TETRIS FOREVER

Digital Eclipse racconta il gioco perfetto per eccellenza

Anche a modificare l’angolazione da cui lo si guarda, Tetris Forever rimane un tributo convincente a uno dei più grandi videogiochi di sempre. O semplicemente al più grande, per quanto mi riguarda. Se lo si interpreta come un documentario, Tetris Forever offre testimonianze inedite e una copertura quasi inattaccabile della materia. A cui poi si aggiunge il bonus di un bel po’ di versioni di Tetris da poter provare tra un capitolo e l’altro. Prendendolo quale raccolta di videogiochi, il pacchetto di Digital Eclipse è rigoroso e include una varietà e una grande profondità di versioni e declinazioni di Tetris. Il tutto, poi, è infiocchettato con interviste e digitalizzazioni di materiale d’epoca mai così copioso e soddisfacente.

La parte più riuscita delle operazioni che ricadono sotto all’etichetta Gold Master Series di Digital Eclipse, è che riescono a mettere assieme lo studio della materia e poi la materia stessa, i videogiochi. Nessuna delle due prevale sull’altra ed entrambe raggiungono livelli di dedizione che è raro trovare in edizioni antologiche dei videogiochi. Anzi, la Gold Master Series di Digital Eclipse riesce in sostanza a dare un senso all’idea stessa di “raccolta antologica” applicata ai videogiochi, finalmente. Ora non resta altro che trovarle una denominazione meno banale e poi iniziare a far girare la voce, fino a imporla come “la Criterion dei videogiochi”, posizione che merita.

A differenza del gioco di cui si occupa, Tetris Forever non è perfetto, pur avvicinandocisi un bel po’. La formula è quella già rodata dalle precedenti uscite nella Gold Master Series (The Making of Karateka e Llamasoft: The Jeff Minter Story), a sua volta sgorgata dall’esperienza di Atari 50: The Anniversary Celebration. In qualsiasi momento è lasciata totale libertà di decidere se accedere a uno dei giochi inclusi nella raccolta o se invece farsi trascinare dal racconto organizzato in capitoli, che racconta e mostra Tetris dai suoi primi giorni fino ai nostri. Dedicandosi alla parte più classicamente riconoscibile come quella del documentario, si viene comunque imboccati con i giochi: serviti nel momento giusto della sequenza cronologica.

Il primo momento scintillante di Tetris Forever arriva quando mette sul piatto una riproduzione della versione originale del gioco, cucita assieme dal russo Alexey Pajitnov sull’unico elaboratore a sua disposizione all’inizio degli anni ’80: un Ėlektronika-60 fornito dal governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il gioco viene “sbloccato” all’interno del primo capitolo del racconto, in cui un allegro Pajitnov del 2024, vestito a tema, ripercorre l’inizio della sua vicenda da programmatore e progettista di videogiochi. Una nota essenziale: le interviste e i filmati d’epoca non sono doppiati, ma tutti i testi sono in italiano, inclusi i sottotitoli (a volte perfezionabili).

La parte più consistente di Tetris Forever è però quella che si allontana da Pajitnov per concentrarsi su Henk Rogers, molto più imprenditore che programmatore (nonostante sia stato l’autore di un oscuro pezzo da novanta della storia dei videogiochi in Giappone: The Black Onyx). Ho scoperto l’intricata vicenda di Tetris circa vent’anni fa, leggendo Game Over, il fondamentale libro di David Sheff dedicato alla storia di Nintendo negli anni Ottanta e nella prima parte dei Novanta. Credo che sia stato Sheff a portare per primo alla luce il racconto delle complicate giornate che videro i rappresentati delle istituzioni russe contrattare con emissari di Nintendo, nel tentativo di mettere a punto la concessione della licenza che avrebbe portato alla pubblicazione della versione più conosciuta, e venduta, di Tetris: quella per il Game Boy del 1989. In mezzo a queste persone, a tenere i fili, c’era Henk Rogers.

Tetris Forever fa molto più che ripetere quello che successe nel caso della licenza concessa a Nintendo, allargando lo sguardo su tutto il castello di carte che sorresse l’arrivo di Tetris in occidente. O meglio: in qualsiasi mercato del pianeta fuori dalla cosiddetta cortina di ferro, dai confini dell’ex Unione Sovietica. Non è un racconto del tutto inedito neanche nelle parti che precedono e seguono la comparsa del Game Boy, ma Tetris Forever e le interviste a Rogers, ma anche ad altri protagonisti dell’epoca tra cui il CEO di Mirrorsoft, che fu di fatto la prima licenziataria di Tetris, mettono ordine e aggiungono carne al fuoco. O tetramini al pozzo.

TUTTI I TETRIS DI TETRIS FOREVER

L’elenco perfetto di tutte le versioni del gioco perfetto incluse in Tetris Forever (con compagni di viaggio e affini).

