ASSASSIN'S CREED

SHADOWS

RECENSIONE

Un’azienda produttrice di videogiochi tenterà sempre di mantenere il massimo controllo sulla riuscita del suo progetto. In alcune situazioni, focalizzandosi in modo particolare sugli aspetti tecnici. Se negli ultimi anni le patch di lancio da diversi gigabyte sono diventate ormai la norma – rendendo talvolta non del tutto “al passo con i tempi” le recensioni della stampa basate su versioni precedenti del gioco – con Assassin’s Creed Shadows, Ubisoft ben sapeva di giocarsi il tutto per tutto. Sono ben note le non esaltanti vicende della compagnia francese, che dal 2023 ha intrapreso una campagna di riduzione dei costi con consistenti tagli al personale e cessazione del supporto di vari progetti in corso (penso, ad esempio, al free-to-play XDefiant). Dopo l’uscita di Star Wars Outlaws a fine agosto 2024, è diventato chiaro che bisognava cambiare passo, e in fretta: l’accoglienza del pubblico e della critica è stata decisamente tiepida, anche a causa di numerose problematiche tecniche che hanno piagato un prodotto che, una volta ripulito, si è dimostrato pieno di buone intuizioni. In ogni caso, le vendite sono state decisamente al di sotto delle aspettative della compagnia – come ammesso dalla stessa Ubisoft – e a inizio settembre 2024 il prezzo delle azioni di Ubisoft ha toccato il livello più basso raggiunto dal 2015.

Ecco che, a volte, ci si trova a dover correre ai ripari mentre fuori dagli uffici il mondo cambia. Assassin’s Creed Shadows non ha mai dormito nel corso dei suoi cinque anni di sviluppo: il grosso del lavoro è stato svolto da Ubisoft Quebec (che ha all’attivo Assassin’s Creed Odyssey e Syndicate) con il supporto di altri studi della compagnia ai quattro angoli del mondo, sparsi nei più vari fusi orari. Belgrado, Bordeaux, Bucharest, Chengdu, Kyiv, Montpellier, Odessa, Osaka, Pune, Shanghai, Singapore, Sofia, Tokyo, con il contributo di alcuni professionisti della sede milanese: è impressionante constatare quanto sia imponente la struttura di questo gigante dello sviluppo videoludico, e quante mani abbiano contribuito a portare alla vita l’avventura di Naoe Fujibayashi e Yasuke. 

Con una pubblicazione inizialmente prevista subito dopo le elezioni statunitensi, il 15 novembre 2024, poi rinviata al 14 febbraio 2025 – espressamente per questioni di polishing del prodotto – e nuovamente spinta fino al 20 marzo, Assassin’s Creed Shadows si è fatto attendere in mesi travagliati, segnati da un passaggio di poteri alla Casa Bianca che ha gettato il mondo nella confusione più totale. E che ha portato alla ribalta, a capo di un dipartimento che trae il nome da un meme di Internet, l’uomo più ricco del mondo, nonché nemico di lunga data di Assassin’s Creed Shadows: Elon Musk.

Spesso dimentichiamo che il contesto in cui un videogioco viene pubblicato può essere interessante tanto quanto il videogioco stesso. In alcuni casi – senza nulla togliere al sudore della fronte dei lavoratori che lo hanno portato sul mercato – addirittura di più. Con il primo trailer di Assassin’s Creed Shadows, uscito il 25 maggio 2024, divenne nota la presenza come co-protagonista del gioco di Yasuke, guerriero africano che, secondo varie fonti dell’epoca, servì nel Giappone dei primi anni Ottanta del Sedicesimo secolo sotto Oda Nobunaga. Apriti cielo. In alcuni post su X (che, ricordiamo, è di sua proprietà), Musk ha criticato la presenza di Yasuke, definendolo “woke” e ha affermato che “Le politiche di diversità e inclusione uccidono l’arte” (nel post originale, “DEI kills art”). Inoltre, l’uomo più ricco del mondo ha definito l’inserimento di Yasuke nell’opera come “offensivo”. Ubisoft non si è fatta intimidire. In un’intervista con Stephen Totilo, Max-Alexis Côté, Executive Producer del franchise, ha risposto così: “A mio parere, ed è triste dirlo, Elon prova semplicemente odio”.

