DRAGON BALL

SPARKING

ZERO

Sarebbe piuttosto pleonastico parlare del contributo della saga Dragon Ball e di Akira Toriyama nella cultura pop moderna. E' stato fatto mille volte ed è sotto gli occhi di tutti, quindi non aggiungerebbe nulla di nuovo alla trattazione. 

Uno sforzo intellettuale più utile sarebbe piuttosto inquadrare la serie Budokai Tenkaichi, di cui Sparking Zero è l'esponente più recente, all'interno del genere fighting game. Sebbene i picchiaduro abbiano un'unica denominazione, sono uno dei generi più variegati e stratificati del mondo videoludico. La categorizzazione del genere si è evoluta tantissimo negli ultimi anni ed ogni sviluppatore fa rientrare, ormai consciamente, un proprio titolo all'interno di un determinato "contenitore". 

Partiamo ad esempio dal picchiaduro bidimensionale classico, uno dei più popolari perchè vede come proprio portabandiera quello Street Fighter II che ognuno di voi avrà giocato almeno una volta nella vita. Questo sotto-genere si basa ovviamente sulla coesistenza su un piano bidimensionale di due lottatori, che si sfidano senza la possibilità di utilizzare una terza dimensione. Questo aspetto è invece colonna portante  nelle serie Tekken e Virtua Fighter, che infatti sono definiti picchiaduro tridimensionali e offrono una maggior libertà di movimento all'interno dello scenario. Dopo gli anni '90 questa distinzione storica si è ulteriormente stratificata, includendo numerosi altri sotto generi completamente diversi. Pensiamo ad esempio al platform fighter, di cui Smash è il massimo esponente o all'anime fighter che, al contrario di quanto molti penseranno, non si qualifica in quanto tale per la sola presenza della grafica in stile anime ma include una varietà di altri parametri quali la lunghezza delle combo, la possibilità di scattare a velocità supersoniche sullo schermo e, in generale, la frenesia e caoticità dell'azione. 

Nel momento storico che ci troviamo a vivere, i termini "anime fighter" e "fighter anime" non potrebbero essere così distanti. Per fare un esempio perfettamente calzante con il prodotto di cui ci stiamo occupando in questo articolo, Dragonball FighterZ è la definizione perfetta di anime fighter, mentre Sparking Zero se ne discosta completamente. In quale categoria possiamo collocare quindi l'ultima fatica Bandai Namco all'interno del genere fighting game? Sicuramente all'interno degli "arena fighter", titoli che amplificano ulteriormente la libertà concessa dal movimento tridimensionale aprendola ad una gigantesca arena aperta e permettendo ai giocatori di volare, scattare ed effettuare combo semplici ma efficaci. È importante inquadrare con certezza il genere della produzione per poterne inanzitutto capire il target di riferimento, e successivamente sceglierne i criteri di valutazione. 

E' quindi impossibile valutare Sparking Zero allo stesso modo di un titolo come Tekken o Street Fighter, perchè pur rientrando in categorie affini, si tratta di prodotti radicalmente diversi, sia nelle intenzioni che nell'esecuzione. Gran rilievo nell'analisi di un titolo come Sparking Zero avranno, ad esempio, le modalità single player, la grandezza del roster e la mole di contenuti offerti. Di contro, l'aspetto competitivo non ricoprirà nessuna importanza: Il bilanciamento del roster in Sparking Zero è volutamente assente, poiché il titolo si propone di replicare i livelli di potenza dell'anime. Molti ritengono che valutare un arena fighter, genere cui appartengono titoli come Jump Force, Demon Slayer o Naruto Ninja Storm, significhi attuare una sorta di "sospensione dell'incredulità" e perdonare alcuni difetti strutturali perché "tanto sono fatti per divertirsi senza pensieri". In realtà anche all'interno di questo sotto genere ci possono essere titoli scadenti, come ad esempio l'ultimo fighting game dedicato all'universo di Jujutsu Kaisen, ma anche piccole gemme come il già citato Demon Slayer: the Hinokami Chronicles o Pokken Tournament, il picchiaduro Bandai Namco dedicato al mondo dei Pokèmon che è considerato dagli addetti ai lavori tra i migliori arena fighters mai prodotti. Mettiamo quindi al microscopio l'ultima trasposizione videoludica delle avventure di Goku e compagni per rispondere all'annosa questione: Sparking Zero è davvero meritevole dell'hype che lo circonda?

