THE WATCHER
“Rain World è un qualcosa di esasperante, proprio per quanto speciale avrebbe potuto essere. Ambientazioni meravigliose, animazioni incredibili e meccaniche tanto affascinanti quanto nebulose sono fantastiche in sé e per sé, ma la pura crudeltà con cui il tutto viene presentato al giocatore trascende la sfida fino a diventare una prova indesiderata”
Dalla recensione di Rain World di IGN. Voto: 63
Più o meno un annetto fa, dopo tanta insistenza da parte di numerosi amici che si occupano di critica videoludica – e verso i quali nutro grande stima personale e professionale – mi sono decisa ad abbracciare un fantasma che mi tormentava da tanto tempo. Si chiamava Rain World ed era, a dire di tutti, un videogioco dalla difficoltà assoluta, anche per le appassionate di souls come me. La questione della “difficoltà” di un gioco o di un videogioco è sempre spinosa: in realtà, è impossibile definire cos’è “difficile” o “facile” in maniera generalizzata – dipenderà molto dalla persona che fruisce di un determinato prodotto, dalla sua esperienza, dalle sue particolari abilità e inclinazioni. A livello personale, trovo molto più “difficile” giocare una partita online a Call of Duty piuttosto che addentrarmi nei meandri del DLC di Elden Ring, Shadow of the Erdtree, pur essendo quest’ultimo noto come particolarmente “difficile”. Okay, ho già detto “difficile” troppe volte: adesso smetto. Promesso.
Ah, no, lo devo dire un’altra volta. Perché Rain World ha una caratteristica peculiare, che lo rende forse addirittura unico. Tra i suoi fan, non ne ho trovato neanche uno, neppure nei recessi più bui di Reddit, che si sia addentrato in discorsi ostili verso i nuovi arrivati, con frasi del tipo “Git gud!” – che invece sono un classico ahimé intramontabile per chi giunge a toccare le sponde di videogiochi tosti come quelli appartenenti alla serie Dark Souls, tanto che questa espressione si è tramutata in un vero e proprio meme su Internet. Ecco, nella fanbase di Rain World tutti riconoscono che si tratta di un videogioco “difficile”. E la serie infinita di schiaffi che il mio lumagatto ha preso per decine di ore ne è la prova provata.
Fanno ancora male.
“Alla fine del mio tempo con Rain World, non trovavo più il lumagatto carino o affascinante. Era uno scherzo crudele, un errore che l’intero mondo si impegnava instancabilmente a correggere. Un animale da preda destinato a sciogliersi nelle fauci di un monsone. Forse, con tempo e pazienza, giocatori più determinati di me porteranno a termine questo videogioco. Altre anime gentili troveranno la pazienza per guidare questo anello mancante dell’evoluzione e i suoi simili verso la salvezza. Non fraintendete: questo è un mondo bellissimo. Ma sappiate che è anche spietato”
Dalla recensione di Rain World di GOGconnected. Voto: 60
Ma chi è questo lumagatto? Il lumagatto è un essere animale intelligente che, a dir la verità, siede su una sediolina un po’ traballante nel maestoso ecosistema di Rain World. Il gioco base – uscito nel 2017 – offriva la possibilità di giocare nei panni di tre lumagatti: il Monaco, di colore giallo; il Sopravvissuto, di colore bianco; il Cacciatore, di colore rosso chiaro. In sostanza, questi tre lumagatti offrivano una modalità di gioco facile (il Monaco), con un minor numero di nemici, tutti meno aggressivi rispetto a quelli presenti nella modalità standard, poi la modalità normale (il Sopravvissuto) e quella difficile (il Cacciatore. Oh no, l’ho detto di nuovo!). Onestamente, non riesco a immaginarmi come sia giocare nei panni del Cacciatore, perché già vestire i panni del Sopravvissuto è un’impresa che viaggia in bilico tra l’epico e il tragicomico. Ho causato la morte del mio lumagatto nei modi più disparati: cadendo in baratri senza fondo; perendo tra le fauci di una vorace lucertola; saltando allegramente su quello che credevo essere un palo, e invece no, era una orribile pianta affamata che faceva finta di essere un palo.
