’azione a schermata fissa, probabilmente l’ultimo di grande successo ad adottare una formula simile. Venne convertito un po’ ovunque, spesso adottando il nome di Super Buster Bros. Mitchell poi tornò a farsi viva con il curioso Polarium ai tempi del Nintendo DS.

Sì, sì, scrivo per dovere di cronaca che pure per il DS è un mese pieno di torte e pacche sulle spalle. Nel 2024 ne fa venti e ancora si chiede cosa farsene del “puntale” da pollice attaccato al laccetto. Secondo Nintendo sarebbe stato il modo ideale per sopperire alla mancanza di un sistema di input analogico dei movimenti, invece era una scemenza e ce la siamo scordata almeno fino a quando molti altri non hanno iniziato a fare qualcosa di simile con i controlli virtuali sui touch screen di dispositivi “smart”. Valeva la pena fermarsi prima.

Club dei 27

  • DualShock (Sony)

Avere vent’anni

  • Halo 2 (Microsoft) 
  • Metal Gear Solid 3: Snake Eater (Konami) 
  • Nintendo DS (Nintendo) 
  • The Legend of Zelda: Minish Cap 
  • World of Warcraft

Novembre è uno dei mesi più frequentati dai videogiochi di belle speranze, in decenni di cronistoria, e le sue settimane hanno spesso osservato formarsi le file fuori dai negozi per i lanci di nuove console e sistemi da gioco in un’accezione più ampia. È a novembre che, per la prima volta, hanno toccato terra il Super Famicom/Super NES e il Jaguar di Atari, ma anche Xbox e Xbox 360, PlayStation 3, 4 e pure 5. Super Mario World e Halo, F-Zero e Resistance: Fall of Men. Questi, però, se li ricordano tutti. Eppure sono anche i gregari o i nobili caduti nel dimenticatoio a scrivere dei pezzetti della frenetica e nevrotica vicenda dei videogiochi

Per ogni Ziggy che diventa troppo celebre, ci sono dei Weird e dei Gilly che masticano amaro. Erano il bassista e batterista di finzione dell’altrettanto virtuale band ideata da David Bowie per l’epocale The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972), a supporto del cantante Ziggy ovviamente. Fatevi tramortire dal riff di chitarra della quasi omonima Ziggy Stardust, fatelo con Guitar Hero: il primo usciva l’8 novembre 2005.

DAY ONE, L’ALMANACCO ILLUSTRATO

Mettere assieme una “classe” di giochi che hanno debuttato nello stesso mese è comodo e pure informativo. Ma per chi ha un vuoto culturale da riempire (in modo discutibile), c’è Day One: l’almanacco illustrato dei videogiochi. Ogni giorno Day One raduna una selezione di videogiochi usciti proprio quel giorno, in trentacinque anni di storia (dal 1980 a quasi dieci anni fa, il 2015). 

Ogni gioco viene presentato anche attraverso documenti dell’epoca, brevi estratti dalle recensioni che provarono a determinarne il destino o ritagli di interviste e dichiarazioni dei loro autori. A condire il tutto ci sono centinaia di illustrazioni e immagini di gioco, ma anche  trenta giornalisti ospiti che hanno offerto le loro penne e tastiere per raccontare i videogiochi a cui sono più affezionati.


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Pubblicato il: 05/11/2024

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2 commenti

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