La Global Game Jam è tornata a Milano e io ci sono andato: ve la racconto

Tavoli pieni di computer, appunti, bozzetti, microfoni e mouse, ma anche di energy drink, sacchetti di patatine e caramelle. Ogni tanto qualcuno entra con delle pizze o delle piadine. Tutti parlano di bolle. C’è chi ti spiega la differenza tra l’echidna e il porcospino. Non molto lontano, una persona sfoglia un dizionario sul dialetto molisano. A tarda sera ti chiedono di improvvisare un pezzo rap, precisando che “più è brutto, più ci torna utile”. Poco prima, hai provato a mimare dei termini dialettali mai sentiti. E tra sabato e domenica ho pure fatto after. 

Sono alcuni frammenti sparsi della mia recente esperienza come volontario alla Global Game Jam 2025 (dal 24 al 26 gennaio), sede di Milano. Sono qui per raccontarvi questo bel momento. E per consigliarvi di tenere d’occhio le future Game Jam. 

Ma facciamo un passo indietro, perché negli anni mi sono reso conto che non tutti sanno cosa sia la Global Game Jam, anche all’interno del mondo videoludico. Si tratta di un evento in cui bisogna sviluppare un videogioco in 48 ore, seguendo un tema che viene assegnato all’inizio. In realtà è possibile anche realizzare anche altri prodotti ludici, ma quasi tutti scelgono il videogioco. Quest’anno il tema era “Bubble”. Le bolle. Che può essere potenzialmente declinato in tantissimi modi: bolle di sapone, bolle social, bibite gassate o alcolici con le “bollicine”, i dialetti come “bolle” linguistiche e molto altro. Si può fare un po’ quel che si vuole, basta che nel mezzo ci siano le bolle. Come potete intuire, in 48 ore è difficile che venga prodotto il nuovo Grand Theft Auto o Half-Life 3. Ciò che emerge sono dei piccoli prototipi giocabili, ma alcuni di questi contengono delle idee molto interessanti.

Una delle due sale in cui si è svolta la Global Game Jam a Milano. Credits: SAE Institute.

L’evento non è nuovo. La prima Global Game Jam si è tenuta nel gennaio del 2009, ma già prima di allora esistevano altre esperienze analoghe, come la Nordic Game Jam (alla quale si è ispirata la Global). Ogni anno, in tutto il mondo, questo evento raduna diverse migliaia di persone, che si raccolgono nelle centinaia di sedi che ospitano questo evento. Se volete un elenco completo delle sedi italiane che hanno ospitato la Global Game Jam nel 2025 potete guardare qui. Come potete vedere dall’elenco, sono presenti numerose località in tutta la penisola: Brescia, Bologna, Torino, Catania, Messina, Termoli, Bari, Firenze, Verona e molte altre ancora. 

Vorrei tuttavia soffermarmi su quella che è stata la mia specifica esperienza, nella sede di Milano. Anche perché la Global Game Jam mancava da qualche anno nel capoluogo lombardo. Per cui il suo ritorno merita di essere sottolineato.

Eventi passati e presenti

Per diversi anni, la sede milanese della Global Game Jam è stata il Politecnico di Milano, sotto la guida del professor Pierluca Lanzi, professore ordinario di Videogame Design and Programming. Poi è arrivato il lockdown. Con esso, gran parte degli eventi sono stati messi in pausa o – quando era possibile – sono diventati puramente digitali. Quando poi ci si è lasciati il lockdown alle spalle, non tutto è tornato come prima. Permettetemi anche qui di dilungarmi un momento in più sulla mia esperienza personale legata alla scena milanese. Ho iniziato a frequentare con costanza eventi videoludici tra il 2013 e il 2014. E in quegli anni c’erano parecchie proposte, grandi e piccole, ben differenziate. Una sera poteva capitarti il concerto di Kenobit che suonava col Game Boy. Un altro giorno presentavano uno dei libri della collana Ludologica (che fu la prima collana di Game Studies in Italia). Un’altra volta ancora c’era una mostra curata da Neoludica Game Art Gallery in cui si univano arte e videogiochi. Poi c’era il “Game Over” al Leoncavallo, c’era “Playing the Game” al Santeria, l’AperitiVR di Matteo Favarelli e Fabio Mosca… e molto altro ancora. Avevi modo di conoscere un po’ di tutto, dai We are Müesli (il duo creativo composto da Claudia Molinari e Matteo Pozzi) a Super Botte e Bamba II Turbo di Giochi Penosi. Senza contare gli eventi più grandi e strutturati come la Milan Games Week (che al tempo era separata dal Cartoomics).  

