SPILLED!
Per diventare una barchetta bisogna vivere su una barchetta
Lo sviluppo e l’evoluzione del disegno in pixel art all’interno della brevissima storia dei videogiochi fiorisce oggi in una stagione di grande vitalità: un controcanto naturale alla tanto temuta e in certi casi manifesta crisi economica del settore. Dico naturale proprio perché la ben più ampia storia dell’arte ci mostra in modo chiaro come picchi di produzione e qualità espressiva si presentino spesso proprio in coincidenza con grandi crisi economiche, culturali o sociali.
L’hai presa alla larga Retro? Metti un po’ il braccio così.
Scusate, deformazione professionale da videobigino.
È l’8 ottobre 2024, c’è lo Steam Next Fest e sono in live a provare una demo via l’altra mentre ho ancora negli occhi quel turbine di stimoli visivi chiamato Tokyo Game Show (e vi assicuro che lì di indie che passano invisibili sotto i radar ce ne sono a cestoni). “Oh ma zio la demo di Spilled! ? Guarda che è robba tua”. Va bene, proviamo. Regola numero uno del boyscout: accetta sempre le caramelle dagli sconosciuti.
In effetti bastarono quei venti minuti per farmi dire “day one” e un altro paio d’ore mercoledì scorso per trascinarmi qui a scrivere di forme, ombre e transizioni dither.
Spilled! di Lente è un brevissimo viaggio, senza possibilità di game over, della durata di poco più di un’ora attraverso una serie di otto stagni collegati tra loro e rovinati dall’inquinamento. A bordo di una barchetta munita di un aspiratore, un cannone d’acqua, una gru di recupero e una sorta di pinza di raccolta dovremo pulire queste piccole aree che gradualmente si trasformeranno in diorami colorati e animati da una ricca flora e fauna marina. La nostra barchetta, alimentata giustamente da pannelli solari, riceverà denaro in cambio di immondizia che il giocatore potrà spendere in vari miglioramenti per semplificare il gameplay rendendolo ancora più rilassante. Musica e grafica si amalgamano e contribuiscono a trasmettere tanto un messaggio ecologico quanto un clima emotivo: pulire e mettere in ordine elimina quella monotona patina torbida che rende miope il nostro sguardo alla cristallina vittoria visiva del variegato mondo sottomarino.
Spilled! è stato interamente sviluppato in due anni da Lente, una ragazza olandese di 24 anni che, indovina un po’, vive proprio su una barchetta in cui ha allestito la propria postazione di lavoro tra adesivi dei Pokemon e una bella collezione di cartucce per il DS.
Il gioco è sviluppato con Unity e Lente si è avvalsa anche dell’aiuto di Starbi per la modellazione della pixel art in 3D. Se da una parte l’imbarcazione protagonista assomiglia proprio a quella su cui vive la sviluppatrice, da un’altra trae probabilmente ispirazione dal Pellikan, il battello ecologico la cui funzione è proprio quella di pulire le acque dall’inquinamento.
La barca non è soltanto l’elemento al centro del gioco e della vita di Lente, ma assume implicitamente una vita propria nel corso del viaggio. Più in generale in modo delicato e cartoonesco alcuni oggetti del gioco appaiono animati da una vita propria. Sulla nostra barchetta, ad esempio, nessun passeggero sale o scende, come del resto nessuna figura umana appare mai nel corso dell’intera breve avventura. Tuttavia sono presenti, in modo a volte anche un po’ straniante, molti disegni che rimandano a una civiltà organizzata, in particolare al suo svago, in una solitudine “viva”.
Mi spiego meglio: sulle coste vediamo tende da trekking, fuochi da campeggio, piste da slalom, casette invitanti e in bel ordine che sembrano essere stati utilizzati pochi secondi prima di mostrarsi ai nostri occhi. È come se la figura umana quasi non meritasse di appartenere all’equilibrio onirico di questa pixel art; un sogno appunto, dal quale a inizio gioco vediamo svegliarsi la nostra protagonista e nel quale la vediamo ritornare alla fine.
A livello grafico le aree maggiormente curate sono i fondali marini. Ognuno degli otto biomi presenta caratteristiche uniche: dal cromatismo generale che suggerisce la stagione, alla ricca fauna ittica che vediamo apparire, come fosse un premio, quando finalmente le acque ritornano cristalline.
Le sfumature di colore che vanno dal celeste al blu notte occupano sempre la gran parte del quadro visivo, contrastando piacevolmente con i colori più caldi o semplicemente statici delle coste. L’uso dei gradienti, delle ombre, in alcuni casi di un’illuminazione particellare e soprattutto delle moltissime animazioni subacquee rendono Spilled! ahimè uno scacco matto per gli amanti della virtual photography; non c’è partita, il gioco dà il meglio di sé quando premiamo play e non in queste tristi immagini statiche.