A scrivere di queste piante che sembrano pali e invece no, sono peggio di Sweeney Todd e mi scappa quasi da ridere, ma la verità è che Rain World mi ha fatto male, malissimo. L’ho abbandonato per lunghe settimane, per poi tornare nei suoi spazi post-apocalittici come un cagnolino bastonato. Il mio lumagatto è morto in tanti altri modi atroci, mi sono imbestialita, ho mollato tutto di nuovo, e poi ho ripreso in mano Steam Deck. Ancora e ancora. Come una maledizione.
E, tra l’altro, mi sono appena accorta di non avervi ancora spiegato che cos’è Rain World. Ora ci arriviamo.
“L'aspetto unico, l'atmosfera e il mondo di Rain World sono affascinanti, così come alcune delle idee alla base del gameplay insolito. Tuttavia, molte delle sue meccaniche e della sua esecuzione non sono ben realizzate. Se passerete un po’ di tempo con Rain World, scoprirete che lo stupore e la meraviglia iniziali si dissolvono rapidamente nella frustrazione più totale”
Dalla recensione di Rain World di Gamer’s Temple. Voto: 60
Rain World è un videogioco survival-platform sviluppato da Videocult e uscito nel marzo 2017. Giochiamo nei panni di un lumagatto, una creaturina piccina e pure un po’ goffa, a dirla tutta. In molte recensioni online leggerete che il lumagatto è esclusivamente una “preda”. Non è così: chiedetelo alle mosche-pipistrello o alle meduse. Il lumagatto ha fame, e può acchiappare esserini più piccoli e indifesi di lui per papparseli o utilizzarli in vari modi. Provate a lanciare una mosca-pipistrello a una di quelle stramaledette piante-palo e vedete che cosa succede.
Praticamente nulla ci è dato sapere quando iniziamo una nuova partita a Rain World. Dalla cinematica iniziale (completamente muta) intuiamo che il lumagatto è stato separato dalla sua famiglia, e ora si ritrova solo in un mondo post-apocalittico, senza alcuna indicazione su cosa andare e cosa fare. Non resta che tentare faticosamente di andare avanti, constatando pian piano che stiamo attraversando strutture evidentemente costruite in un passato lontano da una qualche forma di civiltà: saranno morti tutti? Sono volati su Marte su razzi costruiti da un multimiliardario megalomane? Stanno osservando cinicamente i nostri sforzi, magari facendosi una bella risata alla nostra ennesima morte per foglia di pianta-palo? Rain World dipana dinanzi a noi un puzzle fatto in larga parte di immagini, flebili intuizioni, e di alcuni eventi eclatanti che hanno scatenato le menti dei più appassionati studiosi della lore del gioco. Basti dire che c’è tanta filosofia buddhista, in questo mondo tormentato dalla pioggia, e che il fascino delle sue trame non è secondo rispetto alle narrazioni ospitate da tanti videogiochi più blasonati.
“Rain World è un platform disordinato e goffo. Un gioco con controlli imprecisi, morti arbitrarie e una ripetizione tediosa. Perché mai dovrei preoccuparmi di capire cosa significano tutti quei piccoli glifi leziosi? Perché dovrei dedicare decine di ore a scoprire cosa potrebbe fare un certo tipo di pianta in una situazione specifica, quando i controlli nemmeno si degnano di essere coerenti?”
Dalla recensione di Rain World di Destructoid. Voto: 50
Ai tempi della sua uscita, Rain World fu massacrato dalla critica. Oggi ha un punteggio pari a 59 su Metacritic. Nel corso degli anni, gli utenti hanno invece mostrato un forte apprezzamento: la media del punteggio assegnato al gioco dai giocatori sulla piattaforma è pari a 85. Trovate alcuni excerpta di recensioni critiche dell’epoca all’interno di questo pezzo. Rain World è un caso eclatante per capire che il sistema della critica videoludica, per come comunemente impostato (basato su tempistiche stringenti per confezionare le recensioni, sull’inseguimento della novità dell’ultimo momento, poi velocemente abbandonata per passare ad altro), è del tutto inadeguato per accogliere e comprendere opere non concepite per offrire un divertimento facile e immediato. Tutt’altro: il preciso intento di Rain World è quello di ospitare il giocatore in un mondo ostile, dove ogni creatura ha le sue caratteristiche e le sue esigenze, e in cui la fame (nostra e altrui) è una bussola che orienta la comprensione, detta l’agenda, impone di tenere un determinato passo e di stare sempre all’erta. La parabola di Rain World è quella di una tardiva santificazione, un processo che lo ha portato a diventare un’opera di culto nel contesto dei videogiochi indie.