Dopo il lockdown si è sentito un certo vuoto. O, perlomeno, io l’ho percepito, e confrontandomi con diverse altre persone ho visto che condividevano questa sensazione. Un po’ alla volta diversi eventi sono ripartiti e ne sono nati di nuovi, ma la Global Game Jam mancava all’appello. 

Per fortuna, quest’anno, un gruppo di persone ha pensato di mettersi al lavoro per riportare questo evento anche a Milano. Tutto è partito da IGDA Milan, sezione locale di IGDA Italy, che è a sua volta inserita dentro a IGDA (International Game Developers Association), una organizzazione internazionale nonprofit che raduna diverse figure legate al gaming.  

IGDA Milan ha lavorato insieme al team del SAE Institute, un network globale per la formazione nei creative media, con una sede milanese che ha ospitato la Global Game Jam 2025. Per l’anno accademico 2025/2026, il SAE Institute ha peraltro avviato un nuovo corso, “Produzione Game”, i cui docenti (Biancamaria Mori, Carlo Gioventù, Marco Bielli, Leonardo Codamo, ecc.) hanno lavorato insieme a IGDA per questa Global Game Jam milanese. 

Ho parlato con Ivana Murianni, coordinatrice di IGDA Milan, in merito alle motivazioni che hanno portato lei e il resto del board milanese (Mario Petillo, Arianna Lona, Beatrice Ceruti e Daniele Fusetto) a far nascere questa realtà e a riproporre la Global Game Jam: 

«IGDA Milan è nata poco meno di un anno fa con l'intento di iniziare a riunire la community game dev milanese con appuntamenti gratuiti di networking, game night e panel con ospiti locali e internazionali. Nel corso dei nostri 10 mesi di attività, abbiamo una media di oltre 100 persone a evento, ma siamo arrivati a toccare le 140 sia durante la Game Night di maggio che durante il Dev Talk di Nazareno Urbano (Remedy) di novembre. Ma il nostro vero grande obiettivo era riportare in presenza la Global Game Jam, impresa non facile considerando le difficoltà a trovare un partner ideale per la realizzazione dell'evento. Quasi per miracolo, abbiamo avuto modo di intavolare la conversazione con SAE Institute, con cui si è da subito creata un'ottima sinergia. Nonostante il pochissimo tempo a nostra disposizione per organizzare il tutto, i sorrisi e i ringraziamenti di chi ha partecipato ha ampiamente ripagato le notti insonni e tutto il nostro impegno volontario» (Ivana Murianni, IGDA Milan Coordinator & IGDA Italy Board Member).

La Jam di Milano

E così, grazie a questo lavoro di squadra, anche Milano ha rivisto la Jam. I posti disponibili si sono esauriti in meno di tre giorni, segno che c’era un grande interesse verso questo evento. Ma chi erano i partecipanti? L’evento ha raccolto persone con vari background: artist, programmatori, narrative, designer e molto altro. Diverse persone erano studenti e studentesse di università e accademie milanesi: lo stesso SAE, la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti), il Politecnico, ecc. Per persone come loro, la Global Game Jam è un evento di grandissima importanza. È un momento di divertimento, il che non guasta, ma è anche professionalmente utile per tutta una serie di ragioni. Per prima cosa, si fa esperienza di cosa voglia dire lavorare con delle scadenze precise e con un team che non si conosce (o si conosce solo in parte), il che è sempre una buona palestra. In secondo luogo, i videogiochi realizzati possono essere utili per arricchire il proprio portfolio. A volte avviene anche un passaggio ulteriore: certi prototipi nati durante una jam vengono poi trasformati in dei progetti completi. Per esempio, l’apprezzato Inscryption di Daniel Mullins era nato durante una Jam (in quel caso era il Ludum Dare 43) sotto il nome di Sacrifices Must Be Made (per inciso, potete giocarci su Itch.io). Certo, i casi come Inscryption non sono la regola, ma a volte succede anche questo. In ogni caso, non preoccupatevi troppo se non siete il nuovo Daniel Mullins: anche tanti videogiochi rimasti allo stadio di “prototipo da Jam” o poco più sono stati degli ottimi arricchimenti per il portfolio.