UNA RICCHISSIMA OFFERTA SINGLE PLAYER

Bisogna dirlo: l'alto numero di modalità, unita alla non immediatissima user interface del menu principale, ha reso il primo approccio a Sparking Zero un'esperienza abbastanza soverchiante.  

Dragon Ball Sparking Zero presenta le consuete modalità allenamento, tutorial e sfide singole offline. Ma la modalità in cui trascorrerete la maggior parte del tempo sarà sicuramente l'"Episodio Battaglia", il principale Story Mode del titolo. Questa modalità Single Player presenterà le vicende principali dell'anime a partire dalla serie Z fino ad arrivare al recente Dragonball Super. Purtroppo non c'è traccia dell'esplorazione in terza persona presente nei titoli precedenti, e la selezione delle missioni avverrà attraverso menu piuttosto asettici che delineeranno il percorso di ogni protagonista. Avrete la possibilità di vivere le vicende di gioco dal punto di vista di diversi personaggi principali della serie, ripercorrendone gli incontri principali e sbloccando alcuni interessanti scenari "what if", ottenuti soddisfacendo determinati requisiti durante gli scontri.

Ho detto "determinati", ma in realtà esistono tre sole condizioni di sblocco: scegliere una particolare opzione durante i dialoghi, battere il proprio avversario prima dello scadere del tempo o mantenere lo scontro "in stallo" fino a far scattare la cutscene successiva. Date le innumerevoli situazioni che possono verificarsi nell'universo di Dragon Ball, era lecito aspettarsi molti più percorsi di sblocco degli episodi non canonici. Solitamente, se nella lore dell'anime un nemico si è rivelato impossibile da sconfiggere per i protagonisti, sarà necessario evitare di prosciugarne le riserve vitali per proseguire con la storyline "canonica", mentre abbattendolo sbloccheremo il relativo "what if".

La qualità della scrittura in questi episodi alternativi varia dall'ottimo al banale. Molte scelte porteranno ad una singola cutscene alternativa, il cui umore solitamente sarà "il nostro eroe ha sconfitto anzi tempo il cattivo, riportando la pace sul pianeta", ma alcuni scontri sbloccheranno intere linee temporali alternative con degli spunti narrativi davvero notevoli. Ritengo tuttavia inspiegabile la scelta di interrompere l'episodio di Vegeta con la Buu Saga, considerata la sua presenza massiccia durante il Torneo del Potere, per non parlare della saga GT.

In ogni caso, ci troviamo davanti ad un'offerta single player davvero notevole: terminare gli episodi di tutti i personaggi con le relative timeline alternative vi impegnerà per tantissime ore, e non escludo la possibilità che Bandai Namco trasformi questa modalità in una piattaforma continuamente in aggiornamento con nuove storie e nuovi protagonisti.

Lo Story Mode presenta due livelli di difficoltà, che potrete regolare in base alle vostre esigenze. Purtroppo l'Intelligenza artificiale degli avversari si rivela piuttosto schizofrenica: mostrerà infatti un'innata abilità per le contromosse, ma vi lascerà caricare la vostra modalità Sparking senza disturbarvi. Ogni scontro sarà fondamentalmente risolvibile allontanandosi, caricando lo Sparking e attaccando il nemico ripetutamente in modalità potenziata, terminando la combo con una mossa finale che prosciugherà dalle 2 alle 3 barre di energia dell'inerme avversario. 

Assieme alla modalità Episodio troverete la modalità "Battaglia personalizzata", che permetterà di creare una piccola storia che sarà possibile condividere su Internet o giocare da soli, con tanto di sigla iniziale, dialoghi e titolo dell'episodio. Potrete decidere le condizioni di vittoria, i personaggi coinvolti, gli sfondi ed una tematica principale. A livello di gameplay, la battaglia personalizzata è fondamentalmente identica alle battaglie singole contro la CPU, ma se c'è una cosa che i fan di Dragon Ball amano è immaginare scontri ideali tra personaggi di diverse saghe.  

