NOBUO UEMATSU con TIKI SHOW
tra vecchi classici e nuove sonorità
Hideo Kojima, Tetsuya Nomura, Toyotaro, Ken Levine, Ed Boon: tutti nomi importanti che risuonano nell'immaginario collettivo del videogiocatore e riportano immediatamente la mente dell'appassionato alle serie di riferimento, che si tratti del leggendario Metal Gear Solid, del poetico Kingdom Hearts o del violentissimo Mortal Kombat. Raramente, nella storia di questo medium, il nome di un compositore riesce a fare breccia nel cuore della fanbase al punto da essere identificato con la serie di riferimento al pari con uno sviluppatore o un director. Chiunque pensi al franchise Final Fantasy non può non associarlo istantaneamente al nome di Nobuo Uematsu, considerato da molti il più grande compositore di musica da videogame di tutti i tempi. Nonostante le iperboli e le esagerazioni non appartengano generalmente al mio linguaggio, in questo caso riflettono piuttosto accuratamente la realtà delle cose. Nessun compositore, né all'interno di Squaresoft/Square Enix, né in altri franchise, è riuscito ad avere l'impatto che il Maestro Uematsu ha avuto sulla musica da videogame forgiando uno stile, dando vita a capolavori indimenticabili, segnando l'infanzia di innumerevoli fan in tutto il mondo.
L'attesa per questo evento era quindi decisamente palpabile, considerata anche la lunga assenza del musicista giapponese dai palcoscenici italiani, durata ben 17 anni.
Lo spettacolo che gli spettatori si sono trovati di fronte nell'ottima cornice dell'Auditorium Conciliazione di Roma è stato sicuramente qualcosa di inaspettato e fuori dai classici schemi musicali cui il compositore ha abituato il proprio pubblico. Tuttavia, analizzando il suo contributo musicale in maniera più attenta, una delle caratteristiche più evidenti dell'opera di Uematsu è sempre stata la sua immensa versatilità e la sua voglia di spaziare tra vari generi per rompere confini ed etichette. In questo senso, il conTIKI show si può tranquillamente definire in continuità con l'opera del prolifico musicista giapponese.
CHOCOBO BAND: UN OTTIMO TRIBUTO A UNA LEGGENDA
Ho deciso di approcciarmi a questa esibizione in maniera incontaminata, evitando di ricercare informazioni o video riguardo lo show. D'altra parte, una delle più belle caratteristiche del medium musicale è proprio la meraviglia, il senso di stupore che invade i sensi quando si entra in contatto con una nuova creazione, il fascino di una nuova scoperta.
Il primo aspetto che è saltato all'occhio, una volta giunti nella sala che avrebbe ospitato l'esibizione, è stata la formazione strumentale. Il limitato numero di strumenti, in totale contrapposizione con le enormi formazioni orchestrali che caratterizzano da sempre le esibizioni a tema Final Fantasy, faceva presagire sin da subito un'atmosfera più raccolta, intima e familiare: qualcosa di più simile alle esibizioni con i "The Black Mages" che alla magniloquenza dei "Distant Worlds", che solitamente rappresentano in maniera molto accurata i pezzi più importanti del franchise.
Apre il concerto la Chocobo Band, frizzante ed italianissima formazione che ha rievocato in chiave rock/metal alcuni dei più grandi lavori del Maestro Uematsu. Un plauso particolare va fatto alla band per aver alternato con sapienza alcuni pezzi più conosciuti ed in grado di far maggiore presa sul pubblico ad opere criminalmente meno apprezzate nel nostro Paese, perché legate a titoli meno diffusi come Final Fantasy XIV.
La band, dotata di uno spiccato graffio rock, ha fornito una personalissima interpretazione del brano Dragonsong da Final Fantasy XIV Heavensward, uno dei pezzi più belli ma meno conosciuti del compositore giapponese. Si tratta di un'esecuzione talmente personalizzata da risultare estremamente distante dall'opera originale, e questo è risultato spiazzante, ma va comunque apprezzato il coraggio nel reinterpretare un tale capolavoro in chiave rock, nonché il lavoro di ricerca e approfondimento nel decidere di eseguire un brano piuttosto di nicchia.
Molto più tradizionali e totalmente in linea con lo spirito della band le esecuzioni di pezzi come "Those Who Fight Further" (l'iconico tema delle boss fight di Final Fantasy VII) e l'immancabile "One Winged Angel", eseguita nella sua versione più hard rock utilizzata nel film Advent Children. La teatralità dei giovani musicisti nell'esecuzione dei brani è riuscita decisamente a coinvolgere il pubblico ed è risultata piuttosto appropriata al contesto informale in cui si è svolto l'intero concerto. Tuttavia, da musicista e studioso del prolifico compositore, non posso non pensare con tenerezza a quanto sia stato importante per questo gruppo di giovani artisti potersi esibire davanti al proprio idolo e suonare i suoi pezzi. Si tratta di una possibilità che ogni musicista appassionato di Final Fantasy sogna, ed il compositore ha dimostrato di avere sinceramente apprezzato il tributo ad alcuni dei suoi spartiti più significativi.
LIBERANDOSI DAL PESO DELLE ETICHETTE
L'arrivo di Nobuo Uematsu sul palco è stato indubbiamente emozionante. Il compositore giapponese ha dimostrato tutta l'umiltà e l'affabilità dei grandi, dialogando spesso con il pubblico e fornendo alcuni interessanti "dietro le quinte" di alcune delle sue composizioni. Il conTIKI show si è rivelato essere un'esperienza multisensoriale dall'alto tasso di coinvolgimento, e ha rivelato alcuni aspetti meno conosciuti del compositore e della sua opera grazie ad una proficua interazione tra immagini, musica e parole. Ma l'aspetto forse più importante è stata la possibilità di fare capolino nel mondo interiore del compositore attraverso alcune composizioni originali, estremamente lontane dal suo lavoro in ambito videoludico e forse, proprio per questo, più intime.