All’epoca, Musk non ricopriva alcun incarico governativo. Facciamo un salto in avanti e arriviamo a fine marzo 2025: Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca; Elon Musk è a capo del Dipartimento dell’Efficienza Governativa (DOGE); ogni mattina ci svegliamo prendendo nervosamente lo smartphone dal comodino, chiedendoci che cosa ha combinato il nuovo inquilino della Casa Bianca mentre noi stavamo dormendo. Nel mezzo dei suoi impegni, Musk trova sempre il tempo per pubblicare decine di post al giorno sul suo account X. Il 25 marzo, ha aspramente criticato uno streamer per aver promosso a pagamento Assassin’s Creed Shadows. “Oggettivamente, sta promuovendo un videogioco terribile soltanto per soldi”, ha affermato. Questa volta, Ubisoft ha deciso di rispondere in via diretta, utilizzando l’account X ufficiale di Assassin’s Creed. La risposta (tagliente) fa riferimento a un recente scandalo a sfondo videoludico che ha coinvolto Elon Musk in prima persona. “È quello che ti ha detto il tipo che gioca con il tuo account di Path of Exile 2?”. Poche ore dopo, il post di Musk aveva totalizzato 23mila like. Quello di Assassin’s Creed 443mila. Secondo la dura legge del like, questo è un uno a zero per la compagnia francese. Palla al centro.

Scrivere questa recensione a qualche settimana di distanza dall’uscita dell’ultimo capitolo della serie Ubisoft mi permette di commentare anche i dati di vendita, che poi sono ciò che realmente interessa la compagnia produttrice, specie in questo snodo difficile della sua lunga storia. Al momento, Assassin’s Creed Shadows è uno dei videogiochi più venduti dell’anno, con una settimana di lancio seconda soltanto a Monster Hunter Wilds per numero di unità piazzate. 

Anche l’accoglienza della critica è stata calorosa. Una piccola curiosità: l’avventura di Naoe e Yasuke si è beccata anche i complimenti di un certo Hideki Kamiya. Con oltre tre milioni di giocatori e un DLC in programma per l’ultima parte dell’anno, sembra che la presenza di due co-protagonisti non proprio adatti all’era Trump – una shinobi donna, Naoe, e un samurai nero, Yasuke – non abbia scoraggiato gli appassionati dal godersi quello che mi pare essere un ottimo esponente di una saga che non provavo interesse a esplorare ormai da anni

Gli aspetti che mi hanno convinta a dedicare decine e decine di ore a giocare (per poi recensire) Assassin’s Creed Shadows sono principalmente due: la sua ambientazione e il suo contesto storico.

Contrariamente a Elon Musk, ho sempre trovato affascinante la storia di Yasuke, giunto in Giappone come servitore del gesuita chietino Alessandro Valignano quando aveva più o meno ventisette anni. 

È il primo uomo africano a comparire nelle cronache storiche giapponesi, checché ne dica qualche omuncolo che dedica troppo tempo a esplorare gli angoli più bui di Reddit. Non conosciamo il suo nome di nascita: fu chiamato Yasuke da Oda Nobunaga stesso, quando entrò al servizio del signore, uno dei grandi protagonisti delle vicende di Assassin’s Creed Shadows. Con buona pace degli scettici, la sua presenza è attestata da una fonte di prima mano: si tratta delle lettere di Luís Fróis, missionario cattolico portoghese che predicava in Giappone in quel periodo e che incontrò di persona signori del calibro di Oda Nobunaga e di Toyotomi Hideyoshi. 

Nell’udienza con Nobunaga del 25 marzo 1581 erano presenti lui, Valignano e Yasuke come attendente: si tratta di uno degli eventi che aprono Assassin’s Creed Shadows, perché è in questa occasione che il team Ubisoft colloca l’entrata di Yasuke a servizio di Nobunaga.

