LA NEBBIA NELL'ANIMA
Un viaggio nella geografia del lutto di Silent Hill 2
Una delle figure centrali nella narrativa horror è, da sempre, quella della casa infestata. Pur essendo un clichè ormai vecchio di secoli quello della haunted house è un contesto che continua a funzionare splendidamente perché fa leva su un tipo di paura estremamente comune. È la paura degli oggetti comuni, o meglio il terrore atavico che ciò che sembriamo conoscere e controllare alla perfezione durante la nostra vita possa un giorno sfuggire da quel controllo, obbligandoci a doverci relazionare con essi senza però poter prevedere il loro comportamento. La casa è forse uno degli spazi a cui più siamo legati nel corso della nostra vita, è così importante che in ogni società esiste una chiara distinzione tra chi ne abita una e chi invece non può (o non vuole) farlo. Ce lo raccontiamo generalmente come uno spazio felice, comodo e sicuro, non a caso è dove torniamo a fine giornata e dove troviamo ad attenderci persone a cui – tendenzialmente – vogliamo bene. Il concetto stesso di “famiglia” si lega a doppio filo alla coabitazione di una casa.
Nonostante questa sua connotazione generalmente positiva (o forse proprio a causa di essa), però, capita di avere paura delle nostre case. Succede specialmente di notte, quando il buio ne cela gli angoli e i dettagli. A chi non è capitato da bambini (o anche da adulti) di trovarsi al centro di una stanza di casa propria, al buio, e di sentire l’urgenza di scappare verso il proprio letto? È un sentimento universale che nasce dalla malcelata paura che quegli spazi così conosciuti e all’apparenza sicuri possano celare al loro interno tutta una serie di pericoli e presenze nefaste e che possano in qualche modo rivoltarsi contro di noi. È esattamente su questo sentimento che fa leva il tropo della casa infestata, ed è esattamente per questo che continua a funzionare così bene su di noi come pubblico.
In un suo splendido videosaggio dedicato all’argomento (Control Anatomy, and the Legacy of the Haunted House), Jacob Geller analizza il fenomeno da un punto di vista estremamente affascinante, puntando sul fatto che siamo noi a voler tornare ad esplorare spazi ostili come la Oldest House di Control o la casa di Anatomy e che, per questo, quelle case sono sì infestate, ma da noi.
Ecco, per parlare di Silent Hill 2 vorrei partire esattamente da qui. Silent Hill negli anni è diventata una delle città più famose e citate della storia del medium quasi come se fosse un sinonimo dell’horror videoludico. Se il primo capitolo della serie omonima la raccontava come lo sfondo di una storia di antiche divinità maligne e culti deviati, però, è dal secondo che ha cominciato a venire descritta come qualcosa di molto diverso. Silent Hill 2 trasformò la serie in una raccolta antologica di storie dell’orrore le cui vittime si ritrovano sempre – per un motivo o per un altro – a vagare per le sue strade nebbiose e i suoi edifici fatiscenti.
Silent Hill non è una città infestata. Silent Hill è una città che infesta.
Questo vale per tutti gli avventori che vengono richiamati a lei, soprattutto per i personaggi di Silent Hill 2 scritti da Hiroyuki Owako, Masahiro Ito e Takayoshi Sato, che immaginarono le strade deserte della città come una sorta di inferno personale dedicato a James Sunderland. Se Silent Hill 2 è considerato uno dei più grandi capolavori della storia del videogioco è soprattutto per i personaggi che lo popolano, che sono a tutti gli effetti una masterclass sulla narrazione del trauma e del lutto trasposta in chiave survival horror. James, Eddy e Angela sono vittime di Silent Hill, che ha invaso la loro mente per punirli per i loro peccati e la città è la materializzazione di ciò che infesta i loro cuori. Le loro sono le storie tristi di vittime che sono diventate al tempo stesso carnefici e che non riescono a scendere a patti con questo aspetto oscuro della propria personalità.
Prima di addentrarmi nel discorso, però, è bene che vi ricordi che questa analisi dei personaggi di Silent Hill 2 conterrà degli spoiler giganteschi sul gioco, quindi procedete a vostro rischio e pericolo.