  • Tetris – 1984 / Electronika 60 
  • Tetris – 1986 / MS-DOS 
  • Igo: Kyū Roban Taikyoku – 1987 / Famicom 
  • Tetris – 1988 / MS-DOS 
  • Tetris – 1988 / Apple II 
  • Tetris – 1988 / Famicom 
  • Hatris – 1990 / Famicom 
  • Tetris 2 + Bombliss – 1990 / Famicom 
  • Hatris – 1991 / Game Boy 
  • Hatris – 1992 / Nintendo Entertainment System 
  • Super Tetris 2 + Bombliss – 1992 / Super Famicom 
  • Tetris Battle Gaiden – 1993 / Super Famicom 
  • Super Tetris 2 + Bombliss Genteiban – 1993 / Super Famicom 
  • Super Tetris 3 – 1994 / Super Famicom 
  • Super Bombliss – 1995 / Game Boy 
  • Super Bombliss – 1995 / Super Famicom 
  • Super Bombliss DX – 1998 / Game Boy 
  • Tetris Time Warp – [inedito]

Prende vita così quello che somiglia più a un mezzo legal drama, che a un documentario sul videogioco Tetris. Qui sta l’imperfezione di Tetris Forever, se lo chiedete a me. Cioè nel concentrarsi principalmente su Tetris come oggetto del contendere di tante parti e poi come IP su cui edificare un paio di regni, tenendo quasi sempre in secondo piano Tetris come videogioco e le intuizioni che portarono alla sua prima concezione e poi alle tante rivisitazioni e ai tentativi di dargli un seguito (molti inclusi in Tetris Forever). Forse è difficile fare altrimenti, un po’ perché il fascino di una storia così complessa e che raccoglie così tanti pezzi di mondo e di umanità, non puoi lasciarla da parte. C’è tutta la faccenda di Pajitnov e del governo russo, poi il commerciante di licenze ungherese che traccia la prima rotta fino al capitalismo sfrenato degli USA, quindi l’intraprendenza spavalda fino al limite di un olandese cresciuto alle Hawaii e deciso a cambiare il mondo dei videogiochi giapponesi.

Forse, ancora, non c’è chissà quanto da dire sul videogioco Tetris, che è di per sé un concetto già ridotto ai minimi termini. Oltre alla parte sulle figure geometriche e sulle suggestioni matematiche, che pure è presente, cosa vuoi dire? Tetris è perfetto perché è un’idea pura, facilissima da cogliere, quasi istintiva: riempi i vuoti, metti ordine, fallo un’altra volta. Quello che però avrei voluto fosse approfondito maggiormente, è tutto lo studio di Pajitnov sui capitoli successivi del gioco, così come di altri che contribuirono alla famiglia di Tetris. Qui si parla di Welltris, che purtroppo manca in formato giocabile, poi si passa ad Hatris, tra gli altri. Di Hatris ho dei ricordi legati alle pubblicità sulle riviste americane all’epoca della sua uscita, così come ricordo di non averci mai giocato. L’ho fatto adesso, grazie a Tetris Forever e mi è piaciuto un bel po’. Ecco, di Hatris si dice davvero molto poco, Pajitnov ci si sofferma per una manciata di secondi e poi si passa oltre.

Mi ha lasciato per qualche minuto interdetto anche il tempo su schermo riservato a Rogers rispetto a chiunque altro, su tutti Pajitnov ovviamente. Ma dopo tutto è la conseguenza logica di aver impostato il racconto di Tetris Forever nel modo appena detto: come IP e prodotto, prima che come videogioco. Questo non toglie molto all’effetto finale di un lavoro che è comunque di livello molto alto. Al lavoro dello studio Area 5, che si è occupato del documentario da 90 minuti, si aggiungono anche i tantissimi contributi video portati dallo stesso Rogers, che mentre raggiungeva la piazza rossa di Mosca cercando di capire a che citofono suonare per farsi aprire dal governo russo, riprendeva il tutto con la sua videocamera. E lo stesso succede quando vola fino a Seattle per contrattare con Nintendo. Non sono da meno le confezioni dei videogiochi riprodotte in 3D, le decine di pagine pubblicitarie ripescate dalle riviste giapponesi o le foto private di Pajitnov nel suo viaggio a Kyoto, in cui strinse le mani degli altissimi papaveri di Nintendo.

Tra le mancanze più dolorose ci sono, e non sorprende proprio nessuno, le versioni firmate da Nintendo di Tetris, quella per NES (successiva alla prima della Bullettin Proof Software dello stesso Rogers), quella per DS del 2006, una delle più riuscite, e naturalmente quella per il Game Boy. È un limite di Tetris Forever, ma possiamo davvero dare qualche colpa a Digital Eclipse in questo caso? La situazione ideale avrebbe visto l’edizione per Switch di Tetris Forever allargare le braccia e includere anche i giochi appena detti, ma sempre all’astiosa e ultra-protettiva Nintendo è spettata l’ultima parola.

Però non fatevi ingannare da queste scheggiature, il gioiello di Tetris Forever rimane scintillante. Il modello della Gold Master Series di Digital Eclipse è quello che serviva da decenni all’intero settore e questa volta è stato applicato a un’esperienza che ha travolto generazioni e ha dimostrato di essere molto più che l’hula hoop dei videogiochi, come ha pensato qualcuno a un certo punto. Comprate Tetris Forever, leggete, guardate, ascoltate e giocate con Tetris Forever. Anche al divertente Tetris Warp, realizzato per l’occasione proprio da Digital Eclipse.

Pubblicato il: 20/11/2024

Provato su: Nintendo Switch

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