HAUNTII

- RECENSIONE -

A volte capita di innamorarsi follemente di un trailer, una demo o anche solo di un’idea in maniera del tutto sconsiderata. Siamo esseri umani appassionati di videogiochi che vivono costantemente bombardati di informazioni che cercano di orientare il nostro gusto e di pilotare il nostro portafogli verso l’acquisto di un determinato prodotto, quindi è naturale che succeda. E – badate bene – succede a tutti di cascare con entrambi i piedi nella trappola dell’hype culture, anche a chi come me si definisce uno strenuo antagonista della nostra cultura del consumo spasmodico. A volte uno ci prende, e finisce che si crea nella sua testa l’idea di essere un fine analista di cultura e mercato in grado di prevedere ampiamente il successo o l’insuccesso di un dato videogioco. A volte, invece, si è costretti ad affrontare la consapevolezza di aver toppato e di aver investito le proprie aspettative sul cavallo sbagliato, e allora lì tocca fare i conti con la propria delusione e fare un bagno d’umiltà.  

Penso abbiate capito dove voglio arrivare: Hauntii è stato per me una vera e propria folgorazione sin dalla sua prima apparizione nella cornice dei Day of the Devs 2023, un amore sbocciato per caso e che ho coltivato a lungo facendo proselitismi per il gioco d’esordio di Moonloop Studios soprattutto dopo averlo provato alla Gamescom. Ecco, è con la morte nel cuore che devo rintanare ben bene la coda tra le gambe e ammettere (soprattutto a me stesso) di aver preso un granchio. E pure bello grosso. 

C’era qualcosa nell’idea di mettersi ai comandi di uno spiritello in grado di possedere gli oggetti attorno a lui e disperso nell’oltretomba alla ricerca di sè stesso che su di me ha esercitato un fascino magnetico. Sin dal primo contatto con la demo di Colonia mi sono ritrovato più volte a ragionare sia sulle potenzialità di una meccanica del genere sia sulla direzione narrativa che il gioco voleva in qualche modo suggerire nella manciata di minuti di gameplay concessi dalla versione di prova. Badate bene: sono ancora profondamente convinto della validità di certe idee, ma sono anche convinto del fatto che Hauntii non sia stato minimamente in grado di svilupparle a dovere. Non riesco nemmeno a far ricadere la “colpa” di tutto questo sull’inesperienza di un team che – è sempre bene ricordarlo – è al suo esordio. Al contrario, penso sinceramente che i tanti problemi che affliggono Hauntii siano figli di un approccio sbagliato al game design nella sua interezza, ma a questo ci arriviamo con calma.  

Partirò dall’ovvio, sottolineando ancora una volta la meravigliosa veste estetica di Hauntii come uno dei (se non l’unico) pregi più evidenti del gioco. L’aldilà dipinto da Moonloop Studios è semplicemente strabiliante, accarezzato com’è da un filtro simil-bitmap che ammanta la sua atmosfera di quella che potrebbe quasi sembrare polvere di pixel sparpagliata sullo schermo. Questo, unito alla scelta intelligentissima di utilizzare una palette molto limitata e quasi esclusivamente in bicromia, rende Hauntii un videogioco meraviglioso da guardare, soprattutto quando mette in mostra i grandi ambienti tridimensionali che compongono il cuore dell’aldilà. È una scelta di grande impatto, ma va anche detto che in certe situazioni tende ad ingannare un po’ l’occhio, nascondendo involontariamente oggetti e percorsi che in altre condizioni sarebbero stati perfettamente visibili.

Smarcata questa ovvia e doverosa premessa arriviamo quindi alla domanda più importante: cos’è Hauntii e perché si è trasformato in una delusione così bruciante? In Hauntii, come già detto, si interpreta un fantasmino. Si tratta dell’anima di una persona che ha lasciato da poco il mondo dei vivi e che è totalmente ignara del proprio passato e del motivo per cui è stata costretta a congedarsi dalla propria vita terrena. L’unica certezza è che al suo risveglio nell’aldilà il fantasmino si ritrova per qualche motivo connesso ad un candido angelo, che lo accompagna verso una torre che, in teoria, dovrebbe rappresentare per entrambi il punto di accesso al paradiso.

Tutto questo, ovviamente, viene negato al piccolo protagonista, che assiste quindi impotente all’ascensione dell’angelo mentre un groviglio di catene lo trattiene impedendogli di seguirlo. Il cuore dell’esperienza del gioco risiede nell’indagare su di sè e sul proprio passato per scoprire il modo di liberarsi di quelle catene e raggiungere la sua destinazione; questo viene fatto raccogliendo dei frammenti di stella in giro per la mappa e utilizzandoli per ricomporre delle strane costellazioni che celano i ricordi della vita del defunto protagonista. 

È qui che nascono i problemi.