JAMES SUNDERLAND
James arriva a Silent Hill dopo aver ricevuto una lettera da Mary, la sua defunta moglie. Il suo viaggio inizia di fronte allo specchio di un bagno pubblico che affaccia sul lago Toluca: è qui che racconta al giocatore della chiamata di Mary – che lui dice essere morta tre anni prima – che lo ha convocato nel loro “posto speciale” a Silent Hill che hanno visitato insieme qualche anno prima. Mary si è ammalata, è stata colpita da un male incurabile che l’ha obbligata a vivere a lungo in una stanza d’ospedale, dove si è lentamente spenta terrorizzata dall’avanzare della malattia. È diventata crudele e ha sfogato la sua rabbia su James, che ha assistito impotente alla sofferenza della moglie. La verità è che Mary non è morta tre anni prima. Mary non è deceduta a causa della malattia e soprattutto non è mancata tre anni prima dell’arrivo di James a Silent Hill.
Ad uccidere Mary è stato James, probabilmente pochi giorni o poche ore prima del suo arrivo in città (e questo è stato esplicitato chiaramente nel remake di Bloober Team dalla presenza di una sagoma avvolta da una coperta sul sedile posteriore della macchina di James).
Il viaggio di Silent Hill 2 ha come unica destinazione proprio la scoperta di questo gesto estremo, è la storia della complicatissima realizzazione e accettazione da parte di James della sofferenza e dell’omicidio della moglie. Ma, come dicevamo, Silent Hill è una città che infesta la mente di chi si avventura nella nebbia che ne avvolge le strade, e lo fa per punirli dei loro peccati. I mostri che ne hanno invaso i vicoli, infatti, sono una proiezione di ciò che James sta lentamente realizzando di avere dentro, una manifestazione dell’inconscio di quello che da fuori sembra un banalissimo e noiosissimo uomo bianco della middle class americana.
Quei mostri sono peraltro accomunati dal fatto di essere profondamente repulsivi, sì, ma anche ipersessualizzati. Le Lying Figure sono metafora della malattia che ha imprigionato e consumato la moglie ma il fatto che siano sprovviste di bocca potrebbe suggerire anche un richiamo alla sofferenza mai vocalizzata di James; i Mannequin sono due sezioni inferiori di corpi femminili cucite assieme che simboleggiano il desiderio sessuale represso da James di fronte alla moglie malata; le Bubble Head Nurses sono infermiere vestite in maniera decisamente provocante, con il volto coperto da una maschera di pelle che racchiude sangue e liquidi e su cui campeggia il volto di un neonato, e sono l’unione nella psiche di James del desiderio di avere un figlio da Mary, la negazione dei propri impulsi carnali e il ricordo delle giornate passate in ospedale al capezzale della moglie.
La figura più importante per Silent Hill 2 e per James è però sicuramente la Red Pyramid Thing (più comunemente conosciuto come Pyramid Head), che prima di diventare il simbolo dell’intera serie – facendo per altro arrabbiare Masahiro Ito che l’aveva creato con il chiaro intento di legarlo alla figura di James e alla sua soltanto – è stato uno dei carnefici di James Sunderland. La Red Pyramid Thing osserva James per tutta la sua permanenza a Silent Hill, e guardandola bene si può capire che non è realmente ostile nei suoi confronti. Anzi, a dire il vero sembra propro guidarlo per le viscere rugginose della città per raggiungere Mary nel posto speciale a cui fa riferimento la lettera di inizio gioco. Questo perché la Red Pyramid Thing non è altro che il senso di colpa di James fatto carne, sangue e ferro arrugginito, quasi come se fosse un suo doppio che mette in pratica tutto ciò che il subconscio dell’uomo non ha mai avuto realmente il coraggio di esprimere fino ad un attimo prima dell’uccisione della moglie.
Pyramid Head è fondamentale per capire James e il suo tormento inferiore, perché è solo grazie alla sua presenza a Silent Hill che James può effettivamente rendersi conto di chi è e, soprattutto, di ciò che ha fatto. È lui a abusare di due Mannequin in una stanza dei Wood side Apartments, è lui a trafiggere Maria per liberare James dalla speranza di “cavarsela” creando nella sua testa un’immagine distorta di sua moglie con cui scappare ed è sempre lui ad uccidersi una volta che James si ritrova ad affrontare la consapevolezza delle proprie terribili azioni.
Il suicidio di Pyramid Head è un momento potentissimo proprio perché scioglie definitivamente l’illusione di Silent Hill davanti agli occhi di James e del giocatore: il suo compito era quello di evitare che James potesse cancellare il ricordo di ciò che ha fatto, di costringerlo a fare i conti con sè stesso, e una volta che ha raggiunto il suo obiettivo si fa da parte.
Si tratta, di fatto, della parte “buona” di James che cerca di emergere dalla sua psiche devastata per costringerlo a realizzare chi è realmente.