Completa l'offerta single player la modalità torneo, in cui potrete inserire diversi personaggi, scegliere le regole e l'ambientazione e fiondarvi in sfide accanite in modalità offline o online. Esistono tantissimi tipi diversi di torneo, tutti ispirati a competizioni come il torneo Tenkaichi o il Torneo del Potere. Giocando in qualunque modalità guadagnerete Zeny, che potrete utilizzare per sbloccare personaggi del roster, costumi e potenziamenti per i vostri personaggi. Avete letto bene: sbloccare. Un termine ormai andato in disuso nei giorni nostri e tanto caro ai giocatori di vecchia scuola. Con più di 180 lottatori giocabili e tantissimi costumi diversi per ognuno, la longevità del titolo è notevole. Potrete acquistare alcuni personaggi dallo shop in-game utilizzando gli zeny, mentre altri saranno disponibili completando determinati scontri nella modalità Episodio Battaglia. Infine, completando delle quest giornaliere e raccogliendo le sfere del drago, potremo evocare diversi draghi per velocizzare la nostra progressione attraverso dei desideri, che ci permetteranno di ottenere denaro, personaggi o migliorare il livello del nostro account.

 A livello scenografico, di regia e gestione delle animazioni, Sparking Zero è il sogno di ogni fan di Dragon Ball: ogni super è animata alla perfezione, restituisce perfettamente l'intensità degli scontri più memorabili dell'anime. Sono sicuro che il primo impatto con questa produzione lascerà diverse bocche spalancate: alcune mosse finali superano di gran lunga il pur eccellente livello di Dragonball FighterZ, rendendo il più recente capitolo della saga Budokai Tenkaichi una delle trasposizioni ludiche del leggendario manga più belle da vedere.

IL GAMEPLAY

Partiamo da questo importante presupposto: Dragon Ball Sparking Zero non è un titolo competitivo e non vuole esserlo. Il picchiaduro arena targato Bandai Namco è un gioco pensato soprattutto per un pubblico casual, e segue la filosofia del "premi un tasto e succederà qualcosa di meraviglioso". D'altra parte se consideriamo le note difficoltà di bilanciamento di illustri colleghi con roster ben più contenuti, non esiste mortale, sayan o dio della distruzione che possa bilanciare un picchiaduro con un roster di 180 lottatori. Sparking Zero riprende la maggior parte dell'adrenalinico combat system del suo predecessore, ottimizzandone alcune ruvidità e aggiungendo diverse caratteristiche. A costo di sembrare ridondante, citerò in breve le caratteristiche salienti del prodotto.

I personaggi disporranno di diverse barre di energia, prosciugate le quali si arriverà ad un inevitabile KO. All'interno della user interface troveremo una barra super, ricaricabile attraverso un tasto dorsale, che regolerà le principali mosse speciali ed un'altra che presenterà un indicatore numerico e regolerà diverse abilità specifiche dei lottatori, come il Kaioken di Goku o le abilità ferma-tempo di Guldo. Uno degli obiettivi principali degli scontri sarà guadagnare abbastanza tempo per entrare in modalità Sparking, una versione potenziata del nostro alter ego attraverso la quale potremo eseguire combo quasi infinite ed utilizzare la mossa più potente di ogni lottatore.

L'intera strategia di gioco ruoterà attorno a questo perno principale: le combo a distanza ravvicinata, eseguibili alternando i tasti "leggero" e "pesante", avranno come unico scopo quello di scaraventare lontano il nostro avversario per permetterci di caricare la nostra aura indisturbati. 

