SMUSHI COME HOME
Lo straordinario viaggio del fungo
“I funghi continuano ad aggirare i sistemi di classificazione che costruiamo per loro. Il sistema tassonomico di Linneo è fatto per le piante e gli animali, e fatica a gestire funghi, licheni e batteri. Una singola specie di fungo può crescere secondo forme diverse che non presentano alcuna somiglianza tra loro e molte specie sono prive di caratteristiche distintive utili a definirne l'identità”
Merlin Sheldrake, “L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi”, Marsilio, 2020, p. 260
L’essere più sfuggente di Smushi Come Home è il suo sviluppatore.
Poco dopo l’inizio dell’avventura, il funghetto Smushi, perso e lontano da casa, può trovare una appariscente porta rossa chiusa a chiave. Quest’ultima potrà essere scovata solo verso la fine del viaggio, all’interno di una caverna del tutto opzionale. È richiesto lo sforzo di ricordare la porta, di tornare indietro – di farsi prendere, insomma, da una certa dose di curiosità. Il premio è inestimabile. Ci accoglie una versione videoludica di SomeHumbleOnion, nome con cui lo sviluppatore di Smushi Come Home è conosciuto online. È seduto e stupito di vedere il funghetto protagonista del suo videogioco: “Ma cosa fai?” gli dice, “Torna a casa, Smushi, i tuoi fratelli ti stanno aspettando!”. Lui, invece, rimarrà lì a riposarsi, perché è molto stanco per aver lavorato a lungo a qualcosa che ama; conclude affermando che bisogna sapersi concedere del tempo per sé stessi.
SomeHumbleOnion si riferisce, ovviamente, a Smushi Come Home: quel “qualcosa che ama” è il videogioco che ha sviluppato nel corso degli ultimi tre anni, dopo aver lasciato il suo precedente lavoro. È un’opera prima che – lo dico senza mezzi termini – risulta impressionante per coerenza nella direzione complessiva, per pulizia d’esecuzione, e per la capacità di creare un senso d’avventura partendo da piccolissime cose. Una foglia diventa una maestosa paravela; i fiori sono propulsori di salti spericolati; le note suonate al pianoforte – strumento d’eccellenza nella costruzione dell’epica musicale di The Legend of Zelda, cui SomeHumbleOnion tanto guarda nel suo lavoro – sono dolci, ma decise, proprio come Smushi, il funghetto protagonista dell’avventura.
Boletus edulis
Descrizione: in Italia, per legge possiamo definire “porcini” quattro specie di boleti commestibili. Boletus edulis è il più conosciuto tra questi: presente nel nostro Paese tra la fine dell’estate e l’autunno sotto aghifoglie e latifoglie, è conosciuto e consumato da secoli (è stato classificato da Vaillant nel 1727). Eppure, conosciamo solo parzialmente la sua composizione chimica.
Ama nascondersi tra le foglie, e per questo è necessario perlustrare accuratamente il sottobosco per trovarlo… Lasciandosi guidare dal suo profumino! Eccellente condimento per le tagliatelle da cotto, è ottimo anche crudo, tagliato sottile, con un filo d’olio.
Segni particolari: ama stare in famiglia. Se si trova un porcino, meglio cercare nelle vicinanze: è probabile che altri esemplari si nascondano sotto il fogliame nei paraggi.
Macrolepiota procera
Descrizione: comunemente noto come “mazza di tamburo” per la sua forma in fase di crescita, questo fungo presenta un cappello maestoso una volta giunto a maturità. Qualche anno fa ho trovato nei boschi di Brinzio un esemplare eccezionale: il cappello presentava un diametro di 27 centimetri, superiore alla media della specie.
Si trova sotto latifoglie e conifere e ha un fortissimo odore di nocciola. Morbidissimo e setoso, è uno dei funghi più piacevoli da trovare per tatto, olfatto e gusto: provatelo fritto o al forno, impanato e con una spolverata di parmigiano sopra, con un pizzico di pepe. Sarà una cena indimenticabile!
Segni particolari: si distingue da un fungo tossico all’apparenza molto simile per il profumo distintivo di nocciola e per la sua carne bianchissima, che non cambia colore quando il fungo viene spezzato. Al contrario, Chlorophyllum rhacodes – specie velenosa sia da cruda, sia da cotta – presenta un deciso viraggio delle carni al rosso. Con queste informazioni scongiurerete ogni possibile confusione e potrete mangiare sereni!