Ma chi è davvero James Sunderland? Beh, a dire la verità è una persona estremamente disgustosa che cerca di nascondersi dietro all’immagine del perfetto uomo medio. È schiavo dei propri impulsi sessuali al punto da leggere la malattia di Mary come una negazione del suo desiderio di avere un figlio, arrivando addirittura a proiettare le sue pulsioni sulle infermiere che hanno assistito la moglie malata in ospedale. Nonostante questo James si permette di sentirsi migliore degli altri, come dimostrano le sue interazioni sia con Angela, che l’uomo si offre di proteggere senza averne minimamente le capacità (nè la sensibilità per capire il dramma che sta vivendo la ragazza), sia con Eddy, che tratta con superiortà per la maggior parte del tempo. È però anche difficile non empatizzare con lui, alla fine si è ritrovato a dover fare i conti con un dramma spaventoso come la malattia terminale della persona che amava più di qualsiasi altra al mondo, ed è pure stato vessato da quest’ultima nelle fasi finali della malattia – cosa di cui Silent Hill 2 fornisce delle prove inequivocabili.
Nella sua discesa all’inferno James si ritrova ad affrontare la versione più intima e vera di sé stesso, quella che è emersa a seguito del suo trauma. È un assassino, un bugiardo e, sotto sotto, è anche schiavo delle sue perversioni. Il fatto è che Silent Hill 2, mostrando la battaglia interiore di James Sunderland, ci obbliga a porci una domanda fondamentale: non lo siamo un po’ tutti?
ANGELA OROSCO
Angela è il primo NPC incontrato da James in Silent Hill 2. I due incrociano le proprie strade in un cimitero, e il loro primo incontro è importantissimo per comprendere entrambi i personaggi. Angela dice di trovarsi lì perché sta cercando “la mamma” – la chiama proprio così, con tono infantile, prima di accorgersi dell’errore e cominciare ad utilizzare un linguaggio più formale – e avvisa James del fatto che Silent Hill è pericolosa. Angela è schiva e chiusa in se stessa, lo dimostrano le spalle incurvate e le braccia attaccate al corpo e goffamente incrociate davanti all’addome. Quando James le chiede indicazioni risponde spaventata trasalendo sul posto. È in confusione e spaventata, ma inizialmente non è chiaro il motivo. Ciò che è certo è che una ragazza giovanissima come lei è sicuramente fuori posto nel contesto in cui si trova.
Perché una diciannovenne così nervosa dovrebbe stare da sola dentro un cimitero abbandonato? Perché dice di star cercando sua madre proprio in quel posto se poco dopo ammette di non vederla da tanto tempo, lasciando intendere che la donna potrebbe essere ancora viva? Il fatto che ci sia qualcosa di strano in quell’incontro viene costantemente sottolineato – almeno nel gioco originale – da inquadrature sbilenche e movimenti di macchina inconsueti che sembrano lentamente adattarsi all’instabilità della ragazza, e questo è un elemento importantissimo, tanto che verrà sempre più approfondito nel corso dell’esperienza.
La verità è che Angela Orosco è a Silent Hill per un motivo molto simile a quello per cui ci si trova James: è stata chiamata dalla città per espiare la colpa che le attanaglia il cuore. Quale colpa? Beh, Angela ha ucciso due persone. E non due persone qualsiasi:
Angela ha ucciso suo padre e suo fratello.
Attraversando Silent Hill James e Angela si incontrano più volte. La ragazza appare sempre più traumatizzata e fuori di sé ad ogni incontro, ma c’è un’interazione nello specifico che permette di capire molto di Angela e, soprattutto, del suo passato, ovvero quella che i due personaggi hanno in una stanza degli appartamenti Wood Side. James trova Angela sdraiata su un fianco all’interno di una stanza completamente vuota. La ragazza sta osservando il proprio riflesso in un grande specchio e stringe tra le mani un coltello da cucina: James intuisce subito che Angela potrebbe scegliere di farsi del male e cerca di tranquillizzarla e farla ragionare. Dopotutto è nella natura di James sentirsi in dovere di fare il salvatore: non lo fa per altruismo, lo fa per sentirsi meglio con sé stesso.
Angela in questo frangente sembra disperata, ma ad essere importantissima per capire la sua psiche ormai in pezzi è la reazione che ha alla vista di James. Inizialmente sembra volerlo ascoltare e arriva anche a ricordarsi del fatto che James è lì perché sta cercando sua moglie, ma quando l’uomo le propone di unirsi a lui per evitare di fronteggiare i pericoli della città da sola si ritrae e si chiude a riccio. Sembra spaventata da James, e non appena l’uomo allunga una mano verso il coltello che Angela stringe nel pugno lei reagisce terrorizzata, urlando e puntando la lama verso di lui.