Il trailer di uno dei videogiochi realizzati durante la Jam. Credits: SAE Institute.

Al fianco di chi studia (o ha finito da poco di studiare) ci sono anche diverse persone che hanno già qualche anno di esperienza nel settore, ma partecipano ugualmente perché trovano le Jam estremamente divertenti e stimolanti. Magari hanno iniziato anni fa, quando stavano studiando a loro volta, e poi hanno continuato. Altri si propongono invece come membri dello staff: supervisionano la buona riuscita dell’evento e danno una mano ai team quando c’è bisogno di qualcosa, in base alle loro competenze. Le richieste sono tante, da “ho un problema con GitHub” a “puoi farmi da playtester?”. Senza dimenticare il già citato “puoi improvvisare un brutto pezzo rap?” (l’ho fatto e, fidatevi, era effettivamente brutto). Tra i “mentor” c’erano persone provenienti da realtà come SAE, AIV, NABA, We Are Müesli, Mad Pumpkins, AnotheReality, Stormind Games, Aion Interactive, ArcWeave e Dinobros. Tutte figure professionali con grande esperienza in diverse aree: dalla game producer Arianna Lona (fondatrice dello studio italo-francese MadPumpkins) al game programmer e docente Marco Secchi (che attualmente insegna alla NABA di Milano), dall’esperto di virtual reality Fabio Mosca (co-founder di Anothereality) alla traduttrice Beatrice Ceruti (di TheLanguageCompass).

I docenti del SAE provano i videogiochi dei team. Credits: SAE Institute.

Vi dico anche un po’ più nel dettaglio come erano suddivisi i vari momenti della Jam. La giornata del venerdì (24 gennaio) è iniziata con una serie di panel, il primo dei quali ha offerto uno sguardo sulla formazione italiana ed estera legata ai videogiochi. A parlarne c’erano Marco Secchi e Vincenzo Cuccia della NABA (Nuova Accademie delle Belle Arti) di Milano, Biancamaria Mori e Alessandra Micalizzi del SAE Institute e Fabio Belsanti di Age of Games. Nel panel si è parlato delle attuali sfide che il sistema accademico si trova a dover affrontare, quando si parla di formazione sul gaming. Tra i temi trattati, uno snodo fondamentale è quello del rapporto tra il mondo della formazione e l’industria. Sono anche stati commentati i risultati dell’osservatorio videoludico del SAE Institute, che ha lavorato a una mappatura dell’offerta formativa italiana ed europea. 

A seguire, era possibile ascoltare il talk “Trappole del realismo nella modellazione 3D”, tenuto da Lorenzo Manini di AIV (Accademia Italiana Videogiochi), che ha spiegato come utilizzare correttamente delle refence (realistiche e non) quando si realizzano dei modelli 3D. Infine ci sono stati i We Are Müesli con “Creatività e collaborazione: creare esperienze di gioco in 48 ore”, che hanno condiviso una serie di riflessioni sul processo creativo che conduce alla realizzazione di un gioco. 

Poi, intorno alle 18, è iniziata la vera e propria Game Jam. È stato rivelato il tema della Jam 2025: le bolle. Con l’aiuto dei mentori si è conclusa la formazione delle squadre. A quel punto sono iniziati i lavori che si sarebbero conclusi due giorni dopo. 