Dopo una mezz’ora introduttiva in compagnia di Yasuke, Shadows ci mette nei panni della co-protagonista Naoe. Contrariamente a quanto avveniva per vari co-protagonisti uomo e donna nella storia della serie, Naoe e Yasuke hanno stili di gioco completamente differenti, e in alcune situazioni legate a missioni primarie e secondarie devono obbligatoriamente essere alternati. Per il resto, siamo liberi di vestire i panni di chi preferiamo, scambiando i due protagonisti nel menu di gioco (con un breve caricamento) o in momenti in cui ci viene chiesto di selezionare uno dei due con un apposito prompt a schermo. È curiosa la scelta di dedicare a Naoe una introduzione decisamente più ampia rispetto a quella riservata a Yasuke: prima di poter vestire nuovamente i panni del samurai, dovremo dedicare circa otto ore di missioni principali all’agile shinobi, impegnata in un percorso di vendetta dallo sviluppo piuttosto tradizionale. L’armata di Oda Nobunaga (che comprende Yasuke) ha distrutto il villaggio di Iga e ucciso varie persone care a Naoe: entrata in possesso della misteriosa lama celata – strumento iconico della Confraternita degli Assassini – la giovane shinobi verrà mossa da un MacGuffin (costituito da un forziere dal contenuto ignoto) custodito del padre di Naoe e rubato nei caotici eventi che seguono l’invasione di Nobunaga. Forse è a causa di questa lunga introduzione, che mi ha permesso di entrare in forte confidenza con i sistemi di gioco legati a Naoe e con il suo stile di gioco incentrato sullo stealth, che anche per il resto dell’avventura ho vestito i panni della shinobi ogni volta che ne ho avuto occasione, rendendola la mia protagonista “di default”. O forse è perché approcciare ogni castello e roccaforte come un labirinto da percorrere – meglio ancora, come un puzzle da risolvere – sfruttando ombre, diversivi, shuriken e salti sui tetti è risultato, almeno per me, più ingaggiante rispetto all’utilizzo della forza bruta nei panni del possente Yasuke.

La trama di Shadows è sviluppata in maniera non lineare. In vari momenti, riviviamo i ricordi di Naoe e Yasuke in intermezzi pienamente giocabili che ci proiettano nel passato e permettono di approfondire le motivazioni e il percorso di vita dei due co-protagonisti. Ho apprezzato moltissimo che queste fasi non fossero una sequenza passiva di cinematiche: mi sono sentita parte attiva del racconto, ingaggiata in maniera diretta negli eventi raccontati. Purtroppo, però, i protagonisti di Assassin’s Creed Shadows soffrono di un problema causato dalla stessa struttura ludica del gioco. Come si comprende bene aprendo la sezione del menu dedicata alle missioni, gli eventi di gioco possono essere affrontati in ordine sparso. È pressoché impossibile che l’esperienza di Shadows venga vissuta allo stesso modo da due giocatori differenti: attraversando il Giappone feudale, si incappa in una serie di eventi e missioni secondarie che arricchiscono ulteriormente il quadro dipinto da Ubisoft e che accentuano lo sviluppo non lineare della trama. Questo vale anche per le missioni principali: per fare un esempio, l’uccisione degli antagonisti per così dire “primari” – un gruppo di individui definiti con il nome di Shinbakufu – non avviene in un ordine prestabilito, e la presenza di un livello consigliato per affrontarli non impedisce al giocatore di decidere di dedicarsi innanzitutto alle missioni secondarie, salire vertiginosamente di livello e soltanto poi uccidere i bersagli principali, a questo punto senza curarsi più del livello consigliato stesso. E ciò crea un problema irrisolvibile per il team di scrittura. Yasuke e Naoe non possono essere sviluppati in maniera lineare, perché non lineare è il modo in cui la storia è raccontata. Il risultato è una piattezza di fondo che imprigiona le personalità dei co-protagonisti, impossibilitati a svilupparsi in maniera significativa – come se gli eventi del gioco non avessero un reale impatto sul loro carattere, sul loro percorso, sul loro legame, peraltro iniziato sotto una stella certo non propizia (come detto, Yasuke è parte dell’armata di Nobunaga che distrugge il villaggio di Naoe) e  introdotto in maniera frettolosa e decisamente poco credibile, senza più creare frizioni nel corso dell’avventura, a parte alcune discussioni sull’opportunità di risparmiare o meno la vita a determinati avversari. Non aiuta un livello di scrittura dei dialoghi e dei personaggi secondari a dir poco discontinuo, a testimonianza del gran numero di persone coinvolte nel progetto e della difficoltà dei coordinatori nel fissare una direzione precisa per il messaggio dell’opera, che – come in numerosi prodotti tripla A – risulta frammentato e spesso contraddittorio, annegato in una mole di contenuti che impedisce a Shadows di trovare un suo centro di gravità, un punto fermo per il suo messaggio. Ed è un peccato che la storia decolli soltanto nelle ore finali, con flashback eccezionali per entrambi i protagonisti (con una menzione d’onore per Yasuke): dato l’ingente numero di ore richiesto per esplorare opere così vaste, è noto che soltanto una percentuale ridotta di giocatori arriva fino ai titoli di coda.