Attenzione non intendo che dobbiamo per forza azionare i motori a palla per apprezzare la grafica, basta semplicemente rimanere immobili e osservare il concerto cullante di micro variazioni cromatiche a volte vicine al semplice color cycle.
Adesso potrei perdermi e bruciarmi il sonno a mostrarvi una decina di esempi minuti e precisi di come il ritmo visivo sia capace di declinare questo teatro ambientale sommerso e vivo, ma ho imparato, a suon di diottrie perse sui CRT, che non sempre la vivisezione e il catalogo critico valgono più di un singolo esempio scelto con cura.
Lente e Starbi cesellano in particolare un passaggio del gioco: l’arrivo dell’inverno, che non significa semplicemente neve; i disegnatori utilizzano il dithering sulla superficie dell’acqua per rappresentare la formazione di cristalli di ghiaccio. Lo ripeto soprattutto in questo caso: guardate questa transizione dal vivo in movimento per apprezzarne la qualità.
Anzi, vi dico di più, questa è una caratteristica visiva che si perde addirittura osservando un semplice gameplay su Youtube a 1080p e che merita e necessita invece di essere fruita esclusivamente in game. Non a caso per renderla ancora più evidente ho alterato l’istantanea isolando ed esaltando proprio la trama mutevole del disegno dither.
Dai Retro, sei il solito esagerato.
E va bene e allora guardatelo in una reaction di una reaction di un gameplay che su Twitch mio padre comprò.
Anche la scelta di non “inquinare” l’esperienza di gioco con un hud sottolinea come l’opera voglia sempre esaltare la componente audio visiva. Come le differenti musiche presenti nelle aree di gioco scemano le une nelle altre attraverso i rumori degli agenti atmosferici, così i colori stagionali, i differenti livelli di profondità dei suoli marini, tartarughe, pesciolini e grandi cetacei si alternano in modo corale e piacevole.
Il battere della pioggia fa da transizione a una melodia malinconica così come il dither crea un ponte visivo tra il profondo blu omogeneo e il fioccare della neve. Ecco questo è Spilled!, una carezza di un’ora con un conseguente limite naturale: l’eccesiva brevità e l’inesistente rigiocabilità. Ma oggi è proprio questo che cerco dalla vita: per me il rapporto qualità-tempo è sempre più importante del rapporto prezzo-qualità. Ciò che è sicuro, ancora una volta chiamando in causa la storia dell’arte, è la stretta relazione tra risultato e cognizione di causa: spesso per un artista aver vissuto e conoscere in prima persona il contenuto dell’opera contribuisce ad innalzare il valore, la qualità e l’originalità complessiva. Detta facile: per diventare una barchetta bisogna vivere su una barchetta.
Dulcis in fundo mentre giocavo in live è emerso da quell’anonimo collettivo e santo che si chiama chat un bellissimo paragone che mi milito a riportare. Spilled! appare come la versione 2d in pixel art di Loddlenaut (Moon Lagoon, 2023) in cui impersonifichiamo “un custode interstellare inviato a ripulire un pianeta oceanico inquinato” con una grafica 3D low poly colorata e che presenta, anche in questo caso, un’esperienza di breve durata votata alla rilassatezza.
Potete trovare Spilled! su Steam a 5,89€ e, se possedete un setup 21:9, ve lo consiglio a mani basse per apprezzare ancora meglio quanto detto in questa analisi. Il tema ambientale e di sensibilizzazione oltre che evidente nel gameplay è anche supportato concretamente da una piccola donazione, 10 centesimi a copia, a favore del WDC, ente di beneficenza legato alla protezione delle balene e dei delfini.
C’era forse un momento migliore per pubblicare una poesia del genere? Soprattutto alla luce dei provvedimenti politici e linguistici dell’amministrazione Trump delle ultime settimane: dal ritiro degli USA dall’Accordo di Parigi sul Clima al divieto di pronunciare o scrivere anche in ambito accademico parole come “cambiamento climatico”. Non sarà sicuramente un videogioco a salvare il mondo e nemmeno una ragazza che ha abbandonato gli studi per inseguire un sogno ma, nella mia anonima vita, sicuramente un merito Spilled! ce l’ha: avermi preso per mano fino al ritorno alla scrittura di queste parole.
Se Nintendo mai decidesse dopo qualche decennio di tornare, anche fosse solo per un’opera, alla pixel art me la immaginerei esattamente come quella di Lente.
Pubblicato il: 10/04/2025
Provato su: PC Windows
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