Il giorno seguente è stato fatto uno streaming con Torino e Iglesias, le altre due sedi italiane della Global Game Jam gestite da IGDA Italy, durante il quale ci si è confrontati sui lavori in corso. A Iglesias, per esempio, stavano sviluppando un board game in cui bisognava utilizzare dei veri palloncini. Si chiama Granny In a Bubble e ci mette nei panni di quattro nonnine che gareggiano tra di loro per vedere chi pesca più pesci e cucina più cose. A Torino, invece, un team stava lavorando a Stonks Market, un gioco sulle bolle speculative. 

A parte questo momento di streaming, non sono stati volutamente messi in campo particolari eventi, per lasciare che i team si focalizzassero il più possibile sul loro gioco. Per tutto il resto del tempo c’è stato un “matto e disperatissimo” lavoro sul prototipo, interrotto giusto da qualche pausa per un caffè o una pizza. Il SAE Institute restava aperto dalle 8 del mattino fino alle 2 di notte. A volte ci sono anche delle sedi che consentono di restare lì dentro per l’intera nottata, al Politecnico per esempio era così, per cui molti si portavano un sacco a pelo e schiacciavano un pisolino di fianco alla postazione (o andavano avanti tutta notte a programmare). In questo caso non è stato possibile e, nel mezzo, è cascato pure uno sciopero dei treni, che ha aggiunto qualche difficoltà logistica, ma a parte questo è andato tutto bene. 

La domenica sera, dopo che sono stati consegnati tutti i progetti, sono stati proiettati i trailer dei diversi videogiochi. C’è stata l’estrazione dei manuali di Godot messi in palio da Packt (uno dei partner dell’evento), sono stati consegnati i premi e le menzioni speciali (continuate a leggere per saperne di più).

E i giochi?

Arrivati fin qui, vi starete giustamente chiedendo che videogiochi sono stati prodotti in questa Game Jam. Per prima cosa, vi segnalo che trovate qui la lista completa dei videogiochi che sono stati realizzati a Milano (e se spulciate nel sito trovate facilmente anche quelli prodotti altrove). Alcuni di questi sono già stati caricati anche su Itch.io o altrove, ma questo dipende dalle scelte fatte dai singoli team. Preciso anche che lo spirito della Global Game Jam non è quello di competere. Si vince partecipando e ogni team ha ricevuto lo stesso premio (che comprendeva diversi gadget e una copia di un gioco dei We Are Müesli). Visto però che un po’ di sano agonismo fa bene, erano comunque presenti delle menzioni speciali, assegnate dallo staff, che spaziavano dal “best meme” al “best concept”. C’era anche la menzione per il gioco preferito dal pubblico (attraverso una sorta di “applausometro” per il trailer che suscitava le maggiori reazioni). Detto ciò, faccio una carrellata su alcuni prototipi che, per una ragione o per un’altra, erano particolarmente interessanti. 

Il team Jam Circus, che ha ricevuto la menzione per il “best game”. Credits: SAE Institute

The Grrreate Team, che ha ricevuto la menzione “Premio del pubblico”. Credits: SAE Institute

Caciara: l’unico che non era un videogioco. È un party game basato sui dialetti italiani, in cui bisogna mimare alcune parole, bisogna provare a leggerle col giusto accento e altro ancora. Per esempio potrebbero chiedervi di “mimare in siciliano l’espressione m’arricriai” o di pronunciare in milanese “Ti che te tachet i tac, tacum i tac a mi, mi tacat no i tac a ti: tacheti ti i to tac ti che te tachet i tac!”.  

Ciapa Bubbles: in un acquario con dei pesci molto milanesi e pronti a fatturare, bisogna accumulare delle bolle per costruire la tana del miglior Pesce Imbruttito. Ma attenzione a “Fritz il Gatto”, che tenta di metterci lo zampino. Non farti fregare come il primo giargiana di passaggio. Probabilmente il più “milanese” tra i giochi della Global Game Jam di Milano.

Ciapa Bubbles. Notate il Duomo di Milano nell’acquario

Embolo Simulator: sei una bolla d’aria all’interno di una vena e devi farti strada fino al cervello evitando globuli rossi, virus e altri ostacoli. Ha le carte in regola per diventare un simpatico endless runner.

