Oltre i tanti classici del videogioco lanciati a febbraio e fino agli eroi minori: la selezione dei giochi che compiono gli anni nelle prossime settimane.
C:\> Febbraio è sempre stato un mese prolifico per il mondo dei videogiochi, offrendo ai giocatori titoli memorabili che hanno segnato la storia dell'intrattenimento elettronico.
C:\> Un viaggio attraverso i giochi pubblicati in questo mese ci porta a riscoprire alcuni capolavori indimenticabili.
Vi sono piaciute queste prime righe? No, non possono esservi piaciute. Peggio ancora: non devono esservi piaciute! Sono banali, soporifere, come messe assieme chirurgicamente da un’intelligenza artificiale che ha digerito troppi articoli scritti per un SEO bulimico di aggettivi messi fuori posto. E infatti è così: il mio Word di Microsoft si ostina a propormi di utilizzare le funzione di intelligenza artificiale di Co-Pilot e allora ci ho provato. “Fammi un elenco approfondito dei videogiochi pubblicati nella storia a febbraio”, gli ho chiesto. Prima ha aperto il suo elenco con The Legend of Zelda: Breath of the Wild (che debuttò a marzo del 2017, ben fatto!), poi non è riuscito ad andare oltre a una lista di cinque o sei giochi.
Dico io: forse è perché Day One non ha ancora pubblicato tutte le sue puntate quotidiane per il mese di febbraio. Forse anche perché ho disattivato l’opzione che rende quei testi delle polpette a disposizione delle intelligenze artificiali! Sono sicuro che l’IA possa tornare utilissima, ma non per redigere testi di questo tipo. La soluzione è sciropparsi questo Monthly Digest, che dovrebbe riuscire a fare quanto prefissato.
Intanto possiamo partire dai giochi di cui si sono dimenticati quasi tutti, che è poi una delle missioni per cui è partita la newsletter di Day One: smetterla di ricordarsi solo dei soliti cinque, perché di videogiochi con storie interessanti e spunti ancora godibili sono pieni gli archivi. Spesso è complicato riuscire ad accedere, perché la situazione della preservazione ufficiale e commercialmente percorribile dei videogiochi si ferma a mezza strada tra il deludente e il deprimente. Ma possiamo comunque ricordarci che sono esistiti e che, da qualche parte, questi videogiochi esistono ancora. È una cura all’ossessione per tutto ciò che è nuovo, solitamente inoculata dai CFO delle multinazionali del videog… oh noes, sono diventato un barboso combattente da tastiera.
Stavamo parlando di Vagrant Story, giusto? Non proprio uno di quelli che all’epoca passarono sotto silenzio, eppure non so in quanti finiranno per dedicargli una torta in questi giorni. Eppure se la merita, perché il gioco di Squaresoft si è messo alle spalle ben venticinque anni. Venne pubblicato nell’ultimo periodo di vita piena della prima PlayStation, realizzato da buona parte del team della serie Ogre su Super NES e Saturn e dello scintillante Final Fantasy Tactics. Vagrant Story provò a mettere assieme il filone dei più classici GdR giapponesi, con le trovate strategiche tanto care al director Yasumi Matsuno. Il mondo di gioco, Ivalice, era lo stesso di Final Fantasy Tactics e ospiterà poi anche Final Fantasy XII.
CLUB DEI 27
NE FANNO 40 A FEBBRAIO
Dall’altra parte della barricata, nel cruento scontro a 32 bit che lasciò sul campo il cadavere sbrindellato di Sega, c’era appunto il Saturn. Il febbraio del 1998 fu un buon mese per chi si era messo in casa il successore del Mega Drive, perché il Sonic Team mandò in stampa e poi in distribuzione Burning Rangers. Era un gioco d’azione in 3D con dei pompieri spaziali. Non sarebbe mai più stato riproposto in alcuna raccolta o conversione, ed è un peccato. I giochi migliori di quella generazione furono altri, ma Burning Rangers aveva i tratti sperimentali tipici di un Sonic Team che cercava una posizione per la seconda parte della sua carriera (spoiler: non la troverà).
Nelle puntate quotidiane del febbraio di Day One (vi lascio più in basso il box spammoso per riempirmi di iscrizioni e soldi) ci saranno oltre cento giochi, ma questa è pur sempre una selezione. Quindi procediamo passando oltre a Resident Evil Code: Veronica, Gravity Rush, Tenchu, 1080° Snowboarding o The Order: 1886, per citarne solo alcuni e al contempo ricordarvi che il recinto entro cui ci muoviamo racchiude gli anni che vanno dal 1980 al 2015.
