MEA CULPA
MEA CULPA
MEA MAXIMA CULPA
Pensieri sul DLC di Blasphemous II e sulla situazione in Spagna
Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia, meglio noto come Re Felipe VI di Spagna, non si è forse mai augurato di essere nato basso. Penso, però, che potrebbe essere successo qualche giorno fa, quando è stato duramente contestato da una folla inferocita a Valencia. Un metro e novantasette d’uomo che, suo malgrado, torreggiava per le strade piene di manifestanti urlanti; un bersaglio perfetto per il fango di uomini e donne che hanno perso tutto. La Regina Letizia, imbrattata di terra, è scoppiata in lacrime.
I video sono surreali: si vede avanzare per strada l’alto depositario di un potere ormai fuori tempo, la camicia coperta da un giaccone color marrone scuro. E se secoli fa il corpo sacro del sovrano poteva ancora sembrare la panacea di tutti i mali – capace di canalizzare poteri superiori, di guarire gli infermi, di offrire conforto a chi soffre – ora resta soltanto un uomo che avanza, come tutti, con i piedi impastati nel fango che ha travolto in questi giorni la Spagna, in una via crucis dolorosa che mostra che ormai il re non soltanto è nudo, ma è anche inutile, inerme. Soltanto un uomo troppo alto.
I colori della scena erano gli stessi di un celebre quadro spagnolo: parlo di Una processione di flagellanti, dipinto a olio su tavola prodotto da Francisco de Goya tra il 1812 e il 1819. La parte inferiore del quadro è dominata dal colore marrone della terra calpestata dai penitenti, una sequenza di uomini cattolici vestiti di bianco e con dei curiosi cappelli a punta. Mentre camminano, flagellano le loro schiene in segno di penitenza; alle loro spalle, una statua della Nuestra Señora de la Soledad li osserva dall’alto. Il dipinto è membro di una serie dedicata da Goya alle storture che i liberali – avversati da Re Ferdinando VII di Spagna – volevano riformare: si ha l’impressione che quello ritratto dal pittore sia un rito barbarico, atavico, sorto dalla terra che gli stessi flagellanti calpestano, osservati da una torma di fedeli che – all’occhio contemporaneo – sembrano poter prendere da un momento all’altro un pugno di fango per scagliarlo verso l’osservatore, verso i flagellanti, verso il Re Felipe del futuro. E invece no, sono fermi e muti, a comporre uno sfondo di cui diventano parti confuse e indistinte. Non è ancora giunto, per loro, il tempo di muoversi.
Ci sono casi in cui il contesto è più ingombrante, più importante dell’opera stessa: senza nulla togliere al lavoro di The Game Kitchen, è ciò che è successo al DLC di Blasphemous 2, intitolato Mea Culpa. Per chi non lo sapesse, lo studio di sviluppo ha sede in Spagna, più precisamente a Siviglia. La città capitale dell’Andalusia è una chiara fonte di ispirazione per entrambi i videogiochi metroidvania della serie Blasphemous: il gotico spagnolo, che trova nell’architettura cittadina una delle sue massime espressioni, può essere facilmente rintracciato nell’oscuro tessuto virtuale di Cvstodia, ambientazione delle avventure del Penitente. Penitente che è chiaramente ispirato ai flagellanti di Goya, con il suo elmo metallico a punta e la sua inclinazione inflessibile verso il sacrificio di sé.
Mea Culpa, dicevamo – lo stesso nome della spada usata dal Penitente nel primo capitolo della serie. Spada che fa ritorno in questo DLC e che simboleggia il potere sterminato e crudele del Miracolo, entità divina perversa e dalla volontà insondabile, la cui elsa viene mostrata come copertina del contenuto scaricabile. Ritrae una donna impalata e trasformata in pietra, fondamentale nella complessa lore di Blasphemous. È un gradito ritorno per gli appassionati delle avventure del Penitente, certo, anche se la spada presente in Blasphemous 2, Ruego Al Alba, insieme a un sistema di combattimento rinnovato e arricchito da altre due armi (il gigantesco turibolo Veredicto e il duo di spada e pugnale Sarmiento e Centella), non avevano fatto rimpiangere agli appassionati la pur suggestiva Mea Culpa. Anche lei è dotata di un albero di abilità, proprio come le tre armi del gioco base, ma va detto che si integra nel tessuto dell’opera come una non funzionale sovrapposizione rispetto a Ruego Al Alba, resa sostanzialmente obsoleta da questa spada nuova e vecchia al tempo stesso.