Embolo Simulator. Credits: SAE Institute

Holy Bubble: un videogioco mobile in cui devi soffiare sul telefono per far muovere una “sacra bolla” che ripulisce il cervello dai pensieri impuri. Veloce, immediato, simpatico e con un paio di citazioni che (purtroppo o per fortuna, lascio decidere a voi) non tutti coglieranno, come la presenza di una foto di Vaporeon tra i pensieri peccaminosi. 

JumpFranco: Franco è un alieno atterrato su un pianeta sconosciuto. Il povero Franco deve esplorare questo ambiente e trovare un modo per ripartire. Dopo aver bevuto un misterioso liquido, ha acquisito l’abilità di sparare delle bolle, che utilizza per muoversi. Il peculiare sistema di controllo è curioso e ci si diverte a vedere Franco che rimbalza da tutte le parti.

Il menù di JumpFranco

MC Bubbles, Robert Bubbles: ha ricevuto la menzione per il “best game” della Jam di Milano. Devi aiutare MC Robert Bubbles a esibirsi in una freestyle battle a tema bolle. Se hai fatto bene il tuo lavoro parte un bel freestyle. Se sbagli i comandi… potrai ascoltare i “meravigliosi” pezzi registrati dai jammers e dallo staff (ci sono anche io!). 

Plan(et) B: un mondo in miniatura dentro a una bolla. Cliccando su alcuni pulsanti è possibile far comparire nuvole, esseri umani, mucche, alberi e molto altro. È anche possibile “shakerare” questo mondo. Basta pochissimo per scatenare bizzarre apocalissi. In particolar modo, è molto facile che prenda tutto fuoco per colpa del sole. Dietro alla bizzarria di queste devastazioni casuali c’è anche un messaggio piuttosto chiaro: basta poco per far saltare in aria il nostro pianeta, che è un sistema chiuso (una “bolla”), per cui meglio fare attenzione! 

Snort Quest: i malvagi ragni australiani hanno rapito i cuccioli di mamma echidna! Nei panni di questa madre, bisogna affrontare una serie di sezioni platform per salvare i piccoli. E le bolle? Come ogni echidna che si rispetti, anche la protagonista del gioco fa delle bolle (in natura lo fanno per tenere bassa la temperatura corporea), utili per bloccare i nemici o raggiungere aree lontane. 

Un artwork di Snort Quest

The Bubble Within: un videogioco sulle emozioni e su come ci comportiamo quando usciamo dalla “bolla” della nostra zona di comfort. Se portato avanti, potrebbe diventare una di quelle brevi ma significative esperienze che si trovano su Itch.io. 

VolleyBubble: per due giocatori (si condivide la stessa tastiera). Una partita di volleyball con bolle di sapone al posto della palla e due coccodrilli con delle girandole sulla testa, che soffiano per spingere le bolle nel campo avversario. A fare il tifo ci sono due schiere di gnomi (che però NON sono armati di ascia). Sono stato sconfitto da Fabio Mosca dopo un estenuante duello che – a detta degli sviluppatori – è stato il più combattuto che abbiano visto. È uno di quei giochi che si presta molto bene a distruggere storiche amicizie e formare nuove rivalità. 

Un’acceso scontro a VolleyBubble

Questi sono solo alcuni esempi, ma vi invito a spulciare tutto il sito della Global Game Jam, andando a guardare anche cosa è stato realizzato al di fuori di Milano. 

Se c’è una cosa che la Global Game Jam ci insegna è che tante ottime idee nascono in un contesto di condivisione, dove diverse teste, con differenti background, ragionano insieme su un tema. E se quel che vi ho raccontato ha suscitato la vostra curiosità… valutate di partecipare anche voi a una Jam, in futuro!

Pubblicato il: 11/02/2025

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1 commento

Nel mare magnum di titoli che ci vengono sparati negli occhi quotidianamente, è bello che ogni tanto si possa portare l'attenzione (meritata) a questi piccoli progetti. Super interessante!

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