Un po’ di contesto. Le imprese di Smushi iniziano nel segno del più totale relax: insieme ai fratellini Mushi, Umi e Musho non fa altro che giocare sul piccolo isolotto su cui vivono. L’evento di rottura dell’equilibrio è l’arrivo di un grosso uccello, che acchiappa Smushi e lo porta lontano, verso un bosco sconosciuto. Non è una selva oscura di dantesca memoria: i suoi abitanti sono gentili e incoraggianti verso il piccolo fungo protagonista, che grazie ad alcuni rudimentali attrezzi – una foglia-paravela e dei ganci da scalata – potrà vivere imprese da Link in miniatura per tornare a casa, nel segno di un’esperienza del tutto wholesome: l’esserino che gli dona una spada lo ammonisce di non usarla su altri esseri viventi, in nessun caso!
“Wholesome. Adjective: UK /ˈhəʊl.səm/ US /ˈhoʊl.səm/: good for you, and likely to improve your life either physically, morally, or emotionally”
Definizione di “wholesome” dal Cambridge Dictionary
Smushi Come Home è stato rilasciato nel corso del Wholesome Direct 2023, uno degli appuntamenti facenti parte del Summer Game Fest. Nato nel 2020 in occasione della cancellazione degli eventi videoludici in presenza, lo show si prefigge l’obiettivo di mostrare videogiochi pieni di tenerezza e positività. Insomma, un appuntamento da copertina e tisanina – non fosse per il caldo del periodo! Quest’anno ho seguito l’evento su Twitch insieme ad Andrea e a tutta la community di RoundTwo: tra funghetti, rane, streghette e tanto, tantissimo cibo, Wholesome Direct ci ha conquistati con la sua capacità di rallentare il treno dell’hype degli annunci di questo periodo, mostrando videogiochi capaci di infondere un senso di calma e piacevole lentezza in questo giugno febbrile.
Uno dei primi personaggi che Smushi incontra nel bosco è una lumaca. Dice di essere una micologa (ossia una studiosa di funghi) e ci regala un quaderno per annotare tutte le nostre scoperte fungine. È qui che la realtà entra nel videogioco: tutte le specie di funghi di Smushi Come Home esistono davvero, e alcune di queste hanno pure fatto la storia del medium videoludico. Amanita muscaria, innanzitutto. Smushi le somiglia molto, con il suo cappello rosso a puntini bianchi. Questo fungo psicoattivo, usato da centinaia di anni dagli sciamani di diverse parti del mondo, ha ispirato Lewis Carroll e il suo Alice nel Paese delle Meraviglie. A sua volta, Alice ha ispirato Shigeru Miyamoto – come da lui confermato in un’intervista rilasciata nel 2015 – nella creazione del Super Fungo di Super Mario. Amanita muscaria, però, ha avuto anche apparizioni meno confortanti: è il caso del Ramblin’ Evil Mushroom di EarthBound, capace di infliggere lo status Mushroomization, confondendo i protagonisti (e il giocatore) mutando i controlli da utilizzare per muoversi.
Nulla di tutto questo accade in Smushi Come Home: come tutti gli altri funghi che incontriamo, Amanita muscaria è libera di stare nel bosco senza essere considerata un nemico o un potenziale danno. Con dispiacere, a ogni mia uscita per cercare funghi vedo bellissimi esemplari di questa specie strappati e buttati a terra da cercatori irrispettosi, come se Amanita muscaria fosse un’offesa, una terribile minaccia verso l’uomo. Per chi conosce e rispetta questo mondo straordinario, ogni membro della comunità fungina è catalizzatore di curiosità e di scoperte, portatore di misteri che solo in minima parte sono stati decifrati dalla comunità scientifica. E si tratta di un gruppo dialogante: i funghi micorrizici – tra cui proprio Amanita muscaria – formano reti di comunicazione e scambio di sostanze nutritive formate dal micelio del fungo (il suo apparato vegetativo) e le radici delle piante. I biologi chiamano questo sistema “wood wide web”, in un rimando voluto alla rete Internet, capace di connettere esseri umani presenti in tutto il mondo.
Cantharellus cibarius
Descrizione: meglio noto come “galletto” o “finferlo” è un eccellente commestibile, ma vi consiglio di cuocerlo bene: il suo gusto, da crudo, è un po’ acre e poco piacevole. Di un bel colore giallo uovo, si trova sotto latifoglie e aghifoglie tra l’estate e l’autunno. Mi capita abbastanza spesso di trovarlo vicino ai porcini, con cui condivide il medesimo habitat.