La criticità maggiore del DLC, però, è relativa alla sua stessa struttura. Mea Culpa arricchisce la mappa del gioco base con una serie di nuove porte, alcune delle quali sono accessibili con l’aiuto di un nuovo personaggio non giocante, la misteriosa donna di fango Hilaria. Solo che chi aveva già concluso l’avventura, tenendo da parte un salvataggio precedente rispetto alla battaglia contro il boss finale, con l’intera città di Cvstodia già esplorata – eccomi – si trova nella sgradevole situazione di dover avviare una vera e propria caccia alle nuove aperture visibili sulla mappa di gioco. In altre parole, l’esplorazione non risulta organica e ben inserita nel contesto di Blasphemous 2 – o, per meglio dire, lo sarà soltanto per coloro che non hanno ancora iniziato il gioco. A loro toccherà un’esperienza senz’altro piacevole e interessante, anche perché il DLC include anche una serie di patch al gioco base; per chi aveva già concluso l’avventura del Penitente o comunque si trovava a un buon punto, sarà probabile una certa sensazione di rimpianto verso modalità meno confusionarie di accesso ai contenuti aggiuntivi. Un esempio chiaro, recente, noto a molti: l’accesso al DLC Shadow of the Erdtree in Elden Ring, dotato di una mappa del tutto autonoma rispetto a quella dell’avventura base del Senzaluce.
Mea Culpa può essere completato in circa cinque ore se andrete alla ricerca di ogni segreto, più o meno un quarto della durata complessiva di Blasphemous 2. L’aggiunta è quindi sostanziosa, anche se non sempre le nuove ambientazioni sono all’altezza di quelle della Cvstodia originale. Discorso diverso per i due nuovi boss, che offrono design clamorosi e sfide degne di questo nome agli appassionati; lo stesso vale per le sezioni platform, impreziosite da nuove abilità indirizzate all’esplorazione, non sempre particolarmente originali, ma spesso capaci di fornire momenti sfidanti e ricchi di soddisfazione.Insomma: tornare a Cvstodia è stato confusionario sulle prime, certo, ma alla difficoltà iniziale nel raccapezzarsi in questa mappa riveduta e corretta si è sostituita la meraviglia di riscoprire una città virtuale ricca di nemici spietati e, soprattutto, impreziosita da un immaginario davvero ispirato. Anche perché, con Blasphemous 2, The Game Kitchen ha ampiamente dimostrato di essere un team di sviluppo in umile ascolto del feedback dei giocatori. Senza mai abdicare alla sua visione artistica e di design, certo, ma disponibile a rivedere quanto fatto nel primo Blasphemous per rinnovare l’esperienza di gioco e giungere a un livello senz’altro alto nel genere metroidvania.
Contrariamente a Goya con i suoi Flagellanti, però – e nonostante le parole poco meditate di alcuni commentatori cattolici fin troppo facilmente scandalizzati – The Game Kitchen non sembra aver alcun intento critico nei confronti della religione cattolica. Bisognerebbe fermarsi al titolo del videogioco per crederlo; al contrario, Blasphemous e il suo seguito sono due opere prive di un portato politico paragonabile a quello del quadro di Goya. Anzi: il giocatore, nei panni del Penitente, deve dimostrare la stessa cieca ostinazione dei flagellanti nel morire ancora, ancora, e ancora, il tutto nel contesto di un’architettura talmente maestosa da risultare schiacciante, sminuente, proprio come le cattedrali del gotico spagnolo, e in particolare la Cattedrale di Siviglia, i cui lavori di costruzione furono intrapresi appena quindici anni dopo l’inizio di quelli che portarono all’edificazione del Duomo di Milano. Imprese che oggi appaiono semplicemente impensabili.
Ci resta soltanto l’immagine svilita di un potere un tempo grande, quello della corona spagnola, ricoperto di terra e urla dalla folla, quella stessa folla muta e informe che un tempo assisteva passiva alla processione dei flagellanti, e oggi si china per prendere il fango che l’ha rovinata e lo lancia addosso al re e alla regina, e con questo gesto si prende le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo. E il viso contrito di Re Felipe non può nemmeno esprimere un mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa, perché ormai il potere non è più nelle sue mani. Non è andata meglio al Primo Ministro Pedro Sánchez, colpito alle spalle da un bastone di legno al grido di “Assassini!”, e al vetro posteriore della sua auto, distrutta a colpi di pala e calci. Dopo un’ora di bagno di folla a Valencia, la coppia reale ha annullato la visita a Chiva.
Questa versione contemporanea della processione dei flagellanti era stata evidentemente sufficiente per l’altissimo re.
Pubblicato il: 07/11/2024
Provato su: Nintendo Switch
Il tuo supporto serve per fare in modo che il sito resti senza pubblicità e garantisca un compenso etico ai collaboratori
FinalRound.it © 2022
RoundTwo S.r.l. Partita Iva: 03905980128