 Il concetto stesso di "combo" in Sparking Zero risulta abbastanza astratto, data la possibilità di interrompere e contrastare le sequenze di colpi in qualsiasi momento. Esistono diversi metodi per contrastare l'offensiva nemica, e l'aspetto forse più divertente dell'intero combat system è sicuramente costituito dalle infinite sequenze di contrattacchi che due rivali a schermo potranno eseguire. La principale abilità richiesta per prevalere negli scontri sarà la lettura delle animazioni di gioco e il cosiddetto "meter management", ovvero sapere esattamente quante barre abbiamo a disposizione e come impiegarle. Alcuni contrattacchi richiederanno diverse risorse per essere effettuati, ed esaurire la nostra aura significherà essere storditi e alla mercè del nostro avversario.

Fin dai primi scontri, la natura "mashing friendly" della produzione è fin troppo chiara. La maggior parte delle combo si eseguirà premendo ripetutamente un tasto e anche i mini-game (come gli scontri tra onde energetiche) richiederanno la pressione forsennata di alcuni bottoni, con buona pace dei poveri controller. La struttura delle combo sarà pressochè identica per ogni personaggio del roster e, nonostante mi aspettassi pienamente un tale approccio al gameplay, sono comunque abbastanza deluso dalla mancanza di qualsivoglia differenza tra i vari membri del roster.

Dal punto di vista della leggibilità dell'azione, in Sparking Zero sono stati fatti diversi passi avanti ed alcuni passi indietro rispetto ai vecchi titoli della serie. La telecamera non segue più a distanza ravvicinata il lottatore, permettendo una più accurata visione dell'arena di gioco e della posizione dell'avversario. Tuttavia, in molte occasioni effetti come esplosioni, nuvole di fumo o piogge di detriti renderanno l'azione molto caotica e ridurranno notevolmente la leggibilità degli scontri. Un altro aspetto che mi ha convinto poco è la possibilità di combattere sott'acqua o distruggere parti dello scenario: nel momento in cui Sparking Zero cerca di elevarsi sui propri predecessori va contemporaneamente a minare la godibilità degli scontri rendendo l'interazione tra hitbox caotica e casuale. Durante la mia prova mi è anche capitato di far incastrare il personaggio nello scenario, rendendo necessario il riavvio.   

In definitiva, recensire Dragon Ball Sparking Zero è stato un po' come entrare nella capsula di Trunks e viaggiare nel tempo. Si tratta di un'operazione nostalgia perfettamente riuscita, con personaggi sbloccabili, quick time event in cui premere tasti in maniera frenetica, un roster gigantesco e tantissime modalità di gioco. E chissà, la scarsa profondità del combat system, per alcuni, potrebbe persino essere un pregio.

Pubblicato il: 07/10/2024

Provato su: PlayStation 5

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5 commenti

Ottima recensione, che pur non invogliandomi alla vendita perché dragon ball non è la mia ip, mi ha invogliato a recuperare quello di demon slayer citato nel testo!

Recensione davvero niente male e ben scritta, da fan accanito di dragon ball non vedo l'ora di mettere le mani sul gioco e di provare qualsiasi personaggio e di lanciare mosse supreme a destra e a manca nonostante alcuni problemi elencati da te in re …Altro... Recensione davvero niente male e ben scritta, da fan accanito di dragon ball non vedo l'ora di mettere le mani sul gioco e di provare qualsiasi personaggio e di lanciare mosse supreme a destra e a manca nonostante alcuni problemi elencati da te in recensione.

Finalmente ci siamo! Dopo 17 anni non sembra vero ma è realtà, si torna in un Budokai Tenkaichi!
È un peccato che la PS2 non contasse le ore giocate perché le ore passate su BT3 sono innumerevoli, siamo a nostalgia centro città ma non mi intere …Altro...
Finalmente ci siamo! Dopo 17 anni non sembra vero ma è realtà, si torna in un Budokai Tenkaichi!
È un peccato che la PS2 non contasse le ore giocate perché le ore passate su BT3 sono innumerevoli, siamo a nostalgia centro città ma non mi interessa, da bambino ho sognato per anni un nuovo Budokai Tenkaichi e finalmente questo sogno si è avverato!

Gran bella recensione! Bellissimo poter vedere il buon Antonello anche qui

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