È un’interazione shockante, che da un lato sottolinea la già evidente instabilità di Angela e dall’altro racconta silenziosamente il suo terribile passato. Angela reagisce in quel modo all’avvicinarsi di James non perché ha paura di lui in quanto James Sunderland ma perché è terrorizzata dal suo essere uomo. Come si scoprirà più avanti, infatti, Angela ha subito per anni torture e violenze sia psicologiche che sessuali da parte del padre e del fratello. Il padre, Thomas Orosco, era un alcolista violento, e per anni ha abusato della figlia nei momenti in cui l’alcool gli ha permesso di perdere ogni traccia di freno inibitore. Il fratello si è semplicemente accodato al comportamento del padre. È per questo che Angela è terrorizzata dagli uomini, è per questo che è così legata a sua madre (probabilmente l’unica figura positiva della sua intera giovinezza) ed è per questo che spesso assume atteggiamenti molto infantili di fronte alle difficoltà. Le violenze l’hanno costretta a crescere troppo in fretta e per i motivi sbagliati quindi si rifugia nel ricordo di un’infanzia idealizzata in cui la figura della mamma l’ha fatta sentire protetta.
Angela non è spaventata solo dagli altri, ma soprattutto da sé stessa. Quando porge il coltello a James gli confessa di non avere idea di cosa potrebbe farci: è chiaro che stia alludendo alla possibilità di togliersi la vita, ma è anche consapevole di aver ucciso – in due momenti separati e distinti – sia il padre che il fratello. Non è nata cattiva né sembra essere mai stata incline alla violenza e forse è proprio per questo che scoprire di essere capace di uccidere l’ha terrorizzata e l’ha fatta dubitare di sé stessa. È una vittima che si è ribellata al carnefice, e nonostante le circostanze rendano semplice empatizzare con lei e giustificare le sue azioni lei si trova a Silent Hill perché il senso di colpa la sta divorando dall’interno.
In un a fase avanzata del gioco James si ritrova a fronteggiare un mostro terrificante che sembra voler assalire Angela: si tratta dell’Abstract Daddy, che appare come un disturbante groviglio di carne intento ad abusare di un altra figura distesa su una struttura che ricorda da vicino un letto. È chiaro che l’Abstract Daddy sia in larga parte la materializzazione degli abusi inflitti ad Angela dal padre, ma è strano che James lo possa vedere. Dopotutto sappiamo bene che i mostri di Silent Hill esistono solo nella testa dei suoi avventori, così come è chiaro che ciò che vede James è completamente differente rispetto a ciò che vedono Angela, Eddie e Laura. Ma allora perché riusciamo a vedere una creatura così aderente al passato di Angela? La verità è che, esattamente come succede con le Bubble Head Nurses, l’Abstract Daddy che percepiamo noi non è altro che la manifestazione del desiderio represso di James di avere un rapporto sessuale con Angela. L’ennesima dimostrazione del marcio che alberga nel cuore del protagonista.
È probabilmente questo che lo porta a comportarsi come un magnanimo salvatore con lei, ed è lo stesso motivo per cui James, nonostante la ragazza reagisca sempre con estremo terrore, continua a cercare di toccarla durante i loro brevi dialoghi. Lo stesso Masahiro Ito ha dichiarato pubblicamente che l’Abstract Daddy che vede Angela è molto diverso da quello che vede James, e che il team decise di non mostrarlo mai per non incrinare il fascino misterioso che aleggia attorno alla ragazza.
Don't show, don’t tell.
Questo ci porta alla conclusione della storia di Angela, che è un momento potentissimo in cui emerge il motivo principale per cui la ragazza è un personaggio così tanto importante per Silent Hill 2. Dopo aver ucciso l’Abstract Daddy e aver assistito alla scena in cui Angela sfoga finalmente la sua rabbia repressa nei confronti del padre abusivo, James e Angela si incontrano per l’ultima volta su una scalinata dell’hotel. Attorno a loro tutto sta venendo divorato dalle fiamme, e dopo che la ragazza sbatte finalmente in faccia a James tutta l’ipocrisia dell’uomo e della sua finta posa da salvatore, James la osserva allontanarsi verso il cuore dell’incendio. È qui che Angela pronuncia una frase che mi è rimasta cucita addosso fino ad oggi: “You see that too? For me it’s always like this”. Sta confermando in maniera inequivocabile che quel corridoio in fiamme è la sua Silent Hill, e che è profondamente differente da quella che vedono James e altri. È un invito alla comprensione, al fatto che qualsiasi sia il problema con cui stiamo combattendo nella nostra testa in un dato momento non saremo mai del tutto in grado di capire i drammi che stanno affrontando gli altri.