Per raccogliere le stelle è necessario risolvere delle piccole missioni sparpagliate per una delle aree aperte del gioco: si va dallo sconfiggere tutti i nemici presenti in un’area (lo si fa sparando, perché Hauntii è fondamentalmente un’avventura con delle meccaniche da twin stick shooter) all’esplorare a fondo una data area di gioco, sfruttando peraltro la possibilità di infestare gli oggetti presenti nell’ambientazione. Il dramma è che Hauntii presenta una lunga serie di missioncine di questo tipo che sono tutte uguali tra loro, mostrando il fianco ad una ripetitività che diventa stancante dopo pochissimo tempo. È possibile infatti che nella stessa area si sia costretti a prendere parte allo stesso minigioco con solo delle minuscole variazioni addirittura per tre o quattro volte nel giro di pochissimo tempo. A questo si aggiunge il fatto che tante di queste missioni sembrano vivere di vita propria all’interno dell’ambientazione in cui sono inserite, risultando quindi molto disorganiche e slegate da quello che dovrebbe essere il tema principale del gioco. Tra l’altro (e questa è stata la maggior fonte di frustrazione di tutta la mia esperienza) il sistema di controlli del gioco è snervante come poche cose al mondo. Hauntii è LENTO, lentissimo, e trascinarsi in giro per le mappe si trasforma il più delle volte in una piccola tortura che costringe a dover procedere come lumache in giro per ambientazioni che il più delle volte sono semplicemente troppo grandi in relazione alla non-rapidità con cui le si attraversa. Badate bene: in Hauntii la maggior parte del tempo lo si passa camminando, e non è raro che ci si debba impegnare in qualche breve sessione di backtracking per raccogliere i frammenti di stella e procedere nell’avventura. Un’esperienza sfibrante.

Forse l’errore è mio che mi sono creato un certo tipo di aspettative, ma il tono generale di Hauntii mi ha confuso a più riprese: spesso infatti la malinconia dell’inizio finisce per sfumare in un’allegria diffusa nell’aldilà che mi ha disorientato. Non che non ammetta l’idea di un post-mortem felice e spensierato, tutt'altro, ma ho avuto come l’impressione che gli elementi su cui si fonda Hauntii siano stati appiccicati l’uno sull’altro un po’ alla rinfusa, senza che ci si curasse troppo del loro significato in relazione al tema fondante della storia. Non aiuta nemmeno il fatto che la progressione sia scandita dallo sblocco dei ricordi delle varie fasi della vita del protagonista, che forniscono quindi degli intermezzi narrativi che – onestamente – trovo ormai terribilmente inflazionati soprattutto all’interno di certe produzioni più piccole.

Ve lo ricordate Tumblr nel 2013? Ecco, Hauntii mi ha ricordato esattamente certi pastrocchi che mescolavano visual particolari a contenuti superficiali e un po’ pretenziosi. Non prendetela come un’avversione per la quotidianità raccontata attraverso i videogiochi, anche perchè amo alla follia opere come Florence, Season e Before Your Eyes, ma la meccanica dello sblocco dei ricordi mi è sembrata… stanca. Non c’è niente di interessante nel ripercorrere la vita del protagonista perché la sua è una storia stravista in mille salse diverse, spesso e volentieri inquadrata in maniera decisamente più accattivante e significativa di quanto fatto da Moonloop Studio.

Se lo si guarda da lontano è un videogioco interessante, carico di un fascino magnetico dovuto in larga parte alle sue premesse e alla sua estetica meravigliosa. Appena si comincia a scavare più a fondo ci si ritrova faccia a faccia con un’opera impacciata, confusa e terribilmente noiosa che finisce per annegare nella sua lentezza opprimente e spesso ingiustificata. Segnalo anche che allo stato attuale delle cose anche il lato tecnico è un mezzo disastro: tra bug, glitch fastidiosissimi e, soprattutto, un framerate che definire instabile è un eufemismo, Hauntii non fa altro che darsi zappate sui piedi ogni volta che ne ha l’occasione. È un problema marginale, perché il team ha dimostrato di essere perfettamente al corrente di tutti i problemi che affliggono il gioco e quindi è quantomeno prevedibile che presto arriverà una patch che tenterà di rattoppare il tutto, ma è comunque importante segnalarlo.  

Ho creduto tantissimo in Hauntii, ci ho scommesso tanto perché il trailer di lancio fu una vera e propria folgorazione e perché il suo concept era (ed è tutt’ora) super affascinante. Oggi mi ritrovo a fare i conti con una lunga serie di aspettative disattese e con un videogioco che si è divertito a vedermi sbadigliare ripetutamente con Switch tra le mani. 

Che disdetta.

Pubblicato il: 22/05/2024

Provato su: Nintendo Switch

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6 commenti

Davvero un grande peccato, anche io avevo delle aspettative elevate dovute soprattutto alla parte estetica... dispiace che abbia un gameplay così noioso.

Questa fa male...

Un grande peccato visto che pure io fui molto colpito dalla demo provata, proverò comunque a dargli una chance.

Peccato, esteticamente c’era proprio tutto

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