Segni particolari: attenzione a non confonderlo con Omphalotus olearius, fungo velenoso responsabile della sindrome pardinica, che porta dolori epigastrici, nausea, cefalea, forte sudorazione, talvolta rallentamento del battito cardiaco e allucinazioni cromatiche. Nei casi più gravi possono insorgere complicazioni a livello del fegato e dei reni. Come distinguere le due specie? Semplicissimo: Omphalotus olearius è, mediamente, molto più grande di Cantharellus cibarius, e presenta lamelle di forma “tradizionale”; quelle del finferlo sono più simili a delle creste. Se il fungo brilla al buio non ci sono dubbi: vi trovate davanti a un esemplare di Omphalotus olearius. Ammiratelo – la bioluminescenza di questo fungo è uno spettacolo a dir poco magico – ma lasciatelo nel bosco.
Chalciporus piperatus
Descrizione: questo fungo dal sapore incredibilmente pepato ha vissuto grandi avventure tassonomiche. Inizialmente classificato come boleto (Boletus piperatus, Bulliard, 1790) è poi passato tra i leccini (Leccinum piperatus, Sowerby, 1821) e infine tra i suilli (Suillus piperatus, Leipzig, 1888) prima di approdare alla classificazione corrente. Nulla di che stupirsi: l’inventore del sistema tassonomico che ancora oggi utilizziamo, il botanico svedese Linneo, nel Settecento già lamentava che l’ordine dei funghi era “un caos”!
Con calma disperazione di noi appassionati di funghi, le nomenclature vengono riviste abbastanza spesso: questo permette di comprendere quanto sia complesso classificare forme di vita – quelle fungine – che si dimostrano sempre più misteriose man mano che le nostre conoscenze su di loro aumentano. Insomma, più che trovare risposte non facciamo altro che porci nuove domande. Ed è bellissimo!
Segni particolari: con il suo cappello vistoso, i suoi tuboli rossi e il gambo giallo vivo, è un fungo che non passa di certo inosservato. Attenzione: quando dico che ha un sapore incredibilmente pepato, intendo dire che è caldamente sconsigliato cucinarlo da solo! Meglio accompagnarlo ad altri funghi (ovviamente commestibili) o usarlo come condimento da essiccato. Se amate raccogliere funghi, vi consiglio di dotarvi di una essiccatrice: ne trovate sul mercato a prezzi assolutamente accettabili.
Ecco, Smushi Come Home è proprio una storia di connessioni e di collaborazione. Il piccolo Smushi aiuta in vari modi i membri della comunità del bosco: un fungo ricercatore vuole saperne di più su alcuni misteriosi artefatti posti in un’area elevata, ed ecco che l’intrepido funghetto protagonista va a recuperarli; in un’altra occasione, possiamo svolgere una sessione di tiro alla fragola per dare una mano a un insettino dotato di una pessima mira. Nessuno si fa male, in Smushi Come Home; i premi sono piccini picciò, ma si è comunque irresistibilmente portati verso il prossimo, in preda a un’atmosfera di serenità e positività che non abbandona mai il cuore del giocatore. Contribuiscono a questo anche i dialoghi, deliziosamente scritti in un carattere simile al Comic Sans, ma ancora più tenero, arrotondato, ingenuo solo all’apparenza – perché nelle parole di funghi, insetti e altri esseri del bosco, pronunciate in un bisbiglio dolce e inintelligibile, si nasconde una lectio magistralis di bellezza e gentilezza, manifestando le qualità altruiste di quel “wood wide web” da cui gli esseri umani avrebbero tanto da imparare.
C’è un’altra area segreta molto speciale, oltre a quella in cui si può trovare lo sviluppatore di Smushi Come Home. Un’apertura sottomarina nasconde un giardinetto pieno di funghi appartenenti alla mia specie preferita. È Coprinus comatus, “il fungo dell’inchiostro”. Si trova nei luoghi più inaspettati: nel mio caso, l’ho scoperto per la prima volta nel parcheggio di un supermercato. Non potevo credere ai miei occhi. Il suo gusto è leggendario, e alla prova dei fatti ha persino superato le aspettative. È un fungo senza prezzo, perché dopo qualche ora da quando è stato raccolto si tramuta in un inchiostro nero: inserirlo nella catena di servizio di un ristorante sarebbe semplicemente impossibile. Il biologo Merlin Sheldrake, autore dello straordinario “L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi” (citato in apertura) ha illustrato il suo libro usando proprio l’inchiostro prodotto da Coprinus comatus, a simboleggiare la mutevolezza e le infinite sorprese che provengono dal mondo dei funghi. Anche videoludici, come nel caso di Smushi Come Home: basta aprire gli occhi per riempirli di meraviglia.
Pubblicato il: 23/06/2023
Provato su: PC Windows
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