Il cuore della ragazza sta bruciando per il senso di colpa e la paura derivante dalle proprie azioni. Angela ha scoperto di poter uccidere, non una ma ben due volte, e teme di poterlo fare ancora. Non è un caso che la sua ultima richiesta sia quella di poter riavere il coltello che ha consegnato a James, Angela non può sopportare oltre il confronto con sé stessa e desidera solamente togliersi la vita per liberarsi dai propri peccati.
EDDIE DOMBROWSKI
Per capire Eddie c’è bisogno di analizzare bene la scena del suo primissimo incontro con James. È un ragazzo biondo, estremamente sovrappeso e vestito in maniera infantile, come dimostrano i pantaloncini corti e, soprattutto, il cappellino portato al contrario sulla testa. Durante l’attraversamento degli appartamenti Wood Side James si imbatte infatti in una scena orripilante: in una cucina devastata trova un cadavere smembrato e rinchiuso disordinatamente dentro un frigorifero. Una volta entrato nel bagno di quello stesso appartamento James trova Eddie riverso sul pavimento con la testa infilata nel water mentre quest’utltimo vomita copiosamente. Prima ancora che James possa anche solo pensare di aprire bocca Eddie si mette immediatamente sulla difensiva, giurando con foga di non essere stato lui a uccidere la persona che si trova nel frigorifero. Dice di averlo trovato così, sottintendendo che se adesso sta riversando il contenuto del proprio stomaco nel wc è perché la vista di quella scena così disgustosa lo ha destabilizzato nel profondo.
C’è un problema però: quando Eddie parla lo fa di spalle, senza mai mostrare il suo volto a James. Silent Hill 2 ci tiene a introdurlo al giocatore in un momento di grande debolezza, quasi a voler sottintendere che si tratti di un personaggio del tutto innocuo. Dopotutto è lì, sdraiato sul pavimento di un bagno disgustoso con i pantaloni abbassati che mostrano parte del suo sedere, mentre vomita piagnucolando, ed è difficile non provare almeno un po’ di pena per lui.
Il fatto è che fino a quel momento Silent Hill 2 ha tacitamente insegnato al giocatore che quando c’è un pericolo nelle vicinanze la colonna sonora del gioco viene disturbata dal rumore metallico di qualcosa che sbatte. Nell’incubo di ferro e ruggine dell’otherworld questo succede di continuo, perché akira Yamaoka ha composto la colonna sonora del gioco con la precisa idea in mente di fare in modo che essa potesse in qualche modo parlare al giocatore, stimolandone ansia e paura, andando a sottolineare il senso di assurdità che avvolge tutta la vicenda. Ecco, l’incontro con Eddie in questo senso è estremamente contraddittorio, perché da un lato c’è la sua figura così debole e fragile sul pavimento, ma dall’altro ci sono – in maniera inizialmente quasi impercettibile – le stesse percussioni che si infilano nel tessuto di una musica ambient che sembra voler comunicare tutt’altro che senso di pericolo incombente.
Anche Eddie è stato chiamato a Silent Hill per espiare i propri peccati. E sì, anche Eddie è lì perché ha ucciso. Non ammetterà mai apertamente le sue colpe e per gran parte della durata del gioco continuerà a nascondersi dietro un dito e a giustificarsi insistentemente, scaricando le proprie responsabilità. Eddie racconta di una vita miserabile che lo ha visto finire nel mirino di tanti bulli che lo hanno torturato per tutta l’adolescenza a causa del suo corpo. Che abbia un problema con il cibo è evidente, non tanto per la sua forma fisica tutt’altro che longilinea ma perché è possibile vederlo ingozzarsi di pizza nella sede del bowling di Silent Hill dopo aver incontrato i mostri che pattugliano la città, il che è compatibile con il cosiddetto “stress eating” che porta le persone a cercare rifugio nel cibo nei momenti di forte stress.
Sono proprio queste vessazioni ad aver fatto scattare qualcosa nella testa di Eddie, che per vendicarsi di uno dei suoi carnefici – un giocatore di football del liceo – ha ucciso il suo cane. In seguito, forse perché colto sul fatto, ha anche sparato alle gambe del bullo compromettendo per sempre la sua carriera da atleta. Tutto questo, Silent Hill 2, lo dettaglia in maniera sottile ed intelligente: se si entra nella stanza accanto a quella in cui si trova Eddie riverso sul pavimento è possibile imbattersi in un pallone da football e in una serie di poster dedicati allo sport preferito dal pubblico americano. Si tratta di oggetti comuni, che però sono sgualciti e coperti di sangue e sporcizia, quasi a voler raccontare silenziosamente la fine di un sogno ormai diventato irraggiungibile.