Ad aprire il concerto non poteva che essere il leggendario "Bombing Mission", il pezzo che ha introdotto molti giocatori non solo al franchise Final Fantasy, ma all'intero genere JRPG attraverso il leggendario settimo capitolo. Il compositore giapponese ha deciso di aprire la propria esibizione da solo, per lasciar spazio solo più tardi agli altri componenti della band. Con mia sorpresa, sarà l'unico pezzo di Final Fantasy VII eseguito dal musicista. Con il senno di poi, la scelta mi è sembrata quanto mai azzeccata: certi lavori, che hanno incontrato un tale riscontro del pubblico da entrare nella cultura pop, rischiano spesso di essere delle etichette in grado di oscurare erroneamente delle personalità poliedriche e versatili. Nobuo Uematsu non è solo Final Fantasy VII, non ha scritto esclusivamente musica sinfonica e attraverso questo concerto ha deciso di mostrare se stesso e la sua carriera nella sua totalità. Proprio per questo motivo, la scaletta dell'esibizione ha valorizzato non solo alcuni brani meno celebri del compositore, ma anche tantissime composizioni originali, completamente slegate dall'ambito ludico.
Non sono tuttavia mancati brani iconici, come il tema di Matoya dal primo storico Final Fantasy o Blue Fields, legato alla World Map di Final Fantasy 8. Sono sicuro che questa scelta sia stata particolarmente apprezzata dal pubblico del nostro Paese, molto legato all'ottavo capitolo della saga per via della traduzione in italiano. Chiude la prima parte del concerto "Bran Bal, the soulless village": si tratta di un pezzo criminalmente sottovalutato e di grande atmosfera, che può vantare una delle più belle trascrizioni per pianoforte presenti nelle "Piano Collections", a cavallo tra fantasy e suggestioni colte come la "Gymnopedie" di Satie.
La parte centrale dell'esibizione, portata avanti con il resto della band, ha alternato con sapienza composizioni originali del Maestro e brani indimenticabili della saga Final Fantasy.
Alcuni brani, accompagnati da musica e voce recitante, sono stati delle piccole favole musicali che pescano a piene mani dal folklore giapponese. Ancora una volta, Uematsu si è mostrato in una veste nuova e poco conosciuta nel mondo Occidentale, aspetto sicuramente degno di apprezzamento.
Dopo aver ascoltato "The know all", "Gave" e "Mamorigami", è giunto il momento di un quartetto composto da alcuni dei brani più iconici della carriera del compositore.
"Battle at the big bridge", uno dei pezzi più dinamici e galvanizzanti della storia dei giochi di ruolo giapponesi, risuona in una veste rinnovata, lontana dal seppur ottimo remix presente nel recentissimo Final Fantasy VII Rebirth. Seguono Suteki Da Ne e Melodies of Life, due brani rispettivamente da Final Fantasy X e 9 che non hanno bisogno di presentazioni. Nonostante l'arrangiamento fosse quello dei bei vecchi tempi, non ho potuto far a meno di apprezzare l'enorme capacità di adattamento e l'eccellente range vocale di Xiao, la cantante scelta da Uematsu per dare voce alle sue composizioni. La ricerca della versatilità sembra essere una chiave di lettura ricorrente per il Maestro, e le sue scelte in fatto di musicisti non fanno che riflettere questa caratteristica del compositore.
Il brano "Eyes on me", ballade che molti ricorderanno come uno dei temi principali di Final Fantasy 8, viene invece eseguito in un inedito arrangiamento in stile Bossa Nova, che fa pensare a cosa sarebbe potuto succedere se le scene più tenere dell'ottavo capitolo si fossero svolte sulle calde spiagge di Costa del Sol piuttosto che sulla fredda plancia del Ragnarok. Un arrangiamento che ha permesso tra le altre cose di apprezzare la perizia di Chihiro Fujioka alle percussioni.
Doppleganger, brano originale di Uematsu presentato in occasione del conTIKI show, non risulta molto lontano dagli umori blues di alcune composizioni presenti in Final Fantasy. Uno degli aspetti più interessanti della conoscenza profonda di un autore è la possibilità di effettuare interessanti paralleli tra alcune delle sue composizioni, e nonostante il brano non sia legato in alcun modo alla saga Final Fantasy, è stato interessante notare alcuni "marchi di fabbrica" presenti anche in pezzi come "Shuffle or Boogie" o "Sleepless City Treno" che denotano il caratteristico approccio del Maestro a questo genere di musica.
Concludono l'esibizione due pezzi estremamente evocativi: "To Zanarkand", una delle composizioni più famose del compositore giapponese, e "No promises to keep", tema principale di Final Fantasy VII Rebirth cantato magistralmente da Xiao.
La caratteristica principale del conTIKI show è stata l'estrema versatilità del programma eseguito, che ha trasformato l'esibizione in un vero e proprio viaggio attraverso le varie suggestioni che hanno reso Uematsu uno dei musicisti più prolifici ed apprezzati del panorama videoludico internazionale. La scelta dei musicisti, dei brani utilizzati e persino dell'ordine in cui presentare i pezzi ha reso il concerto stimolante e mai noioso, e non posso che ringraziare Mario Petillo, Hidden Door e Jgor Masera per aver contribuito al ritorno in Italia di una delle icone assolute del medium: un volto destinato a permanere per sempre nell'immaginario collettivo di tutti coloro che sognavano da bambini di impugnare una Buster Sword, lanciandosi all'assalto di spietate corporazioni e guerrieri dai capelli argentei.
Pubblicato il: 28/03/2025
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