Switch 2 ha la ricetta per un equilibrio perfetto

L’unica tradizione tradita dalla nuova console di Nintendo è in un design da prodotto hi-tech per adulti. Tutto il resto promette di renderla la puntata più sicura di sempre.

C’è un Game Boy più famoso di tutti gli altri, è stato a lungo esposto al Nintendo Store del Rockfeller Center a New York ed è conciato male. Secondo la targhetta informativa che fu esposta al suo fianco, quel Game Boy subì le conseguenze di un bombardamento durante la guerra del Golfo, nel 1991. La plastica della scocca è stata in larga parte deformata e i pulsanti A e B, così come la croce direzionale, si sono sciolti quanto basta da non renderli più funzionanti. Ma per il resto si accende e il gioco inserito viene riprodotto. In realtà quel Game Boy non fu vittima di alcun bombardamento e Polygon ha ricostruito la storia, che nasce sulle pagine di Nintendo Power, la rivista pubblicata da Nintendo negli Stati Uniti. Nel 1991 il mensile ricevette la console da Stephan Scoggins, un infermiere al seguito delle forze militari statunitensi di stanza in Iraq. Ciò che ridusse in quello stato la console fu un incendio e non un bombardamento, ma la sostanza non cambia poi molto: il Game Boy era un pezzo di tecnologia ultraresistente

Il fatto di essere pensate per subire il maltrattamento (involontario) del suo pubblico, è stata a lungo una prerogativa delle console portatili di Nintendo. Volersi riferire principalmente a un pubblico giovane, ha obbligato gli ingegneri di Kyoto a tenere sempre bene a mente i requisiti fondamentali della resistenza e dell’affidabilità. A un primo sguardo gli hardware da gioco portatili prodotti da Nintendo non hanno mai dato l’idea di essere dei delicati assemblati di altissima tecnologia. Con Switch qualcosa è cambiato e con Switch 2 l’inversione è completa. Mentre rigiravo Switch 2 tra le mani, pochi minuti dopo essere entrato nell’area allestita per la Nintendo Switch 2 Experience a Milano, mi è tornato in mente il Game Boy di Scoggins. Ma anche il primo Nintendo DS, un po’ baraccone, e pure il Game Boy Advance SP, con il suo form factor a conchiglia… fuori dal tempo ma dentro alle esigenze di protezione dello schermo e di tutto il resto. Forse Switch 2 è più corazzato di quanto non mi sia parso, ma quando ne avrò uno tutto mio, non farò nemmeno il più innocente dei “crash test”. Anzi, ho appena piazzato il pre-ordine per una custodia imbottita.

La console che Nintendo porterà nei negozi il prossimo 5 giugno sembra effettivamente un accrocchio sexy e ammiccante, più di tutti gli altri accrocchi handheld realizzati da quelle parti fino a oggi. È sorprendentemente leggero e molto più sottile di quanto non avessi immaginato. Al suo confronto, lo Switch che abbiamo conosciuto fino a oggi tradisce ancora un qualche legame con il passato più giocattoloso di Nintendo. Il solido aggancio magnetico dei Joy-Con e le dimensioni lievemente aumentate rispetto al modello del 2017 (con conseguente impugnatura più rilassata) fanno tutto il resto. Alla fine ero lì che facevo scivolare le dita lungo il corpo centrale della console e pensavo che sì, è quasi identico ai due Switch che ho già a casa, ma qualcosa è molto differente. 

La comunicazione di Nintendo è stata chiara fin dal 2 aprile, il giorno del reveal della console e dei suoi giochi: con Switch 2 si torna a parlare di potenza, vent’anni dopo il tuffo nel blue ocean di Nintendo DS e Wii, su spinta del compianto presidente Satoru Iwata. Con poche frecce al proprio arco da scoccare, perché di sperimentale Switch 2 non ha nulla, i responsabili del progetto hanno iniziato a magnificare la portata evolutiva della potenza di calcolo (guarda un po’). Allora forse anche per questo la console ha perso quel poco che rimaneva del tradizionale approccio di Nintendo.