Torniamo alla questione della molteplicità di direzioni, che rileva anche nel gameplay. In questo caso, però – al netto della mia preferenza per Naoe, di cui ho già detto sopra – ho trovato la presenza di due co-protagonisti ben differenziati un valore aggiunto, e non un difetto di Shadows, contrariamente a quanto affermato da parte della critica. Yasuke è focalizzato sul combattimento: nel mio caso, ho deciso di impiegare la naginata come arma primaria, e l’archibugio come secondaria. Le opzioni sono tante e si intrecciano brillantemente nell’albero delle abilità, da sbloccare man mano utilizzando i punti maestria e i punti conoscenza. I primi si accumulano salendo di livello e completando le missioni (sia principali, sia secondarie), mentre si ottengono punti conoscenza completando vari tipi di attività nel mondo aperto, tra cui la raccolta di pergamene nei santuari, la preghiera nei templi o sessioni di meditazione e allenamento. È un sistema semplice ed efficace, che dà ottimi risultati anche con Naoe, inizialmente molto debole nei combattimenti, ma che col tempo riesce a esaltare le sue abilità di shinobi e legarle indissolubilmente con quelle associate alla maestria con i vari tipi di armi. Nell’esplorare le varie armi a disposizione di Naoe, mi sono ben presto trovata a preferire la kusarigama, che favorisce attacchi ad ampio raggio e permette di tenere alla larga i nemici nel caso in cui salti la copertura. Al contrario, katana e tanto (una specie di pugnale) consentono di aggredire un solo nemico alla volta, e questo sfavorisce Naoe nelle primissime battute di gioco, quando risulta particolarmente fragile agli attacchi degli avversari. Ebbene, proseguendo nello sbloccare le varie abilità sono incappata in quella che ha svoltato del tutto il mio percorso di shinobi. È presente nella sezione dedicata proprio alla kusarigama. Naoe guadagna la capacità di assassinare i nemici con un solo colpo, anche a distanza: basta lanciare la catena della kusarigama nella loro direzione e piombare su di loro con un balzo. Ciò mi ha trasformata in un’ombra inarrestabile.

Anche Yasuke ha a disposizione l’opzione dell’assassinio, attivabile su PlayStation 5 con la pressione del grilletto dorsale R1. Il problema è che l’uccisione risulta lenta e chiassosa. Di fatto, giocare nei panni di Yasuke si traduce nel percorrere le roccaforti senza curarsi troppo di rimanere nascosti: il samurai travolge tutto ciò che incontra, prende a calci i nemici facendoli volare per metri e metri, impala gli avversari con la naginata e li impallina a distanza con l’archibugio (se non volete sporcarvi le mani di polvere da sparo, tranquilli: si può usare anche l’arco). Non riesco a trovare un difetto a questa molteplicità di possibilità nell’approccio al gioco: per me, gli stili differenziati di Naoe e Yasuke sono un valore, non un qualcosa che sottrae godibilità all’esperienza. Voglio ribadirlo perché ho notato che questo è stato un aspetto su cui parte della stampa si è molto focalizzata. Yasuke “tradirebbe” lo spirito della serie di Assassin’s Creed, sarebbe un “corpo estraneo” con la sua stazza michelangiolesca e la sua goffaggine nel salire sui tetti. Sono certa, però, che se unica protagonista fosse stata Naoe quella stessa stampa non avrebbe mancato di far leva su espressioni trite e ritrite come “more of the same”, sulla “mancanza di coraggio” dell’operazione ludica di Shadows, sulla “immobilità” della serie. A dimostrazione di una carenza di struttura critica in tanti dei professionisti che si occupano di fare analisi dei prodotti del settore videoludico.