Si tratta di un percorso che è stato ravvivato da numerose aggiunte. Nel corso degli anni, Rain World è stato arricchito da mod ed espansioni, tra cui Downpour (nel 2023) e The Watcher, uscita a fine marzo 2025, a otto anni di distanza dall’uscita del gioco originale. Sono stati introdotti nuovi tipi di lumagatti, ma anche una modalità cooperativa e una “safari”, che rimuove l’impellente necessità di sopravvivere in questo mondo ostile e permette di osservare gli ecosistemi e le creature animali e vegetali che li abitano. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare dal titolo, The Watcher non è un contenuto aggiuntivo basato sull’osservazione: il titolo del DLC coincide con il nome di un nuovo lumagatto di colore scuro, gettato nei meandri di un’area completamente nuova, partendo da un misterioso complesso industriale. Ben presto si scopre che questo luogo è assalito da una sorta di marciume, un qualche tipo di corruzione. Sta a noi capire come muoverci e cosa fare, esattamente come avveniva nel gioco base.
“Purtroppo, nonostante la sua estetica gradevole, Rain World è un platform confuso e lento che non è riuscito a darmi alcuna motivazione per ciò che stavo facendo, lasciandomi solo annoiato e confuso”
Dalla recensione di Rain World di God is a Geek. Voto: 40
Cosa posso dire di The Watcher? Che una parola è poco e due sono già troppe. Saggiamente, nessuno tra i miei amici che mi consigliarono caldamente Rain World mi fece degli spoiler di sorta. “Devi giocarlo, mi raccomando” era la formula magica da loro utilizzata per convincermi. Una formula basata su un legame di amicizia e di fiducia. E sono felice che questa magia, con me, abbia funzionato appieno, tanto da tramutare Rain World in un pensiero silenzioso, in un tarlo perennemente alloggiato in un angolo del mio cervello. In questa recensione, ho appositamente deciso di ridurre gli spoiler al minimo per evitare di far sfumare (anche solo in parte) il criptico fascino del mondo della pioggia per eventuali nuovi arrivati. Aggiungo soltanto che Rain World è uno splendore su Steam Deck; che la sua gestione in tempo reale della fisica degli elementi a schermo è una meraviglia tecnica assoluta, da esplorare nella talk tenuta durante l’edizione 2016 della Game Developers Conference degli animatori Joar Jakobsson e James Therrien; che pochi mondi virtuali riescono a risultare coerenti e avvolgenti come questo, anche dal punto di vista del sound design. Ma è l’integrazione di tutto questo a rendere Rain World speciale.
E potrete scoprirlo soltanto giocando.
Potreste però scoprire che Rain World non fa per voi. Che è un oggetto videoludico talmente alieno e respingente da generare una rabbia che impedisce a quel verme invisibile di entrare nel vostro cervello. Mi piacerebbe chiedere ai critici che hanno demolito Rain World all’uscita se sono poi tornati sui loro passi: è probabile che la risposta sia che qualcuno riscriverebbe da capo la sua recensione, e qualcuno no. In ogni caso, penso sia normalissimo cambiare idea nel corso degli anni. Di sicuro, essere costretti a giocare nei panni di un esserino pressoché inerme nel più ampio contesto di un mondo pieno di creature predatrici e ostili è un esperimento utilissimo, forse necessario, per decostruire l’idea ristretta che taluni hanno del gioco in generale e del videogioco in particolare, visto come una fantasia di potenza. Anche in videogiochi tosti: la parabola del non morto di Dark Souls, destinato a diventare sempre più potente e sconfiggere i signori più forti di Lordran, è un esempio molto chiaro. In Rain World, il lumagatto resta sempre un lumagatto. Ma quel lumagatto mi ha cambiata per sempre.
E allora, cara lettrice, caro lettore, nella speranza di aver guadagnato la tua fiducia, lascia che oggi sia io la tua amica, e permettimi di sussurrarti in maniera complice e un po’ sorniona: “Devi giocarlo, mi raccomando”. Fammi sapere come andrà. E occhio alle piante-palo, perché quando vai di fretta è un casino e ti dimentichi che si mangiano il lumagatto.
Mi raccomando.
Pubblicato il: 11/04/2025
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