Quello che rimane da dire di una console soppesata e utilizzata solo per qualche manciata di minuti, è che lo schermo LCD non soffre in maniera evidente il confronto con quello Oled dell’omonimo modello di Switch. In questo è probabile che influisca anche la maggiore densità di pixel, perché la risoluzione è passato dall’ormai vetusto standard HD Ready (sì, insomma, i 720p) al ben più adeguato Full HD (1080p). Una risoluzione che, a sentire quelli che ne capiscono davvero, rappresenta l’unica scelta sensata a fronte delle dimensioni dello schermo e delle necessità di alimentazione di un hardware da gioco simile. 

Dalla mattinata con Switch 2 sono comunque uscito con ben più della convinzione che si tratti dell’erede più delicata e altezzosa dell’intera genealogia di Nintendo. Mi pare altrettanto inattaccabile, infatti, che Switch 2 sia in potenza la console più rassicurante dell’intera storia di Nintendo. Gioca nello stesso campionato del Super NES (1990) e del Game Boy Advance (2001), ma credo che abbia qualcosa in più di queste in quanto a garanzie che può fornire a chi la compra e ancor di più a chi la vende. Me ne sono reso definitivamente conto dopo aver provato i tre giochi che più di tutti gli altri spiccavano sullo showfloor: Mario Kart Word, Donkey Kong Bananza e Metroid prime 4: Beyond

Che l’idea di versatilità di Switch 2 funzioni, è chiaro dal 2017 e dall’impatto immediatamente di successo di Switch. Ora ha guadagnato una dotazione hardware ben più muscolosa di quella del genitore, anche tenendo a mente il rapporto con il mercato che entrambe si sono trovate o si troveranno ad affrontare.

Gli editori saranno presenti in massa fin da subito, pur con i limiti che terranno ancora una parte (importante, credo) della produzione AAA lontana dai lidi di Nintendo. E la stessa Nintendo ha pronti due ambasciatori che faranno sventolare con forza la bandiera nelle prime settimane e nei primi mesi. Tra le console “conservatrici” di Nintendo, è quella che ritroverà molto probabilmente il mercato più simile a quello che ha lasciato chi è venuta prima di lei. Non fu così con il Super NES, che si ritrovò a dover recuperare il primato guadagnato nella generazione a 16 bit dal Mega Drive di Sega. Rispetto al Game Boy Advance, invece, non partirà riferendosi immediatamente a un paio di generazioni precedenti, in quanto a risorse tecnologiche ed esperienze di gioco. C’è sempre qualcosa che può andare storto, ma bisognerà davvero mettercisi d’impegno. Questo non assicura a Switch 2 lo stesso, monumentale, risultato di chi lo ha preceduto, ma l’ordine di grandezza dovrebbe comunque rimanere quello.

Entrambi gli ambasciatori mi hanno rassicurato sul lancio della console. Mario Kart World, in particolar modo, mi ha stupito in positivo molto più di quanto non mi aspettassi. Se il primo sorriso è arrivato di fronte al livello di dettaglio e all’eleganza della grafica, è stata poi la frenesia delle gare a ventiquattro piloti a lavorarmi ai fianchi. In qualche modo c’entra anche il fatto di essere di fronte al primo, nuovo Mario Kart da oltre dieci anni a questa parte. A pensarci bene è come se da Super Mario Kart (1992) si fosse passati direttamente a Mario Kart Double Dash!! (2003), pur se con un salto tecnologico neanche vagamente avvicinabile. Ho definitivamente alzato bandiera bianca una volta terminata la prova della modalità Sopravvivenza, assieme ad altri 15 giocatori. Si tratta di affrontare sei tracciati collegati tra di loro e quindi senza alcuna pausa, mentre alcuni checkpoint impongono di raggiungere una certa posizione se si vuole evitare di essere eliminati dalla gara. Passare nel giro di qualche minuto da un tracciato del tutto inedito a uno che ricorda chiaramente quelli che avevo giocato sul Super NES, ma sotto steroidi, per poi tornare a uno già visto quando collegavo quattro controller al Nintendo 64 e poi di nuovo in mezzo a panorami mai visti prima… ha qualcosa di romantico.