Jet Set Radio Future illuse qualcuno che l’Xbox potesse essere il nuovo Dreamcast, o perlomeno sapesse raccoglierne in qualche misura l’eredità. Se Jet Set Radio era stato uno dei punti più alti toccati non solo dalla libreria software del Dreamcast, ma dalla Sega di quegli anni in generale, il seguito su Xbox (22 febbraio 2002) non sfigurò affatto. Sono passati ventitrè anni da quell’inverno pieno di schettini e hip-hop e io non voglio ancora rendermene conto.
Negli stessi giorni di quasi vent’anni prima, nel 1990, di nuovo Sega iniziò a installare gli immensi e stupefacenti mobili di G-Loc nelle sale. Si trattava di una postazione da gioco che poteva ruotare di 360 gradi, grazie alla tecnologia del cabinato R360. Ti sedevi, partiva un gioco del tutto simile a un ipotetico After Burner III e poi finivi a pregare di aver già digerito colazione e pranzo.
Non faccio apposta a scegliere così tanti giochi di Sega, giuro. Provo a cambiare.
L’inizio di febbraio, più precisamente il 4 febbraio del 2000, vide calare sui computer di milioni di giocatori e giocatrici il popolo di The Sims. Realizzato da Will Wright, quello di SimCity, The Sims divenne un fenomeno in un’epoca che iniziava a rendersi conto che i fenomeni potevano riguardare anche i videogiochi. Nel 2000 siamo già negli anni del Grande Fratello e i punti di contatto tra le due esperienze, interattiva la prima e voyeuristica la seconda, sono molteplici. Per i 25 anni di The Sims, Electronic Arts ha appena rimesso a disposizione in versione digitale i primi due episodi.
Però The Sims l’avrebbe potuto trovare anche l’intelligenza artificiale, no? Ora, lasciate perdere che non l’abbia fatto per davvero, ma chiedetevi cosa non sarebbe mai andata a ripescare. Ve lo dico io: Mercs, il run’n gun di Capcom del 1990. Ma pure Gradius e Parodius, i due volti dello stesso eccellente sistema di gioco da sparatutto orizzontale di Konami. E col cavolo che avrebbe intuito il carico di sentimenti che si porta dietro Soccer Brawl di SNK, che iniziò a vedersi nelle sale nel giorno di San Valentino del 1992. Pochi giorni dopo, però nel 1999, l’insulso Gabe Logan, protagonista del nuovissimo Syphon Filter di 989 Studios, avrebbe dimostrato che un gioco di quel tipo si poteva anche fare maluccio, ma alla fine sulla PlayStation andava bene tutto, pure quello che sembrava il cugino diversamente furbo di Solid Snake (oh, ho un problema con Syphon Filter, non l’ho mai sopportato – sarà un mio limite).
DI QUESTI TEMPI, TRENT’ANNI FA
AVERE VENT’ANNI
Al ballo dei debuttanti di febbraio si iscrisse anche il 3DS di Nintendo nel 2011, con fortune alterne in quelle sue prime settimane e poi mesi. Sul soffitto della sala si muoveva il protagonista piumato di Alien Soldier di Treasure (24 febbraio 1995), uno dei più apprezzati sparatutto per il Mega Drive. Appena fuori c’era parcheggiata l’auto (oggi) low-poly dello spettacolare Hard Drivin’ di Atari (1989) ed è probabile che sia partita una mezza rissa tra quelli di Power Stone (13 febbraio 1999).
Se invece vogliamo a tutti i costi citare i classici, febbraio ha dato i natali a The Legend of Zelda (1986), il primo e mica quello del 2017, StarFox (1993), Xenogears (1998), SimCity (1989), Lemmings (1991), Final Fantasy VIII (1999), Punch-Out!! (1984) e addirittura Pokémon (1996).
C’era poi un ultimo picchiaduro i cui tornei iniziarono a incendiare le strade a febbraio, in questo caso dell’anno 1991. Questo l’aveva beccato anche quel processore lessato di Co-pilot: Street Fighter II.
DAY ONE, L'ALMANACCO ILLUSTRATO
Mettere assieme una “classe” di giochi che hanno debuttato nello stesso mese è comodo e pure informativo. Ma per chi ha un vuoto culturale da riempire (in modo discutibile), c’è Day One: l’almanacco illustrato dei videogiochi. Ogni giorno Day One raduna una selezione di videogiochi usciti proprio quel giorno, in trentacinque anni di storia (dal 1980 a quasi dieci anni fa, il 2015).
Ogni gioco viene presentato anche attraverso documenti dell’epoca, brevi estratti dalle recensioni che provarono a determinarne il destino o ritagli di interviste e dichiarazioni dei loro autori. A condire il tutto ci sono centinaia di illustrazioni e immagini di gioco, ma anche trenta giornalisti ospiti che hanno offerto le loro penne e tastiere per raccontare i videogiochi a cui sono più affezionati.
Attenzione! È attivo uno sconto sull’abbonamento di Day One del 30%! Clicca qui per raggiungere la pagina dell’offerta.
Pubblicato il: 04/02/2025
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