Le ultime interazioni con Eddie le si avranno nella prigione di Toluca e appena dopo la sezione del labirinto, e sono entrambe molto importanti sia per concludere la parabola di questa povera anima giunta in città per essere punita sia per quanto riguarda l’economia narrativa del gioco. Nella caffetteria della prigione, infatti, James si imbatte per la seconda volta in Eddie vicino ad un cadavere. Il ragazzo inizialmente ammette di essere lui l’assassino, giustificandosi dicendo che la persona uccisa lo guardava male e che i suoi occhi lo schernivano (questo dimostra ancora una volta il delirio paranoide di cui è vittima), salvo poi rimangiarsi tutto nascondendosi dietro una risata nervosa. Al termine della sezione del labirinto, invece, Eddie abbandona del tutto ogni parvenza di sanità mentale. James entra brevemente in quella che è la “versione” di Eddie di Silent Hill, che si presenta come una grande cella frigorifera piena di pezzi di carne appesi al soffitto con dei ganci; Eddie dice di sentire ovunque le risate di scherno dirette a lui e racconta il suo passato, svelando così i motivi già discussi del perché Silent Hill lo abbia chiamato a sé, e giura di uccidere chiunque osi prenderlo in giro.
Stando a quello che dice, dopotutto, la bellezza e l’intelligenza delle persone non hanno alcun valore una volta morte. Quando racconta del cane e, soprattutto, del bullo a cui ha sparato, si dice estasiato dalle lamentele e dai pianti di questi ultimi. Racconta di essersi divertito, di aver provato gusto nell’uccidere (anche se è evidente che si trovi a silent Hill perché divorato dai sensi di colpa, esattamente come Angela e James), trasformandosi per una volta nel carnefice anziché nella vittima.
È James a porre fine alla sua esistenza, e nonostante si tratti a tutti gli effetti di una forma di legittima difesa questo lo scuote nel profondo. “Ho ucciso un essere umano”, ripete incredulo. Forse perché è proprio in quel momento che comincia a rendersi conto che non è la prima volta nemmeno per lui.
MARIA
Quella di Maria è sicuramente una delle figure più discusse di tutta l’opera. Non si presenta come ostile, anzi soprattutto all’inizio è languida e lasciva nei confronti di James, e si offre di aiutarlo. Il primo incontro tra i due è particolarmente rilevante, è in quell’esatto istante che James si rende conto del fatto che Mary e Maria sono praticamente due gocce d’acqua. Il viso e la voce sono gli stessi, però Maria è bionda con qualche ciocca di capelli tinta di rosa e, soprattutto, è vestita in maniera decisamente più provocante di Mary. Durante le peregrinazioni dei due tra i vicoli della città, infatti, Maria porta James all’Heaven’s Night, uno strip club che sembra conoscere molto bene. Silent Hill 2 fa di tutto per raccontare Maria come una sex worker, ma ad essere davvero importante è il suo “ruolo” nella storia.
È certo che non si tratti di una persona reale ma di una manifestazione della città vista attraverso gli occhi di James. Non è ben chiaro (o almeno io non ho trovato dichiarazioni chiare a riguardo) se la donna sia a Silent Hill per guidare l’uomo verso l’accettazione e la redenzione dai propri peccati o se la sua funzione sia quella di punirlo, quello che è evidente però è che il suo aspetto così apertamente provocante fa da perfetto contraltare alla Mary amata da James.
Come abbiamo già avuto modo di approfondire, infatti, le creature della Silent Hill di James sono accomunate dall’avere degli elementi del loro design che insistono sull’aspetto sessuale (o, meglio, sulla sua privazione) della vita di James. Essendo anch’essa una manifestazione esattamente come lo sono le Lying Figure o le Bubble Head Nurses, quindi, anche Maria è pensata per sottolineare un desiderio represso da James nell’ultima parte della sua vita. Rappresenta, in un certo senso, la Mary piena di vita e sessualmente attiva prima che la malattia la sfigurasse e la rendesse ostile al marito, ma anche (e soprattutto) una versione sessualmente disinibita della donna che possa in qualche modo accostarsi alla natura segretamente perversa che James reprime da tutta la vita. Se vi ricordate se ne è parlato proprio in relazione al fatto che l’Abstract Daddy combattuto da James sia in qualche modo anche incarnazione del desiderio del protagonista di possedere sessualmente Angela.