Lo ha di sicuro per chi ha già frequentato un bel po’ il circus di Mario Kart. Quando non hai alcun menu a tirarti fuori dal gioco, quando tutto fluisce come a formare svariate correnti dentro un unico fiume, allora è più facile capire il senso di quel “World” appoggiato al titolo. Mario Kart World potrebbe diventare l’enciclopedia visiva, interattiva e altamente emozionale di trent’anni di uno spin-off che, appena annunciato, fece alzare qualche sopracciglio. Un continente di gusci blu e rosari snocciolati alle due di notte, un’immensa mappa che unisce i miniturbo sbagliati all’ultima curva, dal 1992 al 2025 e oltre. 

Donkey Kong Bananza è invece il miglior picchiaduro a scorrimento di Mario mai fatto prima, su questo proprio non ci piove. Ogni tanto la telecamera ha difficoltà a seguire le avventure da mega-talpa del primo eroe (?) di Nintendo e le risorse a sua disposizione sono più di quante mi sarei aspettato, tanto da crearmi un po’ di confusione. Ma quella che mi è rimasta addosso è la sensazione di un’esplorazione conosciuta eppure nuova. È Super Mario Odyssey con meno salti e molti, molti più pugni. Ed è tutto apparecchiato per spingerti a provare tutto e ancora di più, per metterti in testa il dubbio che là potrebbe esserci qualcosa e qui pure e che i mondi di gioco siano dei luna park a cui vadano accese le luci poco per volta. Quando è stato annunciato Donkey Kong Bananza, sono stato particolarmente soddisfatto del ritorno a un gioco 3D di DK, ma ora non riesco a non considerarlo come un nuovo episodio di Mario (sotto mentite spoglie e banane). Pur con le differenze chiarissime già dette, le sensazioni che mi ha lasciato addosso sono esattamente le stesse. 

Voglio dedicare non più di qualche riga a Metroid Prime 4: Beyond, perché eventi come questo non credo gli possano fare molto bene. Ho dovuto giocarci affiancato da molti altri televisori e altrettanti invitati (naturalmente), l’audio era praticamente impossibile da riconoscere, confuso com’era con quello di tutte le altre partite.

E quella di Retro Studios non è mai stata una serie a cui dedicare meno che l’assoluta attenzione, nelle migliori condizioni possibili. Devo ritrovare un collegamento con Samus, dopo tutti questi anni in cui non ha mandato nemmeno una cartolina, e non è stato questa l’occasione giusta per farlo. Non servirà chissà quanto, perché Beyond non reinventa Metroid Prime e, anzi, se vogliamo minaccia di risultare pure un po’ indebolito da un’interpretazione che a prima vista mi sembra molto rigorosa e schematica. Come a dire: ti ho già giocato e ti ritrovo pure con qualche ruga in faccia (perché gli anni di ritardo da qualche parte devono pur farsi vedere). Mantengo una composta fiducia nell’abilità di Retro Studios e mi consolo con la consapevolezza che nessuno conosce meglio di loro come possa funzionare un Metroid in 3D.

Tutto sbilanciato verso la conservazione dei valori del primo, Switch 2 potrebbe avere tra le mani la ricetta per un equilibrio perfetto: quello che mette d’accordo pubblico, critica e azionisti. Le prenotazioni sono già alle stelle, a testimoniare che nessun prezzo è troppo alto per questo mondo (io ci sarei andato al tour della reunion degli Oasis, ma la gente s’è comprata i biglietti a centinaia di sterline, quindi non mi sorprendo più di nulla). I primi due giochi first-party che devono subito indirizzare la barca hanno le vele belle tese. Manca solo un mese e poi si aprirà il nuovo capitolo di una vecchia Nintendo.

Pubblicato il: 26/04/2025

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3 commenti

Personalmente non ho ancora recuperato ps5 per motivi economici (sic!), ma questa anteprima mi sta convincendo a posticipafe ancora a favore di DK e dei kart... vedremo per natale come andrà la disfida!
Grazie Mattia, un articolo splendido!

Spettaloco, qua in trepidante attesa del 5 giugno!

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