A questo punto torno al punto affrontato all’inizio di questo pezzo: la scelta di Ubisoft di dedicarsi al polishing di Assassin’s Creed Shadows con vari rinvii, disposti non a caso in seguito al deludente lancio di Star Wars Outlaws, tormentato da numerosi problemi tecnici. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Shadows è un’opera inattaccabile sotto questo profilo: i bug sono pochissimi (mi è capitato un paio di volte che la morte di un nemico non fosse registrata dal sistema, con conseguente sua immediata “resurrezione”: e questo è stato tutto), il frame rate risulta stabile su PlayStation 5 anche in modalità Qualità, e il Giappone feudale è una assoluta gioia da vedere. Diversamente dalla sua versione “cinematografica” e romanticizzata offerta da Ghost of Tsushima, la terra del Sol Levante immaginata da Ubisoft ha concretezza, verosimiglianza, una bellezza riconoscibile da chiunque vi abbia messo piede.

E vale il prezzo del biglietto anche solo per passeggiare tranquillamente per le strade di Kyoto, salire sul Kiyomizu-dera senza essere tormentati da una folla di turisti, girare a nuoto nel porto di Osaka. Il tutto è reso più vivido dalla presenza delle stagioni: i fiori di ciliegio sbocciano in primavera; le cicale friniscono chiassosamente in estate; le foglie d’acero arrossiscono come per clamorosa timidezza in autunno; e la neve ammanta le pagode di bianco in inverno.

Dicevo sopra che soltanto una percentuale ridotta di giocatori arriva fino ai titoli di coda di un prodotto tripla A; allo stesso modo, sono certa che soltanto pochi lettori giungono alla chiusura di recensioni lunghe come questa. In cui, come purtroppo spesso accade, agli aspetti di sound design e colonna sonora è riservato un ruolo marginale. A mia parziale discolpa dirò che il contesto in cui Assassin’s Creed Shadows è uscito (e a cui ho dedicato l’apertura del pezzo) è per me prioritario: desidero che sia fonte di riflessione per il maggior numero di persone possibile. Anche le questioni legate alla trama, al suo sviluppo, al gameplay e agli aspetti tecnici sono per me importanti nel dipingere un quadro del prodotto. Ma lo è anche l’audio. E il lavoro svolto dai sound designer di Shadows è clamoroso, ed è godibile soprattutto su PlayStation 5, grazie al feedback aptico del DualSense: si percepisce la delicata vibrazione della pioggia sulla pelle di Naoe e Yasuke, ma anche il rinculo di un archibugio, o il rumore del trotto del proprio cavallo.E poi c’è la commistione di sonorità giapponesi e africane in alcune sezioni legate al personaggio di Yasuke: uno dei connubi musicali più brillanti e originali che io possa ricordare in tempi recenti nel mondo videoludico

Cosa resterà di Assassin’s Creed Shadows? Gli attacchi virulenti di Elon Musk? Due protagonisti, un samurai nero e una donna shinobi, non esattamente graditi all’establishment del Paese più ricco e potente del mondo, giunti in un momento in cui tante aziende fanno una clamorosa marcia indietro nelle loro politiche di diversità e inclusione? Le notizie non confortanti che giungono in merito ai tagli operati da Ubisoft, uno dei giganti dell’industria videoludica, ai danni di tanti suoi dipendenti? Questo, certo, ma anche tanto altro. 