C’è però anche la scena – anche questa iconica – in cui Maria viene uccisa (o forse è più corretto dire “penetrata”) dalla Red Pyramid Thing durante la fuga dall’ospedale. si tratta di un momento dall’alta carica simbolica, perché se davvero Maria è in qualche modo una metafora mentale della Mary uccisa da James e Pyramid Head la materializzazione del senso di colpa che cinge il cuore di James, allora quella scena nello specifico è uno stratagemma costruito appositamente da Silent Hill per svegliare l’uomo dal suo torpore e fargli rivivere l’atto che ha compiuto su Mary. Dopotutto è proprio nell’ospedale che Maria comincia a tossire per poi prendere delle pillole e stendersi a riposare su uno dei lettini, rievocando in maniera chiara ed inequivocabile gli ultimi mesi della vita di Mary agli occhi di James.
È proprio Maria a ricoprire il ruolo del boss finale del gioco. Quando James ricorda ciò che ha fatto, infatti, la donna prova a sedurlo per l’ennesima volta, questa volta spacciandosi spudoratamente per Mary. James inizialmente la rifiuta, per poi combatterla in una sua forma demoniaca che incorpora contemporaneamente elementi del design di Mary e di Maria.
Insomma, la vera natura di Maria non è mai del tutto chiara in Silent Hill 2. Il gioco lascia volutamente al giocatore il compito di dover trovare un’interpretazione alla sua esistenza. Che si tratti di un angelo sotto mentite spoglie, di un tentativo di fuga dalla realtà di James o dell’ennesima carnefice chiamata a giocare con la psiche dell'uomo è il giocatore a doverlo decidere in ultima battuta.
In uno dei possibili finali James affronta l’ombra di Mary per poi lasciare la città al fianco di Maria, dimostrando di essere riuscito a superare il trauma e andare avanti con la sua vita assieme ad una nuova compagna. Il finale “Maria”, però, racconta ben altro: allontanandosi dalla città, Maria tossisce, ammiccando così al fatto che l’incubo di James non sia finito e che si sia autocondannato a rivivere in loop la stessa sequenza di avvenimenti che lo ha portato al cospetto di Silent Hill in primo luogo.
LAURA
Così come è stato per Maria, Laura è forse il personaggio più enigmatico di Silent Hill 2. È una bambina bionda e dispettosa che James incontra più volte durante la sua traversata della città. È lei a nascondere all’uomo la chiave per uscire dagli appartamenti Wood Side, e in seguito sarà sempre lei a chiuderlo nella stanza dell’ospedale in cui James si ritrova a combattere con il Flesh Lip. Ciò che destabilizza della presenza di Laura a Silent Hill è il fatto che a più riprese ribadisce di non essere spaventata e, addirittura, che non ha mai visto i mostri di cui le hanno parlato James e Eddie. La verità è che, in un mondo fatto di rappresentazioni e proiezioni mentali, Laura è l’unica anima pura presente in città, ed è quindi anche l’unico personaggio a percepire Silent Hill per come è realmente. Laura non può entrare nell’Otherworld, non sente il bisogno di scappare dai mostri perché non ne vede e, soprattutto, non è a Silent Hill per far pace con sé stessa. Alla fine è solo una bambina di otto anni.
Il gioco non chiarisce come sia arrivata in città (viene raccontato solo nella novelizzazione successiva che abbia incontrato Eddie mentre entrambi cercavano di recarsi a Silent Hill), nè tantomeno rende semplice capire se si tratti di un altro stratagemma che Silent Hill ha creato per punire James dopo l’omicidio della moglie. Quello che è certo è che Laura conosceva Mary, che dice di aver incontrato durante il periodo in cui anche lei è stata ricoverata in ospedale per cause mai realmente esplicitate. Quando James le dice di trovarsi lì perché sta cercando Mary Laura reagisce sorpresa: la donna le aveva infatti raccontato del marito e di quanto la facesse soffrire il deterioramento costante del loro rapporto. Laura sa chi è James, ma James non ha idea di chi sia Laura. Dopotutto non parlava più con la moglie da tanto tempo, quindi è facile intuire il perché lei non gliene abbia mai parlato.
La realtà dei fatti è che Laura ha una funzione molto precisa nella narrativa di Silent Hill 2. La sua storyline è parecchio sfumata e si affida particolarmente alla sospensione dell’incredulità del giocatore, ma c’è un momento nello specifico in cui è possibile rendersi conto della sua importanza. Laura, infatti, possiede una lettera che le ha consegnato Mary, in cui la donna le racconta di essere ormai in pace in un posto sereno e in cui le chiede di cercare di capire e perdonare James. Mary sa infatti che Laura lo odia per come si comporta con la moglie, ma chiede alla bambina di perdonarlo data la criticità della situazione in cui si trova. Nella stessa lettera Mary le confida di amarla come se fosse sua figlia, che le sarebbe piaciuto adottarla (sottintendendo forse che Laura sia orfana) e le fa gli auguri per il suo ottavo compleanno.
È proprio quest’ultimo elemento a far rinsavire James. Laura, infatti, afferma di aver compiuto otto anni solo qualche settimana prima, invalidando così del tutto il costrutto mentale di James secondo il quale Mary è morta tre anni prima. Oltre a questo, tra l’altro, c’è da tenere in conto anche il fatto che se Laura si è effettivamente dovuta recare a Silent Hill vuol dire che lei e Mary erano ricoverate assieme in un altro ospedale lontano da quello di Brookhaven. Laura è quindi una sorta di “cartina tornasole” che Silent Hill 2 offre al giocatore per decifrare il reale svolgimento della vicenda che racconta, confermando così una volta per tutte l’inaffidabilità di James come narratore. Mary non è morta da tre anni, Mary forse è morta solamente da qualche settimana o addirittura da qualche giorno (come dimostra la sagoma avvolta nelle coperte nella macchina di James di cui abbiamo già discusso). Mary, inoltre, non è mai stata a Silent Hill se non per quella volta che ci è andata in vacanza con James prima della malattia e della distruzione del loro rapporto.
Non è quindi un caso che sia proprio Laura la protagonista del finale “buono” di Silent Hill 2, che la vede lasciare la città assieme a James. Nell’epilogo “leave”, infatti, l’uomo dimostra di aver preso coscienza dei propri peccati, di averli accettati e di aver deciso di proseguire la propria vita con una nuova attitudine. Mary, infatti, sognava di adottare Laura, e il fatto che James lasci la città assieme a lei sembra voler raccontare di una redenzione che passa anche per l’esaudire il desiderio genitoriale della moglie negatole dalla malattia.
Aver in qualche modo riconquistato la fiducia di Laura vuol dire aver voltato pagina, quindi Silent Hill ha raggiunto il suo scopo e può finalmente lasciar andare James Sunderland una volta per tutte. In pace.
Non è facile districarsi nel groviglio di sofferenze raccontate da Silent Hill 2. Si tratta di storie tremendamente e spaventosamente comuni che si intrecciano tra loro, facendo entrare in collisione le vite di persone traumatizzate che si ritrovano nello stesso posto con il solo obiettivo di punirsi nel disperato tentativo di trovare una via d’uscita. Quando ci si imbatte nelle lapidi recanti i nomi di James, Eddie e Angela viene facile temere il peggio per tutti, quasi come se il gioco stesse in qualche modo cercando di comunicare anticipatamente l’epilogo che ha previsto per gli avventori di Silent Hill. La forza dell’opera sta però proprio nel modo in cui esplora le mille sfaccettature del lutto, della depressione e del senso di colpa, senza mai porsi in posizione giudicante nei confronti dei suoi personaggi. Ognuno ha compiuto degli errori e ognuno lo ha fatto per cause spesso esterne, questo non viene mai negato o messo in secondo piano. Vale per Angela e le violenze subite in gioventù, per Eddie e il bullismo che lo ha portato al punto di rottura, e anche per James, che è un essere umano a tratti disgustoso e che però si è trovato a scontrarsi contro qualcosa di estremamente più grande di lui e, molto semplicemente, non ha retto.
La stessa sospensione del giudizio viene mantenuta anche in relazione all’epilogo di ognuno. Eddie ha deciso di abbracciare la strada del carnefice senza pentirsi, Angela ha deciso di punire sé stessa con la morte, mentre James può seguire la strada del suicidio, della fuga o della redenzione. In ognuno dei casi Silent Hill 2 dimostra profondo rispetto delle scelte di ognuno. Io, questo, l’ho sempre trovato illuminante e inspiegabilmente positivo. Mi ha, in un certo senso, fatto sentire capito nei momenti peggiori. Credo sia un grande, grandissimo valore, e uno dei motivi per cui Silent Hill 2 è ricordato ancora oggi come uno dei più grandi videogiochi della storia di questo giovane e forse ancora inesperto medium. Lo dimostra il fatto che oggi, a distanza di vent’anni dal giorno in cui ha infestato per la prima volta le console delle nostre case, Silent Hill 2 non abbia perso nemmeno un briciolo del suo potere immaginifico e conturbante.
In my restless dreams…
Pubblicato il: 12/11/2024
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