Ad esempio, un quattordicesimo capitolo che dimostra la vitalità di una serie ancora molto amata da milioni di persone in tutto il mondo; la bellezza del Giappone feudale; le note dello shamisen che incontrano le voci tonanti di cantanti afrodiscendenti. Nel clamore di voci che hanno portato Assassin’s Creed Shadows alla vita, nelle migliaia di mani che hanno contribuito all’avventura di Naoe e Yasuke, nelle strade ordinate della Kyoto del Sedicesimo secolo e tra gli alberi delle foreste di questo Giappone virtuale; in tutto questo ho trovato testimonianze delle tante anime di questa industria, degli interessi confliggenti che la amano, delle forze che portano un titano come Shadows a ergersi in piedi e a guardarci dritto negli occhi. Senza la necessità di dare un giudizio, o di affibbiare un numero a un’opera d’arte: semplicemente, dandomi il desiderio di parlare e scrivere di quello che è indubitabilmente un grande successo per Ubisoft, ma che è, soprattutto, un prodotto complesso e composito, non del tutto controllabile nelle sue varie sfaccettature per la sua stessa grandezza, pieno di contraddizioni, punti morti e improvvisi picchi emotivi. 

Un po’ come le nostre vite.

Pubblicato il: 09/04/2025

Provato su: PlayStation 5

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11 commenti

Complimenti per la bella recensione, concordo sulle critiche alle...critiche, trovo intrigante l'idea di avere due protagonosti così diversi. Ci giocherò, prima o poi. Ma volevo comunque commentare per testimoniare che ci sono lettori che arrivano …Altro... Complimenti per la bella recensione, concordo sulle critiche alle...critiche, trovo intrigante l'idea di avere due protagonosti così diversi. Ci giocherò, prima o poi. Ma volevo comunque commentare per testimoniare che ci sono lettori che arrivano in fondo. :) Vi ho scoperti da poco, e ne sono molto contento!

Grazie mille per questa recensione, Giulia... è scritta davvero bene ed è di piacevole lettura, mi sono ritrovato moltissimo nelle tue considerazioni!

È il primo assassin's creed dopo tanto che mi ha preso, in particolare per il contesto, l'esp …Altro...
Grazie mille per questa recensione, Giulia... è scritta davvero bene ed è di piacevole lettura, mi sono ritrovato moltissimo nelle tue considerazioni!

È il primo assassin's creed dopo tanto che mi ha preso, in particolare per il contesto, l'esplorazione, i paesaggi e i suggestivi cambi di stagione. Giocare con Naoe poi è gustoso!
Contento che la serie abbia ritrovato una sua personalità!

Ho un rapporto di amore/odio con l'ultima trilogia di AC, li ho iniziati tutti affascinato dall'ambientazione storica e con il desiderio di immergermi in in quei mondi senza remore ma poi, dopo le prime decine di ore, l'interesse mi è sempre scivola …Altro... Ho un rapporto di amore/odio con l'ultima trilogia di AC, li ho iniziati tutti affascinato dall'ambientazione storica e con il desiderio di immergermi in in quei mondi senza remore ma poi, dopo le prime decine di ore, l'interesse mi è sempre scivolato via fino ad essere distolto da altri giochi ed altre esperienze. Non mi spaventano i giochi vasti o gli open world immensi però gli ultimi tre megalodonti Ubisoft mi avevano lasciato sfinito e con l'amaro in bocca. Questo Shadows però mi attira, vuoi per l'amore sconfinato per il Giappone, vuoi per la sua aurea di ultima spiaggia di Ubisoft e penso che gli darò una possibilità. Forse, come valeva per Outlaws, il modo migliore per giocare questi titoli è controintuitivo: non giocate cercando di visitare ogni tempi shinto, tagliare ogni canna di bambù, espugnare ogni micro fortezza. Vivetevi il mondo proposto dal gigante transalpino come fareste con la vita vera dove esplorate solo una frazione del mondo e incrociate solo una frazione delle vite possibili e lasciate tutto il resto alle vostre vite future ne uscirete più soddisfatti.

PS io sono pronto a far partire il comitato " rivalutiamo Outlaws" che ho trovato un action adventure single player appagante e divertente nel mondo di Star Wars. Basta ignorare il surplus.

Non gioco ad un AC dalla PS3 (1,2,Brotherood,Revelations,3), ma devo dire che questo mi ha riacceso la voglia.
Recensione molto bella, complimenti Giulia

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